La
dichiarazione del Sindaco Ghinelli di voler “far causa” a Maria Elena Boschi per
il danno d’immagine subito da Arezzo per la vicenda di banca Etruria ha
raggiunto in pieno lo scopo.
L’annuncio
è, infatti, rimbalzato come una pallina “pazza” su Tv, social e testate giornalistiche.
Un bel colpo pubblicitario, degno di una campagna elettorale dove “vince chi la
spara più grossa”. Parole, parole, parole….perchè alla fine l’esito pratico
sarà nullo.
In
questo senso c’è un precedente e meraviglia che nessuno l’abbia fatto rilevare,
e cioè che il Comune di Arezzo aveva già provato a imboccare questa strada
quando decise di costituirsi parte civile nel processo Banca Etruria, motivando
questa scelta con l’"opportunità di procedere alla costituzione di parte
civile dell'amministrazione comunale già in questa sede di udienza preliminare
per richiedere il risarcimento di tutti gli ingenti danni anche d’immagine
subiti dalla collettività aretina e quindi dall'amministrazione comunale".
Il risultato fu, nel novembre scorso, l’esclusione del comune dalle parti
civili.
Insomma
“tanto rumor per nulla”? Può essere, però qualche considerazione è bene farla.
Il
Sindaco Ghinelli, che è persona seria ed equilibrata, avrebbe potuto evitare
non la sparata che, come abbiamo visto il bersaglio, l’ha centrato, ma l’utilizzo
di termini del tipo “città martire” riferito ad Arezzo per la querelle della
banca.
Personalmente
comprendo la rabbia dei risparmiatori ma le città martiri sono altre. Sono
quelle che sono state massacrate dalla guerra e dagli eccidi. Per intendersi è
città martire Marzabotto e dalle nostre parti Civitella. Insomma non
confondiamo il sacro col profano. Le esagerazioni non portano mai bene, perché oltre
a confondere, esasperano gli animi.
Io,
sia chiaro, non sono tra quelli che vorrebbero stendere un velo di silenzio e
reputo normale che il centrodestra o i 5 stelle utilizzino questa vicenda in campagna
elettorale. A parti inverse, verosimilmente, seppur con altri toni, lo avrebbe
fatto anche il PD.