Un vecchio adagio recita “ se l’esser
libero ti stanca, vota pure scheda bianca”, stavolta, per la prima volta in vita
mia, non ho dato retta alle indicazioni degli antichi e ho deposto la scheda
bianca nell'urna. L’ho fatto, come iscritto, per la votazione del Segretario
Regionale del PD.
I motivi sono più di uno:
Il primo è che si tratta di una
votazione che serve a poco, per non dire a niente. Le elezioni “vere”, le così dette primarie
aperte, quelle dove parteciperanno anche i non iscritti, ci saranno il 14
ottobre ed è lì che si sceglierà il segretario. Che la consultazione degli
iscritti sia poco sentita lo dimostrano le percentuali dei votanti, un iscritto su 3, poco più del 30%, come a
dire: cari dirigenti fate quel che vi pare, tanto a noi non ce ne frega niente.
Secondo perchè ritenevo che le
assemblee degli iscritti, invece che diventare dei “contifici”, potessero
essere usate per riaprire un dialogo con la gente sui problemi della Toscana e
questo non è stato fatto. Terzo perché i programmi, o meglio le piattaforme,
che i due candidati hanno presentato, sono così poveri d’idee da non consentire
alcun tipo di scelta: solo titoli e niente sostanza. E’ inquietante pensare di affrontare,
con quest’approssimazione, appuntamenti decisivi come le prossime
amministrative e le elezioni regionali.
In ultimo credevo che occorresse ribaltare
completamente la prospettiva. Ho l’impressione, ma a questo punto è più di un’impressione,
che in troppi passino da una riunione all'altra, senza fermarsi a guardare
quello che succede intorno. Se così non fosse un appuntamento come il congresso
regionale avrebbe avuto un altro percorso.
Occorreva per prima cosa partire da un’analisi
su quello che è successo in Toscana, dove abbiamo perso tutto quello che si
poteva perdere, poi affrontare i bisogni della gente, comprendere le loro
preoccupazioni, decifrare le loro aspettative e su questo mettere in fila i
candidati e i programmi.
Invece si è fatto il contrario: prima
i nomi poi si vedrà.
Detto in maniera brutale ho la sensazione
che ci sia già un tentativo di accaparrarsi poltrone future, senza rendersi
conto che, di questo passo, non ci sarà nemmeno uno strapuntino.
Paolo Brandi