giovedì 27 ottobre 2016

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: NOTE A MARGINE DEL CONVEGNO DEI SINDACI DI CENTRODESTRA


Il convegno che ha visto la partecipazione a Castiglion Fiorentino di un nutrito gruppo di Sindaci e denominato “la linea del cambiamento”, merita un’attenta riflessione.
La politica non può essere solo spettacolo e dunque questa iniziativa merita più di un paio di battute.
Intanto è necessario fare chiarezza. Al raduno castiglionese sono intervenuti amministratori che, al di là dei nomi variopinti con i quali si sono presentati alle elezioni, hanno un unico “comun denominatore” appartengono tutti all’area del centrodestra. Per cui, più che “la linea del cambiamento”, il convegno avrebbe dovuto chiamarsi la “linea del cambiamento di data” perché abbiamo assistito ad un ritorno indietro di qualche anno, al tempo del berlusconismo trionfante ed alla ascesa dei suoi rappresentanti. 

Visti alcuni nomi, compreso quello del sindaco di Castiglion Fiorentino non si può certo parlare di facce nuove. E questo è un fatto innegabile che fa gettare la maschera a chi, come Agnelli, continua presentarsi come campione del “civismo” e del rinnovamento, nonostante i diciotto anni e più passati in Consiglio Comunale.
La novità però c’è ed è forte, ed è rappresentata dal fatto che in tempi di crisi della politica, liste di centrodestra riescono a conquistare città e paesi fino ad oggi governati dal centrosinistra.
E se il centrodestra vince in tanti comuni, come accaduto recentemente in provincia di Arezzo, una ragione deve pur esserci.

mercoledì 26 ottobre 2016

DOPO LE PROVINCIE LE REGIONI. ALLA FINE NE RIMARRÀ' UNO SOLO

Il referendum del 4 dicembre non riguarda solo la riforma del senato, anche se il grosso della discussione sembra concentrato solo su quel punto. La sterzata, che qualcuno ha voluto dare alla campagna referendaria, per acchiappare voti, è, infatti, mirata ai costi della politica e indubbiamente la riduzione dei senatori porta a un contenimento della spesa. Però limitare il senso di una riforma costituzionale solo a una questione di soldi è pericoloso perché, che come dimostrano recenti proposte di legge, un obbiettivo analogo e forse più consistente, si potrebbe raggiungere modulando, a livelli europei, gli emolumenti dei parlamentari. Però su questo punto gli sforbiciatoci delle spese della politica fanno “melina” mostrando come, alla fine, la questione del risparmio sta in secondo piano rispetto agli obbiettivi politici.

Ma in pentola non c’è solo la riforma del senato, c’è un altro aspetto altrettanto interessante relativo alla revisione delle competenze regionali. Un passaggio che passa sotto silenzio ma che mette in un angolo lunghi anni di discussione sul regionalismo, sul decentramento e registra un cambio di rotta rispetto a tante battaglie che avevano visto impegnato le forze politiche.  
La riforma Boschi “de facto” riaccentra le competenze a favore dello Stato a scapito delle regioni. Secondo i sostenitori della riforma questa modifica si rende necessaria per evitare duplicazioni e superare l’enorme contenzioso apertosi alla Corte Costituzionale.

martedì 25 ottobre 2016

CASTIGLIONI: SERRISTORI E CASTIGLIONI INNOVA LE PAROLE POST PROFETICHE DELLA RAGGI

In una recente intervista Virginia Raggi ha pronunciato una frase illuminante. Secondo la sindaca di Roma “Il pubblico funziona male se viene messo in condizione di funzionare male. (…) Bisognerebbe chiedersi come mai nel tempo Ama e Atac (le due più importanti municipalizzate che si occupano di trasporti e rifiuti) che dovevano essere due società modello, sono state abbandonate. Forse perché c’era la volontà di far vedere che il pubblico non era in grado di gestire per poi far subentrare i privati (…).”

“Niente di nuovo sotto il sole” direbbe il vecchio saggio. Questi giochi di prestigio sono pane quotidiano per una certa finanza spregiudicata. Quello che però ci ha acceso una lampadina in testa è l’analogia con certi comportamenti in sede locale.
Prendiamo le due partecipate del comune di Castiglion Fiorentino, Ente Serristori e Castiglioni Innova. Che cosa è accaduto in questi ultimi due anni?

lunedì 24 ottobre 2016

LA VITA VERA NON SI FERMA E QUALCOSA SI PUÒ' ANCORA FARE

Il referendum somiglia a uno di quei giganteschi carri armati che spianano tutto quello che trovavano davanti, allo stesso modo il dibattito sul quesito referendario schiaccia ogni altra notizia.
Non è un bene che sia così. Perché la vita delle persone (la vita vera) non si ferma e non riparte grazie alla riforma della Costituzione.
Alla gente normale interessa la tranquillità, il lavoro, la qualità del tempo libero, la possibilità di essere curati, il futuro dei propri figli. Purtroppo ognuno di questi aspetti sembra oggi congelato, in attesa della fatidica data del 4 dicembre. Invece non è così, in particolare l’economia è un animale strano, che si muove, anche quando sembra fermo, e nel suo agitarsi mostra numeri preoccupanti.

Diminuiscono le assunzioni, in particolare quelle a tempo indeterminato, e aumentano i licenziamenti. E non lo dice un sindacalista malevolo ma i dati dell’INPS. I licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato sono passati, infatti, dai 290.656 del 2015 a 304.437, con un aumento del 4,7 per cento.
Nei primi 8 mesi del 2016 le assunzioni a tempo indeterminato sono state 805.168, con un calo del 32,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. E si conferma il massiccio utilizzo dei voucher, quelli da 10 euro, venduti fino ad agosto arrivano a 96,6 milioni, con un aumento del 35,9% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Insomma l’occupazione stabile è in crisi e aumentano le forme di precariato.

venerdì 21 ottobre 2016

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: I MUSEI DI CASTIGLIONI SCOPPIANO DI SALUTE?

Abbiamo letto con grande soddisfazione i dati sulle presenze museali che il Direttore Scientifico del Museo Castiglionese, dottoressa Menci Stella, ha consegnato ai giornali.
Sono dati strabilianti che, se confermati, testimonierebbero una impresa eccezionale dei musei castiglionesi
Secondo quanto riportato nell’articolo, alla data del 30 settembre, i visitatori sarebbero stati 9000 contro i 2500 dell’anno precedente, con un incremento del 360%.
Risultato ancor più straordinario se si considera che, nel periodo da gennaio a settembre, ci sono momenti di stanca. E’ un record che polverizza i dati nazionali che segnalano, tanto per fare qualche esempio, un  +6 % al Colosseo, un +12% a Pompei , un + 16% alla Reggia di Caserta, un + 2% agli Uffizi. 

C’è solo un piccolo problema, la cifra di 9.000 visitatori non è riscontrabile, per il semplice motivo che, avendo l’amministrazione scelto la strada della gratuità degli ingressi, non c’è un documento ufficiale che attesti questi dati.

QUATTRO COSE QUATTRO DA CHIEDERE AI NOSTRI AMMINISTRATORI

“Trasparenza” è stato il grido di battaglia con cui tanti nuovi sindaci hanno vinto le ultime elezioni amministrative. La loro furia moralizzatrice era così grande, così convinta, così urlata da far sembrare  che i comuni, del nostro bel paese, fossero tutti piombati in un medioevo gotico, piene di nebbie e trabocchetti.  Però, una volta insediati, quasi tutti hanno mandato affanculo la trasparenza, limitandosi a quello che la legge prevede. Per esempio la pubblicazione degli atti on-line.  Un brodino caldo a confronto di quello che succede in certi comuni.

Inoltre gli atti sono scritti in maniera tale che la gente normale fa fatica a raccapezzarsi e qualche volta  sono così fuorvianti che, per cercare qualcosa, ci vuole il cane da tartufo. 
Eppure tre o quattro cose si potrebbero fare da subito, ma la maggior parte dei nostri bravi amministratori  si guarda bene dal farle, dimenticandosi  degli impegni che si erano presi con i cittadini in campagna elettorale. Ma si sa le campagne elettorali sono ormai una commedia dell’arte dove prevalgono i buffoni, gli arlecchini, i pulcinella con tutto il codazzo di leccaculo e ruffiani.
Comunque anche dalle opposizioni (destra e sinistra pari son) non ci pare che arrivino grandi spinte in questo senso. Eppure le cose da chiedere non sono così complicate.
Vediamo un po’ cosa si potrebbe domandare a un sindaco, a un assessore o un presidente di una partecipata per aumentare il livello di trasparenza.

giovedì 20 ottobre 2016

NUOVI AMMINISTRATORI E VECCHIE NEBBIE

E’ stato recentemente dato alle stampe un saggio intitolato “Tangentopoli nera. Malaffare, corruzione e ricatti all'ombra del fascismo nelle carte segrete di Mussolini”.
Il libro, com'era prevedibile, ha suscitato un vespaio perché da parte di alcuni si è subito detto che il fascismo sarà stato pure un regime autoritario, ma nessuno rubava. Francamente a noi non interessa un accidente se, anche nel ventennio, ci fossero dei corrotti, i corrotti ci sono sempre stati, a ogni latitudine.
La cosa interessante è invece l’attualità di alcuni capitoli. Prendiamo la parte in cui gli autori parlano della situazione di Milano.
Sotto la protezione di Arnaldo Mussolini, fratello del duce, un gruppo di potere mise le mani sulla città. Tra loro si distingueva il federale Mario Giampaoli, un tale Roberto Rossi, che faceva da addetto stampa e il podestà Roberto Belloni.
Le caratteristiche di questi soggetti sono indicative, quasi paradigmatiche e richiamano personaggi della nostra epoca.
Il Federale, innanzi alla marcia su Roma, era un poveraccio. Dal momento in cui diventò capo del partito a Milano gli organi di polizia, segnalarono un’impennata delle sue fortune economiche. In sostanza prima di assumere la carica era nullatenente poi si trasformò in un agiato alto borghese. Per di più amava circondarsi di una cricca che, come dicono i rapporti era “composta da ladri, bari di professione, cocainomani, ricattatori e tenutari di bordelli”.
Il Rossi invece era proprio un malavitoso, indagato per una rapina, però da quando diventò addetto stampa si concesse una vita lussuosa, fatta di macchine sportive, ville e un notevole conto in banca. In quanto al podestà era un impiegato. Appena nominato, fece ottenere al suo datore di lavoro la carica di Senatore in cambio del ritiro di una denuncia a suo carico per ammanchi nelle casse della ditta. Non contento approfittò del ruolo pubblico per intessere una vasta rete di affari.

C’è chi dice che rinvangare il passato non serve, non siamo per niente d’accordo. La storia non sarà maestra di vita, giacché nonostante tutto si continuano a ripetere gli errori, però qualcosa ci può insegnare.
Per prevenire basterebbe poco: ad esempio perchè coloro che sono chiamati a ricoprire incarichi istituzionali o politici non rendono pubblica, al momento dell’insediamento,  la propria dichiarazione dei redditi? In seguito sarebbe interessante confrontarla con quelle degli anni successivi. Siamo convinti che ne vedremmo delle belle anche dalle nostre parti.

martedì 18 ottobre 2016

DAGLI USA ALLE "CHIANE" RICETTE A CONFRONTO

Il presidente degli USA indica come risposta ai populismi una politica economica che «riduca le diseguaglianze, aumenti i salari, investa nell'istruzione».
Ecco una buona base di partenza per una seria, e sottolineamo seria, piattaforma politica del  centrosinistra. Purtroppo in questa direzione vediamo solo segnali di fumo. La riduzione delle disuguaglianze presuppone infatti una redistribuzione del reddito (che non è solo legato alle retribuzioni ma anche a servizi efficienti, a un fisco giusto e a quant'altro serve per smussare le ripide scale dell’economia di mercato). Redistribuzione che oggi appare una chimera.
Il punto vero però , tornando alle strategie degli Stati Uniti, è che in quel paese si sono fatte delle scelte precise.

Con  una forte manovra di investimenti pubblici hanno stimolato l’economia, salvato interi comparti industriali, stabilizzato le banche, creato nuove infrastrutture, sostenuto le piccole imprese, aiutato le famiglie. I risultati confermano la bontà di queste decisioni. “Le imprese americane hanno creato oltre 15 milioni di nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è stato dimezzato. I lavoratori hanno visto aumentare le retribuzioni e i tassi di povertà sono diminuiti”.
Insomma sembra che, per certi aspetti, gli USA siano più “socialisti” della vecchia Europa, prigioniera dei rigidi paletti imposti da una pletora di tecnocrati senz'anima.

lunedì 17 ottobre 2016

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: SVENDITA DEI BOSCHI DEL SERRISTORI


Da parte di qualche faccia di bronzo, si continua a sostenere che la svendita del patrimonio del Serristori sia stata un affarone per l’Ente e per i castiglionesi. Noi continuiamo a sostenere che il business l’ha fatto chi ha comprato.
Invece di sparare stupidaggini il presidente del Serristori dovrebbe chiarire se dentro le vendite erano ricompresi o meno i volumi delle vecchie case, in questo caso l’affare per l’acquirente sarebbe doppio.
Una voce diffusa ad arte racconta che il compratore, con quest’acquisto,  avrebbe fatto un favore alla nostra comunità. Noi non abbiamo mai visto un imprenditore che butta i soldi dalla finestra ed infatti le notizie che abbiamo raccolto dicono esattamente il contrario.

Guarda caso una delle nuove tendenze dell’economia è di capitalizzare in boschi e foreste. Molti investitori stanno collocando i propri denari in fondi che comprano e gestiscono aree boschive che, nel medio periodo, si dimostrano un’ottima forma di guadagno.
Se questa è la situazione chi è che ha auto l’occhio lungo?
Il presidente dell’Ente che liquida a prezzo di realizzo un patrimonio o l’imprenditore intelligente che guarda avanti e coglie al volo l’affare?

venerdì 14 ottobre 2016

CENTINAIA DI LAVORATORI AL NERO NEL CHIANTI E IN VALDICHIANA?

La notizia può anche darsi che non scandalizzi nessuno, immaginiamo già qualche commento del tipo “così va il mondo”.
A noi invece ha fatto un po’ impressione sapere che nella “civilissima” Toscana centinaia di stranieri sono reclutati dai caporali per lavorare nei vigneti del Chianti in condizioni durissime.
Ovviamente non si tratta d’inglesi, da sempre appassionati del “Chiantishire”, oppure di scandinavi bensì di profughi pakistani e africani. Rifugiati, richiedenti asilo e anche clandestini. Tanto per capirci si tratta dei più bisognosi, quei “musi neri” che qualcuno vedrebbe bene a far da pasto per i pesci, gli stessi che sono oggetto di vomitevoli dispute politiche dove si dimentica che quella gente non sono alieni, con le squame al posto della pelle, ma uomini e donne con lo stesso nostro sangue, tanto uguale che potrebbero fare i donatori e nessuno si accorgerebbe della differenza.

Queste situazioni sono il riflesso vivente delle nostre ipocrisie dove, per uno strano gioco di specchi, la stessa persona è al tempo stesso sfruttatore di manodopera clandestina, seguace arrabbiato dei movimenti antimmigrazione e lettore del vangelo in Chiesa. Un guazzabuglio di personalità che farebbe impallidire qualunque psichiatra. Ma qui le distorsioni della mente c’entrano poco, c’entra invece il “borsello” e di fronte al “dio denaro” tutti piegano la testa.

giovedì 13 ottobre 2016

PORNOGRAFIA POLITICA E IMMIGRAZIONE. UN BINOMIO INSCINDIBILE

In Italia esiste un milione di figli d’immigrati nati o cresciuti qui che sono italiani in tutto, tranne che nei documenti. Recentemente è partita una campagna sbocciata con lo slogan “non siamo numeri, ma persone”.  
Quella della cittadinanza è una battaglia di civiltà che vale per tantissimi ragazzi e ragazze che sono venuti al mondo qua, parlano la nostra lingua, seguono nella maggior parte le nostre mode, hanno le stesse aspirazioni degli italiani. Perché negargli questo diritto?
Certo devono anche sottostare alle nostre leggi e non pretendere, in nome di vecchie tradizioni, di esser qualcosa d’altro rispetto alla società che li ha accolti. In questo senso gli esempi che arrivano dall'estero non sono positivi e dovremo farne tesoro. Non possiamo permetterci le banlieue francesi, oppure avere quartieri dove prospera l’estremismo come a Molenbeek. Sia chiaro, qui non stiamo parlando di immigrati che arrivano con i barconi, ma di bambini e giovani cresciuti nelle nostre scuole e per le nostre strade.

Però, anche rispetto agli immigrati o migranti o chiamateli come cavolo vi pare occorre fare chiarezza, senza demagogia e dicendo pane al pane e vino al vino.
La verità è che siamo difronte a un’emergenza non controllabile, l’Italia, se qualcuno sa un po’ di geografia, è una penisola lunga e stretta protesa nel mare Mediterraneo e per il nostro meridione le coste africane sono più vicine del Brennero.  
In questo momento la gente scappa dal Medioriente e dal Nord Africa, non dal Polo Nord o dalla Siberia.
Certo è facile per Austriaci, Inglesi, Ungheresi, tirare su dei muri, per noi è materialmente impossibile.
Da qui in avanti occorre chiedersi quali soluzioni adottare.
Prendere a cannonate le barche? E’ una possibilità, che però nessuno, nemmeno i governi di destra, ha avuto il coraggio di applicare. Si potrebbe intervenire sui porti d’imbarco, ma per quest’operazione occorrerebbe mandare sulle coste della Libia o della Tunisia i nostri soldati. Abbiamo il coraggio di farlo?
Bisogna dunque arrendersi? No, bisogna curare di più lo sviluppo di certi paesi, occorre smetterla di sostenere guerre e guerricciole che servono agli interessi delle multinazionali, bisogna intervenire radicalmente contro chi delinque e non rispetta la nostra storia e le nostre tradizioni.
Per questo pur comprendendone le ragioni degli amministratori locali, non si può, infatti, scaricare sui comuni il peso dell’emergenza, proviamo una repulsione nei confronti di chi, di questa vicenda, fa pornografia politica.

Referendum: La polemica tra Scalfari e Zagrebelsky

La polemica tra Scalfari e Zagrebelsky che verte sull’uso proprio o improprio del termine “oligarchia” e sulla declinazione in senso ampio o stretto del termine democrazia, rischia di essere l’ennesima disputa nominalistica, da parte di autorevoli rappresentati di quel mondo progressista decadente che ritiene che le verità dei filosofi possano, come per magia, illuminare le menti e aprire i cuori.

Oggi purtroppo non funziona così, sarebbe come pensare che i filosofi neoplatonici, in virtù dei loro insegnamenti, avessero potuto fermare le invasioni barbariche.
Purtroppo (o per fortuna) non è avvenuto, i barbari portavano ben altri argomenti. Oggi la situazione vede forme di nuova barbarie esplodere all’interno dell’impero, mentre dall’esterno i confini sono minacciati da migrazioni inarrestabili e da un’economia che non conosce più i limiti nazionali. Insomma la disputa tra Scalfari e Zagrebelsky assume la sostanza di quello che secondo Tito Livio dissero gli ambasciatori di Sagunto: “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata” .  
La posta in gioco in questo referendum non è filosofica ma pratica, dopo il 4 dicembre, almeno per il nostro paese, non tutto sarà uguale.  



Arezzo: UN FONDO PER LE GIOVANI IMPRESE

Premesso che un paese che non favorisce le imprese è un paese destinato a morire; premesso che le imprese di solito portano novità, inventiva, fantasia; premesso che il mondo dell’impresa può offrire uno sbocco occupazionale; premesso che è necessario non farsi ingannare dai numeri, con tutto il rispetto aprire cento bar e un milione di tavole calde non cambia la qualità dell’economia. Premesso tutto questo, l’Italia è sclerotizzata.
Quello che cambia il senso di marcia in un paese sono le imprese innovative, quelle che cavalcano l’onda del cambiamento e sono in grado di creare, per germinazione, posti di lavoro e idee sempre fresche.

Le ragioni per cui fare impresa in Italia è una “fatica titanica” sono molteplici.

martedì 11 ottobre 2016

REFERENDUM: UN BRUTTO MANIFESTO CHE LA DICE LUNGA

La contesa #referendaria sta assumendo sempre più i contorni di una disputa tra guelfi e ghibellini, dove non conta il merito delle ragioni (ce ne sono di buone da una parte e dall'altra) ma vale solo l’appartenenza, il tifo, la ricerca di smontare le argomentazioni dell’avversario forzando la mano di una propaganda becera e senza costrutto.
Così come non è accettabile, da parte del fronte del NO, utilizzare lo strumento referendario per disarcionare #Renzi è altrettanto disdicevole che il SI faccia gorgogliare la pancia degli elettori con una campagna demagogica.

Non ha senso, per esempio, agitare lo spettro di una #recessione qualora dovessero prevalere i contrari alla riforma. Purtroppo la crisi economica divora ricchezza e posti di lavoro da parecchi anni e, stante la globalizzazione, crediamo proprio che ai cinesi, agli indiani o ai nord americani della riforma costituzionale italiana non gliene freghi proprio niente. I tanto evocati mercati guardano a ben altre cose: all'indice di produttività, alla scarsa propensione all'innovazione, alla fuga dei cervelli, alla lentezza della giustizia amministrativa, non certo alla trasformazione del #senato in camera delle autonomie oppure alla scomparsa del CNEL con annessi e connessi.
Ma quello che ferisce di più nella propaganda del Si è l’utilizzo, senza cautele, dell’antipolitica. E’ come sciogliere un mastino idrofobo per poi accorgersi che morde la mano del padrone.
Quando appaiono manifesti con su scritto “Cara Italia, vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un SI”, siamo quasi a un punto di non ritorno.

venerdì 7 ottobre 2016

CASTIGLION FIORENTINO. CASE INCAGLIATE E CASE ABBANDONATE DA UTILIZZARE

Nella nuova legge di bilancio, al netto delle polemiche sulla crescita del PIL, ci sono alcuni interventi che meriterebbero maggiore attenzione.  
In particolare ce n’è uno che rappresenta una bella novità: dare in affitto alle fasce sociali più deboli i 22 mila appartenenti “incagliati”, lasciati in garanzia alle banche da imprese edili fallite o che non possono saldare i crediti. Ancora è da definire l’entità del Fondo di garanzia che la Cassa depositi e prestiti dovrebbe aprire a copertura degli istituti, nel caso in cui gli eventuali inquilini non dovessero pagare l’affitto, però una volta sbloccato quest’aspetto l’operazione potrebbe partire.

Questa proposta ci ha fatto accendere una lampadina su come si potrebbe intervenire, riguardo all'emergenza abitativa e alla riqualificazione del patrimonio edilizio nel territorio castiglionese.
Anche da noi non mancano esempi (per esempio lungo la SR 71 o a Manciano) di case non finite, abbandonate a metà, che stanno andando verso un lento degrado.

AREZZO UNA ECONOMIA IN CRISI E CHE SI FA?

In giro ci sono strani personaggi che, secondo i dati statistici del giorno, degli sponsor o degli inserzionisti s’inventano improbabili riprese dell’economia locale, oppure, di converso, parlano di crisi senza fine.
Anche stavolta assistiamo a questa pantomima. Fino a qualche mese fa l’economia aretina sembrava aver ripreso a tirare come una locomotiva, oggi, invece, siamo di nuovo sull'orlo del baratro.
In effetti, gli ultimi dati che arrivano dagli istituti di ricerca non inducono all'ottimismo. I numeri sono impietosi per la provincia di Arezzo e in parte anche per la Toscana.
La Toscana si colloca, infatti, in una fascia mediana rispetto al PIL nazionale con un +0.8, mezzo punto in più delle regioni del sud ma con tre decimali in meno rispetto alle aree geografiche più dinamiche.

Purtroppo la nostra regione, nonostante le sue enormi potenzialità, che vanno dal manifatturiero d’eccellenza al turismo, sembra impaludata, prigioniera della sua bellezza, soffocata dalla burocrazia e destinata, se non cambia marcia, a specchiarsi solo su se stessa.
Ma l’argomento che ci interessa di più è quello che riguarda la provincia di Arezzo.

martedì 4 ottobre 2016

VALDICHIANA E AREE DI CRISI NON COMPLESSA. E' UNA OPPORTUNITÀ' DA COGLIERE

E’ fuor di dubbio che una parte della Valdichiana soffra da tempo di una crisi del manifatturiero piuttosto grave. Basta pensare alle caduta dell’occupazione in alcune grandi imprese (Cantarelli e Sadam tra tutte), alla contrazione del settore delle piccole e medie imprese, a cui si aggiungono le difficoltà che incontrano le ditte legate al settore edile. Il quadro è fosco anche se, dobbiamo dirlo, non tutto il futuro appare incerto.  
Per esempio assistiamo, con piacere, al consolidamento, su mercati emergenti, di imprese storiche ed all'arrivo di nuovi investitori. Per esempio le notizie che arrivano da Lucignano portano una ventata di ottimismo. Il nuovo stabilimento della SVI entrerà presto a regime con circa 75 dipendenti. Per non parlare del progetto Diakont, sempre a Lucignano, che prospetta quasi 300 nuove assunzioni.

La stessa dinamicità non la ritroviamo in altre parti della Valdichiana, complice una congiuntura che ha visto morire aziende importanti per il nostro territorio.
E’ dunque una cosa buona  che la Regione Toscana abbia deciso di individuare i territori di  Cortona e Castiglion Fiorentino come "aree di crisi non complessa", aree che attendono per essere definitivamente fissate il decreto del ministero dello sviluppo economico.
L’obbiettivo come dice la legge è abbastanza chiaro “rilanciare le aree colpite da crisi industriale attraverso la valorizzazione della vitalità imprenditoriale e delle potenzialità dei singoli territori”.

lunedì 3 ottobre 2016

IL TURISMO E' UNA INDUSTRIA E NON UNA MEDAGLIA

Per l'Italia, e aggiungiamo noi per la Toscana, il turismo è sempre stato fonte di ricchezza. Recentemente sono stati registrati risultati molto positivi per quanto riguarda la stagione estiva. Questo incremento di presenze, come dicono esperti del settore, è dovuto in gran parte  a fattori esterni che  hanno portato molti italiani a fare le vacanze dentro i confini nazionali e hanno dirottato nel nostro paese turisti stranieri, sottraendoli ad altre destinazioni ritenute pericolose.

Per questo appaiono fuori scala gli strombazzamenti sull'aumento del turismo in sede locale. Incremento dovuto, secondo alcuni cointeressati cantori, a politiche di promozione territoriale di cui, in verità, non s’è accorto nessuno.
Discorso ben più serio è come consolidare questo flusso positivo quando domani le coste del Mediterraneo torneranno a essere appetibili e gli italiani decideranno di riaffollare le spiagge della Spagna, della Grecia o della Croazia.

Riceviamo e pubblichiamo: LO SCUOLABUS DONATO A ZAPPONETA …..E' UN REGALO O PUBBLICITÀ ?


Siamo ben contenti che il sindaco di Castiglioni faccia solidarietà nei confronti di Zapponeta, un comune di 3.600 abitanti paralizzato da un debito di 17 milioni di euro. Aiutare chi è in difficoltà è un obbligo morale. Le buone notizie però finiscono qui perché l’aiuto promesso da Agnelli consiste in uno scuolabus da scegliere tra quelli dismessi dal Comune di Castiglion Fiorentino. Scuolabus messi all'asta dopo che un professionista esterno (lautamente remunerato dal nostro comune) ha stabilito che bisognava rivedere le linee e privatizzare.
FINO A IERI QUEI PULMINI ERANO DEFINITI DALL'ASSESSORE MILIGHETTI INADEGUATI, OBSOLETI, FACENDO INTENDERE CHE ERANO PERFINO PERICOLOSI PER L’INCOLUMITÀ DEGLI ALUNNI. OGGI INVECE DIVENTANO UN PACCO DONO PER UN ALTRO COMUNE MA SOPRATTUTTO UN MOTIVO PER FARSI PUBBLICITÀ.
MA CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?

Quella di Agnelli è una solidarietà “pelosa”, il nostro primo cittadino, infatti, se ne frega di Zapponeta e di tutti suoi abitanti, quello che gli importa è finire sulle pagine dei giornali.
Ma la situazione di Zapponeta ci dice anche un’altra cosa, che un comune veramente dissestato non è in grado di garantire servizi e funzioni.

CI VOGLIONO CERVELLONI ANCHE IN POLITICA

La notizia è di quelle che fanno leccare i baffi perché segna un cambio d’inversione, parliamo del progetto del governo, che sarà inserito nella prossima legge di Bilancio, per individuare 500 ragazzi da seguire negli studi universitari.
Tradotto in soldoni, vuol dire che 500 studenti “plus-dotati”, al quarto e quinto anno delle scuole medie superiori, saranno sostenuti, o per meglio dire adottati dallo Stato: “finanziati con un assegno mensile e seguiti da un tutor fino al compimento degli studi, scuole di specializzazione e master all'estero compresi”.

E’ una bella scommessa sul futuro del nostro paese. Finalmente si decide di investire sull'intelligenza, sulle idee, sul capitale umano, sulla possibilità che gente con il cervello possa dare un contributo al proprio paese invece di andare a spendere i propri talenti all'estero.
Senza essere polemici sarebbe bello che lo stesso criterio fosse adottato anche nell'agone politico dove, a parte qualche lodevole eccezione, pare (il dubbio in questi casi è d’obbligo) che vengano premiati non i più intelligenti, i più bravi, quelli con un po’ di sale nella zucca ma quelli più capaci a dire di “si”.