Ecco
che arrivano i mediconi, tutti in fila a spiegarci perché la sinistra ha fatto
un tonfo storico in quelle che una volta erano roccaforti inespugnabili.
E’
tutta gente dalla memoria corta. Già dopo le elezioni regionali della Liguria,
madre di molte sconfitte, qualcuno avrebbe dovuto capire che forse era il caso
di rimettere in discussione una politica che divideva a sinistra e ci faceva
perdere i collegamenti col nostro mondo.
Si
è preferito far finta di niente e così sono arrivate disfatte a catena:
elezioni amministrative, referendum, politiche. Débâcle brucianti che però non hanno
scalfito la pelle di certi rinoceronti.
In
Toscana un disastro dopo l’altro: Arezzo, Grosseto, Pistoia, Livorno. Un
massacro politico ridotto a fatto locale per evitare di assumersi qualunque responsabilità.
Oggi Siena, Pisa, Massa, anche questi solo fatti locali?
Anche
da noi, dopo la sconfitta al comune capoluogo e in molti centri della provincia
si è liquidato tutto con un’alzata di spalle, senza rendersi conto che era invece
necessaria un’analisi seria per capire come la crisi avesse cambiato la struttura
economica e sociale dei territori. Un approfondimento necessario per capire le
difficoltà delle famiglie, del perchè i giovani ci voltassero le spalle, i
motivi per cui il nostro popolo non riconoscesse più la bontà del governo
locale. Non abbiamo capito che la crisi si portava dietro molte cose: l’incertezza
del futuro, le paure, il disagio sociale che, con l’arrivo nei nostri paesi
degli immigrati, tanti o pochi non importa, è diventato una miscela esplosiva.
Ci
s’illudeva di arginare la piena e invece la piena ci ha travolto e in parecchi
oggi allargano le braccia come a dire, non si può fare niente.