Del
pensiero di Roberto Giachetti non condivido molto, di lui però apprezzo quel
tipo di coerenza che fece dire a Bernard Berenson: “La coerenza richiede di
ignorare oggi come si ignorava un anno fa”.
Concordo
però con lui quando esclude la possibilità di una segreteria unitaria per
guidare il Pd.
Bravo
Roberto!
Non
se ne può più del “volemose bene” per forza, non serve una mano di biacca per nascondere
le crepe. La verità è che dentro il PD convivono idee politiche, scelte
culturali, prospettive molto diverse da loro.
Fino
a oggi come hanno fatto a convivere? Prima c’erano i “padri nobili” che, in
virtù della loro storia e della loro autorevolezza, tenevano insieme la famiglia,
poi è arrivato il cemento del potere, gestito alla maniera degli stati feudali.
Tuttavia, quando le sconfitte hanno messo il re a nudo, è successo come in
Jugoslavia: è scomparso lo stato e sono venute fuori le piccole patrie.
Detto
questo che succede dalle nostre parti? La scelta per rimettere in carreggiata
un partito provinciale provato da sconfitte storiche, disorganizzazione e
perdita di peso è stata quella di un triumvirato dove ai due uomini (io averi
preferito anche qualche donna) indicati dalle aree politiche, si è aggiunto il regionale.
Una scelta inevitabile, quasi obbligata, ma che serve solo a rinviare i
problemi.