La grande bellezza dell’Italia non è
fatta solo dall'architettura e dagli edifici che disegnano i nostri centri
storici, ma anche dalla vita che pulsa tra le loro mura.
Castiglion Fiorentino, con il suo
intreccio di strade, vicoli e piazze, in cui si affacciano edifici pieni di
storia, è un bell'esempio di come la socialità si sia coniugata, nel tempo, all'armonia urbana.
Purtroppo, come gran parte dei centri storici,
subisce la violenza del tempo e degli uomini. Piazze, che non erano pensate a
quello scopo, sono diventate parcheggi, vicoli, un tempo pieni di vita, sono diventati
terreno di conquista di erbe e cartacce. Le stesse strade maestre, che da
secoli svolgono egregiamente la loro funzione, cominciano a subire il peso di del
traffico e di un’usura che gli antichi architetti non potevano preventivare.
I centri storici sono come organismi
viventi, hanno bisogno di cure di attenzioni e, più sono vecchi, più l’affetto e
il rispetto verso di loro deve essere grande. Per renderli vivi ci vogliono il
commercio, la residenza, servizi, quelle attività che li rendano vivaci ogni
giorno dell’anno. Il turismo, per quanto importante, non può essere la sola
risposta in grado di evitare la polverizzazione del tessuto sociale,
commerciale e produttivo, né possono esserlo le manifestazioni, per quanto
belle e ben organizzate. Ma di queste avremo modo di parlare.
Quello che ora mi preme dire è un’altra
cosa: per recuperare il tempo perduto ci vogliono idee che non siano improvvisate, che spesso rimangono lettera morta, dimenticate dentro qualche cassetto.
Castiglion Fiorentino possiede molti luoghi
incantati, uno di questi è quello che io chiamo ”il cilindro magico di Piazza S.
Agostino”, che contiene Il vecchio ospedale e, appunto, la chiesa di S. Agostino.
Un luogo che negli anni ha subito un forte
degrado: La chiesa è crollata e il vetusto Ospedale, un immobile che ha una
storia che appartiene al DNA di ogni castiglionese, versa nell'abbandono. Non è
mia intenzione farne argomento di responsabilità istituzionali, quando c’è degrado,
ognuno porta la sua parte, più o meno grande, di responsabilità.
Personalmente sono contento se, com'è stato annunciato, arriverà un cantiere per mettere in sicurezza la chiesa. E’ giusto
e necessario farlo, ma non possiamo fermarci lì.
Il problema come dicevo è d’idee.
Vediamo di farci qualche domanda. È
possibile che un immobile così prestigioso, come l’ex ospedale, debba essere
messo all'incanto al miglior offerente, senza per altro trovare un acquirente e
restare in balia del tempo e dell’incuria?
E’ possibile che una chiesa magnifica,
una delle poche nella provincia con una scalinata monumentale, possa non avere
altra destinazione che quella di essere, scusate la brutalità, una testimonianza
rabberciata della sua passata grandezza?
Ci vogliono idee, tanto più che quella
piazza è, una cerniera verso Porta Romana una zona che ha anch'essa bisogno di
cure e sulla quale, prima o poi, ritornerò per dire qualcosa. Forse occorrerebbe
studiare un progetto complessivo affinché la zona di S. Agostino possa tornare a
essere quel gioiello luminoso che era in passato. Su questo occorre lavorare, cercando finanziamenti,
che ci sono, per l’edilizia ospedaliera dismessa, contributi europei, che
esistono, ma soprattutto bisogna sapere cosa fare.
Due semplici proposte: l’ex ospedale
può diventare per una porzione una scuola e per l’altra un centro servizi per
la convegnistica, la chiesa può trasformarsi oltre che in un contenitore per
mostre come è stato preannunciato, in una grande sala convegni attrezzata. E
infine il bel giardino dell’ex ospedale, che guarda sulla Valdichiana, potrebbe
essere un luogo d’incontri e cultura. Ecco allora che una piccola porzione di
paese riprenderebbe vita, nel pieno rispetto del passato e delle attese del
futuro.
Paolo Brandi
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