martedì 27 marzo 2018

UN GRANDE CASTIGLIONESE DIMENTICATO (IN PATRIA)


 In queste ultime settimane mi sono piacevolmente “dopato di politica”, alla faccia di chi dice che dovrei andare in pensione. Mi dispiace deludervi, ma le passioni sono come gli amori, sono irrazionali e finché avrò dentro questo fuoco, sarà difficile che vada a pescare le rane in Chiana.
Ma, giacché mi devo disintossicare, non parlerò di politica ma di storia: la storia di un uomo nato tanti anni fa a Castiglion Fiorentino.
Da qualche tempo noto che la vita culturale della nostra comunità frizza come spumante d’annata. L’ultimo piacevole pizzicore mi è stato offerto dall'inaugurazione del medagliere napoleonico. Ottima iniziativa, che consentirà di inserire, ne son convinto, Castiglioni all'interno degli itinerari napoleonici che si snodano tra Piemonte e Liguria per arrivare fin all'isola d’Elba.   

Ma se è giusto mettere in esposizione il “grande corso”, ancor più giusto sarebbe raccontare le vicende e le opere di un castiglionese, misconosciuto ai più, ma la cui memoria travalica i confini nazionali, fino ad essere diventato oggetto di studio per esimi professori d’importanti università.
Forse quest’uomo, nato nel 1530 da una modesta famiglia nel terziere di Retina, è stato un po’ penalizzato dal cognome: Porcacchi non è un bel biglietto da visita. Ma al contrario del cognome la sua opera è bella e di valore.

Peccato che a lui, al di là di una strada nella zona del Boscatello, la patria non abbia dedicato altri onori. Nemmeno una mostra, una monografia, un ricordo.  
Eppure Tommaso Porcacchi è, per certi versi, quello che si dice un personaggio.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati molti libri che parlano di antiche mappe: “Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps” di Van Duzer è uno di questi.  
E quando questi autori descrivono il mondo delle carte antiche, con tutti il loro corredo di mostri marini e animali fantastici, non si dimenticano mai Tommaso Porcacchi. Il castiglionese è, infatti, unanimemente considerato uno dei più grandi innovatori del settore. In particolare la sua opera “L'isole più famose del mondo”, pubblicata a Venezia nel 1572, è stimata una pietra miliare. Per chi fosse curioso di dare uno sguardo a questo libro oggi si può tranquillamente sfogliare su Google Books. Ma nonostante questo Tommaso Porcacchi lo conoscono in pochi dalle nostre parti.   
Era nato povero da un certo Bernardino di Francesco, ciabattino e da Maddalena Grillandi, riuscì a studiare grazie ai frati del convento di S. Agostino e al mecenatismo del duca Cosimo I. Ha pubblicato di storia, fu tra i primi commentatori del Guicciardini, poesia e appunto geografia. Dopo un lungo soggiorno a Venezia, patria all'epoca dell’editoria e grande centro culturale, morì a Udine nel 1576 dove era ospite del nobile Ottaviano Manin.  Fu sepolto nella chiesa della Madonna delle Grazie di Udine e lo stesso Manin collocò la lapide con epigrafe che ne ricorda la «prudentiam in conscribendis historiis».
Tutto questo per dire che non sarebbe male darsi da fare affinché il ricordo di questo grande castiglionese non vada perduto. Sarebbe auspicabile una rassegna a lui dedicata, coinvolgendo in quest’operazione istituti universitari e studiosi di fama.
Io continuo a pensare che la qualità, nell’offerta culturale, conti molto più della quantità. E soprattutto il valore delle cose non si misura con i like su facebook.
Paolo Brandi


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