Ma, giacché mi devo disintossicare,
non parlerò di politica ma di storia: la storia di un uomo nato tanti anni fa a
Castiglion Fiorentino.
Da qualche tempo noto che la vita culturale
della nostra comunità frizza come spumante d’annata. L’ultimo piacevole
pizzicore mi è stato offerto dall'inaugurazione del medagliere napoleonico.
Ottima iniziativa, che consentirà di inserire, ne son convinto, Castiglioni all'interno
degli itinerari napoleonici che si snodano tra Piemonte e Liguria per arrivare
fin all'isola d’Elba.
Ma se è giusto mettere in esposizione
il “grande corso”, ancor più giusto sarebbe raccontare le vicende e le opere di
un castiglionese, misconosciuto ai più, ma la cui memoria travalica i confini
nazionali, fino ad essere diventato oggetto di studio per esimi professori d’importanti
università.
Forse quest’uomo, nato nel 1530 da una
modesta famiglia nel terziere di Retina, è stato un po’ penalizzato dal cognome:
Porcacchi non è un bel biglietto da visita. Ma al contrario del cognome la sua
opera è bella e di valore.
Peccato che a lui, al di là di una
strada nella zona del Boscatello, la patria non abbia dedicato altri onori. Nemmeno
una mostra, una monografia, un ricordo.
Eppure Tommaso Porcacchi è, per certi
versi, quello che si dice un personaggio.
Negli ultimi anni sono stati
pubblicati molti libri che parlano di antiche mappe: “Sea Monsters on Medieval
and Renaissance Maps” di Van Duzer è uno di questi.
E quando questi autori descrivono il
mondo delle carte antiche, con tutti il loro corredo di mostri marini e animali
fantastici, non si dimenticano mai Tommaso Porcacchi. Il castiglionese è,
infatti, unanimemente considerato uno dei più grandi innovatori del settore. In
particolare la sua opera “L'isole più famose del mondo”, pubblicata a Venezia
nel 1572, è stimata una pietra miliare. Per chi fosse curioso di dare uno sguardo
a questo libro oggi si può tranquillamente sfogliare su Google Books. Ma nonostante
questo Tommaso Porcacchi lo conoscono in pochi dalle nostre parti.
Era nato povero da un certo Bernardino
di Francesco, ciabattino e da Maddalena Grillandi, riuscì a studiare grazie ai
frati del convento di S. Agostino e al mecenatismo del duca Cosimo I. Ha
pubblicato di storia, fu tra i primi commentatori del Guicciardini, poesia e
appunto geografia. Dopo un lungo soggiorno a Venezia, patria all'epoca dell’editoria
e grande centro culturale, morì a Udine nel 1576 dove era ospite del nobile
Ottaviano Manin. Fu sepolto nella chiesa
della Madonna delle Grazie di Udine e lo stesso Manin collocò la lapide con
epigrafe che ne ricorda la «prudentiam in conscribendis historiis».
Tutto questo per dire che non sarebbe
male darsi da fare affinché il ricordo di questo grande castiglionese non vada
perduto. Sarebbe auspicabile una rassegna a lui dedicata, coinvolgendo in quest’operazione
istituti universitari e studiosi di fama.
Io continuo a pensare che la qualità, nell’offerta
culturale, conti molto più della quantità. E soprattutto il valore delle cose
non si misura con i like su facebook.
Paolo Brandi
Nessun commento:
Posta un commento