venerdì 30 marzo 2018

SANITÀ IN VALDICHIANA: “IL MEDICO PIETOSO FA LA PIAGA VERMINOSA”


“Il medico pietoso fa la piaga verminosa”, è finito il tempo delle mediazioni, dei convegni, delle senserie che non portano a niente. In sanità, e non solo lì, bisogna cominciare ad affrontare le cose per quello che sono.  
Qualcuno dirà che sono polemico. Può darsi, ma mi sono accorto che la diplomazia, quando cozza con i diritti della gente, si trasforma in colpevole omissione.
Come tanti altri ho letto il “grido di dolore” del sindaco Agnelli sulla mancanza di medici per il settore dell’emergenza.  Un grido giustificato.
Però rimango sempre con una domanda sulla punta della lingua: ma un sindaco ormai ha solo il potere di urlare al mondo la propria impotenza? Oppure ha il diritto/dovere di fare qualcosa di più?
Detto in altri termini è mai possibile, come sostiene Agnelli, che si vada avanti nella sanità e non solo in quella, a forza di promesse non mantenute?

Ancora in maniera più esplicita: è mai possibile che la conferenza dei sindaci, che in sanità, checché se ne dica, ha un grosso potere, non possa intervenire?
Con questo non intendi dire che i sindaci non facciano nulla, tutt'altro, forse fanno fin troppo. E allora gli intoppi dove sono?
Credo che il riassetto sanitario, insieme con alcune cose positive, abbia purtroppo prodotto un allontanamento dai territori. 
Ci sono troppi livelli decisionali, una burocrazia attorcigliata, un intreccio di competenze dove, per sbrogliarsi, serve il machete.

martedì 27 marzo 2018

UN GRANDE CASTIGLIONESE DIMENTICATO (IN PATRIA)


 In queste ultime settimane mi sono piacevolmente “dopato di politica”, alla faccia di chi dice che dovrei andare in pensione. Mi dispiace deludervi, ma le passioni sono come gli amori, sono irrazionali e finché avrò dentro questo fuoco, sarà difficile che vada a pescare le rane in Chiana.
Ma, giacché mi devo disintossicare, non parlerò di politica ma di storia: la storia di un uomo nato tanti anni fa a Castiglion Fiorentino.
Da qualche tempo noto che la vita culturale della nostra comunità frizza come spumante d’annata. L’ultimo piacevole pizzicore mi è stato offerto dall'inaugurazione del medagliere napoleonico. Ottima iniziativa, che consentirà di inserire, ne son convinto, Castiglioni all'interno degli itinerari napoleonici che si snodano tra Piemonte e Liguria per arrivare fin all'isola d’Elba.   

Ma se è giusto mettere in esposizione il “grande corso”, ancor più giusto sarebbe raccontare le vicende e le opere di un castiglionese, misconosciuto ai più, ma la cui memoria travalica i confini nazionali, fino ad essere diventato oggetto di studio per esimi professori d’importanti università.
Forse quest’uomo, nato nel 1530 da una modesta famiglia nel terziere di Retina, è stato un po’ penalizzato dal cognome: Porcacchi non è un bel biglietto da visita. Ma al contrario del cognome la sua opera è bella e di valore.

mercoledì 7 marzo 2018

“MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI” IO NON CI STO. LA LETTERA DI LUIGI DI MAIO E IL RUOLO DEL PD.



Su Repubblica del 7 marzo è stata pubblicata una lettera di Luigi di Maio che si presta a più di una riflessione.
La politica e i casi della vita mi hanno reso sospettoso ed ho la tendenza a trovare più strumentalità che buona fede nelle parole di chi mi sta davanti, specialmente se si tratta di un politico.
Questo per dire che le parole del rappresentante dei 5 stelle non mi incantano, però ho imparato anche che bisogna dividere il grano dalla pula e trovare sempre il buono nelle cose.

Se smontiamo la lettera nei suoi punti principali, trovo alcune argomentazioni condivisibili. Non fraintendetemi, questo non vuol dire che sono di quelli che montano sul carro del vincitore, anche perché non mi farebbero salire, significa che ritrovo nella lettera alcuni ragionamenti che da tempo sostengo.
Vediamo un po’.
  • ·         Anche io sono convinto che il 4 marzo rappresenti uno spartiacque, nel senso che nulla potrà essere come prima. Aggiungo che l’antipolitica che diventa politica è un fatto del tutto inedito e che costringe a una riflessione sui nuovi modelli comunicativi, sull'organizzazione, sulla capacità di ascoltare i messaggi che arrivano dalla gente.
  • ·         E’ vero come dice di Maio che i cittadini “hanno votato per mettere al centro i temi che vivono nella propria quotidianità e per migliorare la propria qualità di vita. La narrazione del “va tutto bene” non ha retto di fronte alla realtà vissuta dagli italiani”.
  • ·         E’ vero che le priorità sono lotta all'iniquità, l’affermazione della sicurezza come diritto e la riduzione della disoccupazione. Tutte cose che appartenevano e appartengono in buona misura al patrimonio della sinistra. A questi argomenti occorre aggiungerne altri che di Maio non cita: la scuola, l’ innovazione, la ricerca e una tassazione equa.
  • ·         Concordo che la politica debba eliminare sprechi, privilegi, conflitti d’interesse, voltagabbana e tutto l’armamentario che conosciamo.


martedì 6 marzo 2018

PD. DOPO LA TEMPESTA NON BASTA RIPARARE IL TETTO. RICOSTRUIRE LE FONDAMENTA A ROMA E AD AREZZO



In natura esistono i necrofagi cioè animali che si nutrono di carogne, bestie pazienti che aspettano che qualcuno muoia per imbandire il banchetto. In politica questa specie è abbastanza diffusa, posso dire, pur non essendo un cadavere, di avere sperimentato sulla mia pelle i loro morsi. All'indomani delle elezioni, questi animali escono dalle tane e iniziano ad annusare l’aria.
Gli stessi che stendevano tappeti rossi a Matteo Renzi oggi sono pronti a crocefiggerlo.  
L’uomo merita infinite critiche ma forse un bagno di umiltà e un po’ di autocoscienza sarebbero utili a parecchi.
Il risultato elettorale non può essere, infatti, ridotto a un incidente stradale dove il pilota è il solo responsabile. La colpa, se di colpa vogliamo parlare, è anche di chi nei comuni, nelle regioni, nei territori non ha visto avanzare il fronte della tempesta o, se anche l’ha visto, ha fatto finta di niente per non interrompere il sogno di chi stava a Roma.

I numeri sono impietosi e ci dicono che il PD, tranne una sottile linea rossa che divide l’Italia, è ridotto al ruolo di comprimario. Reggiamo solo laddove il patrimonio della sinistra era così grande da non poterlo consumare in una volta sola oppure, come nel caso delle regionali del Lazio, riusciamo a fare alleanze con a capo una persona seria.
Purtroppo o per fortuna la gente non è stupida e la narrazione del tutto va bene ha fatto a pugni con la realtà. Questa è la verità pura e semplice.
La realtà ci dice che la gente comune non percepisce l’aumento del PIL perchè stipendi e salari sono tra i più bassi d’Europa, la gente non avverte l’importanza del mix culturale in un mondo globale perché ha paura dell’ondata migratoria, la gente ha smesso di essere solidale perché i modelli culturali remano in tutt'altra direzione. Di fronte al disastro qualcuno dice che il PD deve recuperare i suoi valori. D’accordissimo, però quali sono oggi i valori del PD? Sono l’eguaglianza? Sono la giustizia sociale? Sono la parità di opportunità? Sono una società aperta? Sono la valorizzazione del merito? Sono la politica come servizio e non mezzo per arricchirsi? Allora dobbiamo essere coerenti non limitarci a enunciarli.