lunedì 25 giugno 2018

ELEZIONI CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO. In Italia e ad Arezzo cambio di marcia per non arrendersi


Ecco che arrivano i mediconi, tutti in fila a spiegarci perché la sinistra ha fatto un tonfo storico in quelle che una volta erano roccaforti inespugnabili.
E’ tutta gente dalla memoria corta. Già dopo le elezioni regionali della Liguria, madre di molte sconfitte, qualcuno avrebbe dovuto capire che forse era il caso di rimettere in discussione una politica che divideva a sinistra e ci faceva perdere i collegamenti col nostro mondo.
Si è preferito far finta di niente e così sono arrivate disfatte a catena: elezioni amministrative, referendum, politiche. Débâcle brucianti che però non hanno scalfito la pelle di certi rinoceronti.
In Toscana un disastro dopo l’altro: Arezzo, Grosseto, Pistoia, Livorno. Un massacro politico ridotto a fatto locale per evitare di assumersi qualunque responsabilità. Oggi Siena, Pisa, Massa, anche questi solo fatti locali? 

Anche da noi, dopo la sconfitta al comune capoluogo e in molti centri della provincia si è liquidato tutto con un’alzata di spalle, senza rendersi conto che era invece necessaria un’analisi seria per capire come la crisi avesse cambiato la struttura economica e sociale dei territori. Un approfondimento necessario per capire le difficoltà delle famiglie, del perchè i giovani ci voltassero le spalle, i motivi per cui il nostro popolo non riconoscesse più la bontà del governo locale. Non abbiamo capito che la crisi si portava dietro molte cose: l’incertezza del futuro, le paure, il disagio sociale che, con l’arrivo nei nostri paesi degli immigrati, tanti o pochi non importa, è diventato una miscela esplosiva.
Ci s’illudeva di arginare la piena e invece la piena ci ha travolto e in parecchi oggi allargano le braccia come a dire, non si può fare niente.

giovedì 21 giugno 2018

PAROLE CHIARE SU IMMIGRAZIONE E DISUGUAGLIANZA


E’ certo che le “politiche” del ministro Salvini su migranti e rom raccolgano un largo consenso. Le ragioni sono diverse: esiste in una parte della nostra gente, una disposizione al razzismo. Una disposizione alimenta da pregiudizi ma anche da comportamenti irrispettosi che alcuni migranti hanno nei confronti del vivere civile. C’è poi un tabù antico verso gli “zingari”, un preconcetto che nasce dalla diffidenza degli stanziali nei confronti dei nomadi ma che trova spiegazione in atteggiamenti come l’accattonaggio, i borseggi, i furti.
Sia chiaro, non dico di esser d’accordo, dico che questo spirito da apartheid nella testa della gente esiste ed è duro da estirpare, per fortuna riguarda una minoranza.
C’è poi la paura dettata dall'insicurezza.  Pur non essendo vero che tutti i migranti sono delinquenti, è altrettanto vero che i numeri sono impietosi.
 
Al 1 gennaio 2016 le persone nate all’estero ma residenti in Italia rappresentavano l’8,3% del totale della popolazione, mentre sfioravano il 27% nella popolazione carceraria. Le ragioni sono tante ma anche spiegandole, difficilmente, riusciremo a convincere le persone spaventate perché la notte non possono passeggiare tranquillamente, oppure le donne che subiscono molestie se attraversano un parco cittadino.
C’è poi un terzo elemento, a mio avviso il più forte di tutti, che porta acqua al mulino dell’intolleranza.  
Si chiama disagio economico e allora per combattere il populismo non bisogna diventare populisti ma aggredire le cause che lo generano.  
In questo paese la gente soffre di una crescente diseguaglianza. 
Da una parte lavori precari, contratti bloccati, stipendi bassi, scarsa mobilità sociale, fisco esoso, burocrazia alle stelle, dall’altra un pezzo di società che si arricchisce sempre di più, infischiandosene di tutto e di tutti.
In questa situazione è logico che gli animi si esasperino. Chi non può pagare l’asilo nido si arrabbia col figlio del migrante, chi non ha casa s’infuria se si vede scavalcato nella graduatoria delle case popolari da uno straniero, chi non ha un lavoro e vive di precariato  diventa idrofobo  se vede spendere miliardi per l’accoglienza. E di esempi se ne potrebbe fare molti altri. A fronte di questa situazione la sinistra ha perso la bussola, lasciando in mano ai demagoghi il tema della lotta alla disuguaglianza e ai privilegi. 
E’ dura recuperare lo svantaggio ma non impossibile.  In primo luogo occorre spogliarsi di una veste troppo stretta che ci siamo cuciti addosso. Ci vuole più umiltà, più capacità di ascolto, ci vuole più popolo e meno élite. Bisogna scegliere da che parte stare: con i grandi gruppi industriali e finanziari o con la gente comune?
Proviamo a dare una risposta e forse daremo una svolta al nostro futuro.  

Paolo Brandi

giovedì 14 giugno 2018

SABATO MATTINA A CORTONA PER IL MIO LIBRO CON ANDREA VIGNINI E ALBANO RICCI



Sabato mattina sarò a Cortona a presentare il mio ultimo libro “Il Club degli atleti”, nonostante siano citati gli atleti, non credo si parlerà di sport. Il libro parla, infatti, di tutt'altre cose, qualcuno l’ha definito un romanzo hard boiled, insomma una storia un po’ fosca  non adatta a stomaci delicati.
Può essere, anzi è sicuramente così, d’altra parte è la realtà a non essere aggraziata, anzi spesso supera le fantasie più tetre e malate.
La cosa singolare di questa presentazione, che sarà condotta dal giornalista Massimo Pucci, è la presenza intorno allo stesso tavolo di Andrea Vignini, ex sindaco di Cortona ed esponente di LEU, Albano Ricci, ex assessore al comune di Cortona e attuale segretario provinciale del Pd e il sottoscritto che un po’ di esperienza amministrativa e politica nella sua vita l’ha messa insieme.
Immagino, e non lo dico per mettere le mani avanti, che ci sarà già qualcuno col naso arricciato che dirà –ma che ci incastrano questi con un romanzo? Tutta gente che ha fatto o fa politica, ma cosa cercano?-

Grave errore. L’hard boiled la politica, checché se ne dica, si sposano bene tra loro, un po’ come il burro e le acciughe.  Sono un pessimista? Date un’occhiata al panorama pubblico degli ultimi vent’anni, l’hard boiled è fatto di intrighi, violenza, sesso e una tonnellata  di cinismo. Ci vedete molte differenze? So bene che c’è anche altro, ci sono tante brave persone, ma purtroppo, come nelle più brutte favole, gli orchi sopravanzano gli elfi.
Alla fine verrebbe da dire che un politico è più adatto a parlare di un romanzo dai toni duri più di un fine letterato. 
Ma la verità per cui ho invitato Andrea e Albano è che entrambi leggano, scrivono, e conoscono le belle lettere. Caratteristiche che pochi politici di oggi possiedono. Il problema non sono i congiuntivi sbagliati, con cui spesso ci deliziano nei comizi, il problema è la mancanza d’idee, solo slogan, parole fritte e rifritte, messaggi di 120 caratteri e cazzate, un mare di cazzate che sommerge il buonsenso.
Una cosa che ho imparato è che se non si ha un disegno più ampio del piccolo perimetro che delimita l’interesse immediato, non si va da nessuna parte: non bisogna aver paura di superare i confini.
Paolo Brandi

martedì 12 giugno 2018

RIFLESSIONI SU UNA SIRINGA ABBANDONATA NEL CENTRO STORICO



Cari amici, ho visto su internet la fotografia di una siringa e altri accessori che, come veniva spiegato, era stata scattata in una strada del centro storico, in una di quelle strade che formano un mezzo anello intorno all’area  del Cassero.
Non so se quella siringa abbandonata sia appartenuta a un tossicodipendente, qualcuno commentando l’immagine ha detto che non è quello il “modello” utilizzato per certe operazioni. Confesso che ci sono rimasto male lo stesso, perché un tempo quelli erano luoghi dove pulsava la vita del paese e la gente se ne stava fuori, sugli scalini, a godersi il fresco delle notti estive.
Oggi tutto è cambiato e certi vicoli, certe stradicciole, certe piazze si sono trasformate, loro malgrado, in luoghi del degrado. 

Non voglio polemizzare con nessuno, so bene che spesso le autorità pubbliche siano esse gialle, rosse, nere o verdi, per vari motivi, si ritrovano le mani legate.  La mia vuol essere una riflessione sulla realtà che ci circonda e ci stringe da ogni lato.
Da una parte un mondo di lustrini, d’immagi patinate, di giovani e meno giovani che grondano opulenza (vera o falsa non importa) e si atteggiano come se si trovassero a Londra dalle parti di Shoreditch oppure a El Raval di Barcellona.
Intendiamoci, la gente fa bene a divertirsi, a gioire, a tentare di esser felice. Ma non bisogna dimenticare che la realtà non è solo quella.  Anche nel nostro comune, che non è certo una metropoli, basta percorrere duecento metri per ritrovarsi proiettati sull’altra faccia della luna.
Quella siringa non è di un tossicomane? Può essere, però domandate ai residenti di quelle zone come vivono quando arriva la notte. Andate a guardare  quei luoghi che per la storia che si portano dietro dovrebbero essere un vanto dal punto di vista architettonico, storico, culturale e osservate il loro stato.
Non m’interessa dire di chi è la colpa. La colpa probabilmente va ripartita un po’ tra tutti noi che ci accontentiamo di guardare in superfice, senza capire il disagio, le difficoltà in cui vivono le persone e non comprendiamo che le difficoltà si trasformano in rabbia, in odio e in certi casi in autodistruzione.   
Vorrei, ma mi rendo conto che è solo una flebile speranza, che guardassimo la realtà  per quella che è e non per quella che ci raccontano spalmandogli sopra una bello strato di nutella, che rende dolce anche il pane ammuffito.  
Tornerò a parlare del centro storico, perchè per me continua a rappresentare il cuore di una comunità.

Paolo Brandi

lunedì 4 giugno 2018

I CURRICULUM DEI MINISTRI, UNA COSA DA RIDERE



Questa storia dei curriculum dei ministri mi fa un po’ sorridere, conosco gente con la terza media che ha più sensibilità, intelligenza e responsabilità di parecchi laureati.  
Questo però non significa trasformare tutta nella sagra di Santa Ignoranza, una specie di carnevale dove chi meno sa è più degno di rispetto e merita una rapida ascesa nell’olimpo della politica.
Governare una nazione, una regione, una metropoli, un comune non è un esercizio facile perché si decide del destino di tante persone. Perciò, chi governa, non può vantarsi di “non sapere”.  
Detto in altre parole se uno sceglie un medico o un commercialista non va a cercare quelli messi peggio ma quelli che per competenza, esperienza ed affidabilità garantiscono il miglior risultato.

Lo stesso dovrebbe avvenire per chi fa politica con una dote in più: la propensione a guardare più al bene del prossimo che al proprio.  
Giovanni Marcora (chi è? Dirà qualcuno) è stato uno dei più grandi ministri dell’agricoltura di questo paese, però non era laureato e non era nemmeno un perito agrario, era un geometra.
Gianfranco Bartolini (chi era?) è stato presidente della Regione Toscana, iniziò a lavorare giovanissimo nella bottega di fabbro del padre e poi fece l’operaio.  
Eppure nei libri è ricordato come un valente amministratore.
Per cui, se mi è consentito, se è stupido dire che uno non può fare il ministro se non è laureato, è altrettanto stupido dire che uno può far bene il ministro del turismo perchè possiede una agenzia di viaggi. 
L’esperienza mi ha insegnato che le persone si misurano sui fatti non coi titoli.
Paolo Brandi


venerdì 1 giugno 2018

AL PD LA MEDICINA AMARA DELL'OPPOSIZIONE PUÒ' FAR BENE


Anch’io, come credo un bel pò d’italiani, sono curioso di capire cosa combinerà il nuovo governo giallo-verde.
Sarà davvero il “governo del cambiamento”?
Oppure rappresenterà il covile di nuovi gattopardi?
Vedremo.
Non sono abituato a dare giudizi, scusate il gioco di parole, dettati dal pregiudizio, per me contano i fatti.
Di una cosa però son sicuro, è sbagliato etichettare questo governo come un “governo di destra”.
Parlare di un governo di destra avrebbe senso solo se dall’altra parte esistesse una sinistra.
Quindi la domanda è: “Esiste una sinistra in questo paese?”
E con questo non intendo un vago sentimento di giustizia sociale, di redistribuzione della ricchezza, di universalità dei diritti, di rispetto per l’ambiente.
Intendo una forza politica organizzata in grado di prospettare un’idea di futuro.
No, in questo momento non c’è.

Però la sinistra o il centro sinistra se preferite, nonostante la loro disarticolazione hanno, in questo momento, una grande occasione, una occasione che nasce dal ruolo di unica opposizione, perché Forza Italia farà una resistenza blanda e priva di nerbo.
Bere l’amaro calice può essere una cura per liberarsi dalle molte tossine che si sono accumulate in questi anni e consentire, in primo luogo al PD, di decontaminarsi dal potere e dai suoi inganni ed essere così in grado di attaccare le radici del populismo.
Radici profonde che parlano anche al cuore della gente di sinistra.