lunedì 20 febbraio 2017

AGNELLI VS. GHINELLI, SOLO FANTASIA?



Il modo in cui le persone selezionano le informazioni dovrebbe porre seri quesiti a chi, nel rapporto con l’opinione pubblica, trova la sua ragione di esistere. Ci riferiamo in primo luogo ai partiti politici che per quanto bistrattati, malmessi e ridotti a simulacri si nutrono di consenso, e il consenso passa attraverso il convincimento e quest’ultimo si struttura tramite quella che alcuni definiscono “opinione diffusa”. Insomma le battaglie politiche prima ancora che nei luoghi deputati, in parlamento, nei consigli regionali e comunali si combattono e si vincono sul piano dell’informazione.
Per esempio a Castiglion Fiorentino la “battaglia dell’aglione” desta più interesse del dibattito sulle “aree di crisi industriale” e sul destino dell’area ex SADAM. Castiglioni non è un’eccezione, basta leggere un po’ di cronache per capire che la qualità della discussione ormai vola all'altezza del famoso “uccello padulo”.

Bisogna prenderne atto, senza però arrendersi alla banalità che converte tutto in barzelletta, perché poi alla fine le cose serie presentano sempre il conto.
Per esempio una notizia che è passata sotto traccia è il comunicato del Comune di Castiglion Fiorentino sulla quotazione in borsa della società ESTRA e sulla ventilata fusione COINGAS-ESTRA.
Il comunicato dice “L'appoggio del comune di Castiglion Fiorentino alle scelte strategiche del Comune Capoluogo (Arezzo ndr) sulle partecipate non è né scontato né tanto meno automatico”.
In sintesi si dichiara il proprio accordo sull'ingresso di ESTRA in borsa mentre sul secondo punto “è necessaria una condivisione politico-amministrativa di certe operazioni senza le quali il comune di Castiglion Fiorentino non potrà dare il suo consenso”.

venerdì 17 febbraio 2017

CONVEGNO DI CORTONA SULLE AREE DI CRISI ARIA FRITTA O QUALCOSA DI CONCRETO?


“Illusione dolce chimera sei tu…” cantava tanto tempo fa Achille Togliani, chissà perché ci è tornata in mente quella canzone quando abbiamo letto del convegno che si è tenuto mercoledì 15 febbraio al Centro S. Agostino di Cortona sulle aree di crisi industriale non complesse.  
Un appuntamento promosso dai comuni di Cortona e Castiglion Fiorentino in collaborazione con la Regione Toscana.
Sia chiaro, l’argomento merita attenzione ma non può essere foriero di chissà quali illusioni, perchè la realtà dei fatti è ben dura. Purtroppo c’è chi su questi abbagli ci gioca, c’è chi li alimenta, facendo credere che tra qualche tempo verranno risollevate  le sorti di un tessuto produttivo pesantemente colpito dalla crisi.
Le cose stanno in maniera diversa.
Cominciamo dai fondi disponibili per le aree di crisi non complessa, si tratta di circa 80 milioni di euro per tutta Italia e non come qualcuno aveva contrabbandato 80 milioni per la sola Toscana. 

Per quanto riguarda le spese ammissibili a un eventuale finanziamento, esse non devono essere inferiori a 1.500.000,00, Il che vuol dire al massimo 55 progetti finanziati in tutta Italia, per la Toscana si parla di 5 progetti. Ma la cosa più importante è che se qualcuno si era sognato che questi soldi arrivassero come la manna dal cielo deve ricredersi. I finanziamenti non sono per le amministrazioni ma per gli imprenditori che investono sul territorio, soggetti privati che hanno voglia di compartecipare e di rischiare. Insomma siamo alla presenza di un provvedimento che richiede gambe solide per camminare.

giovedì 16 febbraio 2017

PD: LA NAVE AFFONDA E L’ORCHESTRA SUONA. A ROMA E AD AREZZO CI VUOLE UN MATTO


Chissà cosa succederà alla prossima assemblea nazionale del PD. Il clima non è dei migliori e i vari attori non fanno niente per migliorarlo.
Renzi va avanti come un treno senza macchinista e la minoranza cerca i motivi che dividono rispetto a quelli che uniscono.   La cosa singolare è che in questo colloquio tra sordi mancano due cose fondamentali: la voce degli iscritti e il programma politico.
Un programma minimo che torni a parlare dei problemi veri: lavoro, sviluppo, ambiente, sicurezza e non le quattro fregnacce che da qualche tempo occupano le pagine dei giornali.
In questo clima il PD rischia di fare la fine del bicarbonato in un bicchiere d’acqua, sciogliersi lentamente in un ribollire di bollicine gassose. Ma almeno il bicarbonato aiuta a digerire, questa mistura invece fa venire il mal di fegato.
Fa venire il mal di fegato a chi aveva sperato che in Italia fosse possibile costruire un moderno partito riformista, in grado di far lavorare i cervelli migliori e che non mettesse nel cassonetto la storia ma la riaggiornasse sul terreno dell’innovazione, del cambiamento e della modernità.
Purtroppo il cambiamento è stato declinato nel modo peggiore, con un “fatti più in là” gridato in faccia ai vecchi. Il cambiamento non è stato la metamorfosi da bruco a farfalla ma un ascensore per salire ai piani alti. Insomma è stato uno scambio di culi, più o meno belli, sulle poltrone. Con il bel risultato di promuovere, nel migliore dei casi, degli incompetenti, nel peggiore dei piccoli trafficanti.
Il risultato? Potenti sganassoni su tutti i fronti, dalle elezioni locali fino al referendum, perché la gente è meno fessa di quanto si creda.
Ma il bello è che nessuno si mette in discussione, nemmeno chi, come Raffaella Paita, una che a suo tempo fece fuori Sergio Cofferati alle primarie per la regione Liguria grazie all'appoggio del Nuovo Centrodestra per poi regalare alla destra la regione. Questa signora invece di andare a meditare al Santuario della Madonna della Guardia si permette di intervenire con una certa protervia alla direzione nazionale. In verità la Paita dovrebbe essere accompagnata nel suo ritiro spirituale da una lunga teoria di personaggi, basta pensare a quello che è successo a Roma, a Napoli e in decine di altri comuni, compresa la città di Arezzo.

Ma alla fine questo è il problema minore. Il problema è un Partito che, come dice lucidamente Mario Tronti, “si è interessato alla politica dei diritti, trascurando i bisogni. Va bene la politica dell’Auditorium, e quella del tappeto rosso al Festival del cinema, ma coniugandole con le cose che contano davvero».
Insomma le ombre sono così tante da rischiare la cecità.
Per tornare a casa nostra è interessante quello che succede ad Arezzo. 

venerdì 10 febbraio 2017

LA POLITICA OLTRE CHE LA SERIETÀ' HA PERSO PURE L'ITALIANO

Serietà e compostezza sono diventate parole irreperibili nel vocabolario della politica, ormai si liscia il pelo a qualunque bestia, foss’anche un ratto di fogna, pur di avere visibilità. Lasciatecelo dire: quest’andazzo fa schifo. 
E non basta affermare che la classe politica è lo specchio della società, perché è vero anche il contrario, e cioè che la classe dirigente di un paese dovrebbe fungere da modello per tutto il resto.
Vogliamo segnalare un caso. Un buon numero di eminenti professori universitari sostiene che la maggioranza degli studenti non sa più scrivere in italiano, può darsi che sia vero. Una cosa però è certa, gli esempi che vengono dall'alto non aiutano ad amare la lingua di Dante. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’hastag#famostocongresso, lanciato dal senatore PD Stefano Esposito noto, oltre che per lo spirito polemico, anche  per questa frase da filosofo confuciano «gioire per la sconfitta della Juve è come essere impotenti ed esultare se qualcuno fa godere la moglie». Niente male.
 
Non entriamo nel merito se il congresso PD debba essere fatto subito, di una cosa  però siamo sicuri, “famo” non è parola italiana. Ma perché allora il bravo senatore la usa? Semplice, perchè scimmiotta il tormentone romanista per convincere a fare lo stadio della Roma.
Ma la politica deve per forza mimare i cori da stadio?

giovedì 9 febbraio 2017

A CASTIGLIONE E' SCOPPIATA LA GUERRA DELL'AGLIONE. Riflessioni semiserie sul fatto del giorno.

“Ex malo bono” dicevano i latini, noi potremmo parafrasare “da una cazzata può nascere una riflessione seria”.
La cazzata è la conflagrazione mediatica scatenata a Castiglioni dalla “guerra dell’Aglione”, un conflitto che, come tutte le contese che si rispettino, ha un antefatto e uno svolgimento.
Il casus belli, a quel che è dato sapere, è un’intervista di un assessore castiglionese il quale, presentando l’adesione del comune all'Associazione per la tutela dell’Aglione, pareva che annunciasse l’ingresso del comune nel Consiglio di sicurezza dell’ONU.
A seguito di ciò il PD aveva ironicamente inviato l’assessore ad aderire, a titolo personale, all'associazione per la difesa del carciofo.
La faccenda, invece di finire in una generale risata, era proseguita in consiglio comunale dove il Sindaco, non si sa bene se per tutelare il buon nome del carciofo o quello dell’aglione, aveva inviato i consiglieri del PD a dissociarsi da questo modo di fare politica, come se una battuta al sapore di ortaggi avesse chissà quale riflesso negativo sull'etica, la morale e il buon nome del comune.

Anche in questo caso si pensava che la vicenda fosse conclusa. Invece no, da parte del comune è partita la controffensiva orticola con l’invio, in busta intesta di un bel pacchetto contenente aglione (ma non carciofi), all'indirizzo della segretaria del PD.
Fin qui la cazzata.

venerdì 3 febbraio 2017

CASTIGLIONI ARRENDERSI, PERIRE O COMBATTERE?

C’eravamo riproposti di parlare il minimo indispensabile di questioni locali, francamente delle baruffe in Consiglio Comunale, ancorché offerte in streaming, o delle facezie, più o meno intelligenti, che trapelano dalle  interviste ne facciamo volentieri a meno.
Non per supponenza ma perché altri, per ruolo politico e istituzionale, sarebbero più di noi deputati a farlo.
In questo momento ci piace molto di più il posto in platea e proprio perché semplici spettatori ci concediamo il lusso di valutare la rappresentazione e, se qualcuno si offende per i nostri appunti, ci duole ma non possiamo farci niente.

Dal punto dove siamo seduti appare, ma può essere un problema di prospettiva, che a Castiglioni il ruolo dell’opposizione sia relegato ai margini e questo non per l’impegno dei Consiglieri che, ne siamo convinti, ce la mettono tutta, ma perché la politica, anche quella locale, ha cambiato pelle, dimensione, ruolo, impostazione.
Non si gioca più nell'austera aula del Consiglio Comunale, da qualche tempo trasformata, come disse qualcuno “in bivacco per i miei manipoli”, ma nei comunicati stampa, nelle immagini che rimbalzano dai social, nel presenzialismo esasperato fino al parossismo, nella battuta o, se preferite, nella cazzata assurta a verità, tanto chi va a verificare? Di notte tutte le vacche sono bigie.  
La gente comune presa da problemi ben più pressanti fa un ragionamento facile, facile: ”Vi ho votato, fate il vostro dovere, poi alla fine giudicherò”.

giovedì 2 febbraio 2017

PD: ORFINI, CAPILISTA BLOCCATI E CIUCCI AL POTERE. Una piccola proposta.

Finché Orfini parla, abbiamo diritto di commentare e siccome ogni giorno ne dice una è giocoforza ragionarci sopra perché da Presidente del PD dovrebbe, con le sue esternazioni, essere garante di autenticità.
L’ultima è di una limpidezza cristallina. Infatti, dopo aver avviato un percorso di modifica della legge elettorale con due forze politiche note per la loro affidabilità: Lega e Movimento 5 stelle, pare sia nato subito un problema. E cioè che Grillo e o suoi non vogliono i capilista bloccati.
Cosa risponde il Presidente del PD?
 “Beppe Grillo non vuole i capilista bloccati? Allora fa finta, non è vero che vuole andare a votare subito”.
Quindi, almeno per una parte del PD la questione dei capilista scelti dal partito diventa decisiva per l’approvazione di una legge elettorale. Pazzesco. Siamo difronte a una situazione dove il mondo cambia, l’economia non decolla, la disoccupazione giovanile aumenta, l’insicurezza cresce e ci si preoccupa di 100 capilista bloccati?
Che piccolezza, che meschinità. I capilista bloccati sarebbero davvero il “pons asinorum”, cioè un ostacolo insormontabile?

Per fortuna Orfini & C. erano nati per combattere le vecchie canaglie appiccicate col vinavil alle poltrone.  Non prendiamoci in giro, è evidente che la scelta dei capilista da parte del partito significa un chiaro marchio di fabbrica della maggioranza sulle nomine. Legittimo, sia chiaro. Lo diventa un po’ meno dopo che la sconfitta alle amministrative e al referendum richiederebbe una pur minima riflessione politica per capire per davvero se l’attuale maggioranza ha ancora il diritto di vita o di morte  sulla quasi totalità della maggioranza del futuro gruppo parlamentare PD.