giovedì 28 febbraio 2019

HA RAGIONE GIACHETTI: A ROMA COME AD AREZZO CI VUOLE CHIAREZZA


Del pensiero di Roberto Giachetti non condivido molto, di lui però apprezzo quel tipo di coerenza che fece dire a Bernard Berenson: “La coerenza richiede di ignorare oggi come si ignorava un anno fa”. 
Concordo però con lui quando esclude la possibilità di una segreteria unitaria per guidare il Pd.
Bravo Roberto!    
Non se ne può più del “volemose bene” per forza, non serve una mano di biacca per nascondere le crepe. La verità è che dentro il PD convivono idee politiche, scelte culturali, prospettive molto diverse da loro.
Fino a oggi come hanno fatto a convivere? Prima c’erano i “padri nobili” che, in virtù della loro storia e della loro autorevolezza, tenevano insieme la famiglia, poi è arrivato il cemento del potere, gestito alla maniera degli stati feudali. Tuttavia, quando le sconfitte hanno messo il re a nudo, è successo come in Jugoslavia: è scomparso lo stato e sono venute fuori le piccole patrie.  

Detto questo che succede dalle nostre parti? La scelta per rimettere in carreggiata un partito provinciale provato da sconfitte storiche, disorganizzazione e perdita di peso è stata quella di un triumvirato dove ai due uomini (io averi preferito anche qualche donna) indicati dalle aree politiche, si è aggiunto il regionale. Una scelta inevitabile, quasi obbligata, ma che serve solo a rinviare i problemi.