“Nomen
omen” è una locuzione latina che grossomodo significa "il destino nel
nome". Mi è venuta in mente quando ho letto che i delegati di Liberi e
Uguali della Lombardia avevano deciso di dire no al candidato del Pd stabilendo
di correre da soli con Onorio Rosati per la presidenza della Regione.
Onorio
è un nome piuttosto inconsueto che rimanda Onorio imperatore, conosciuto perché
durante il suo regno i Visigoti saccheggiarono Roma. Un fatto considerato
epocale, tanto che S. Agostino nel “De Civitate Dei”, lo vide come un segno della
prossima fine del mondo.
Non
voglio esagerare: Il fatto che Onorio sia candidato alla Presidenza della
Regione Lombardia non vuol dire che si avvicini l’Apocalisse, però avvicina
ancor di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, la disintegrazione di una
prospettiva di centrosinistra in Italia.
Per
questo avverto crescere in me lo stesso sentimento di rabbia e impotenza che
già avevo sentito affiorare quando, in vista delle ormai prossime politiche,
non è stato possibile costruire un’alleanza tra PD e Liberi e Uguali. Sancendo,
di fatto, la sconfitta in molti collegi uninominali.
Tutto
questo mentre la destra è in difficoltà in Lombardia e si presenta unita alle prossime
elezioni politiche: laddove si può tentare di vincere non ci si allea, dove c’è
il rischio che la destra prevalga si decide di non fare muro.
Come
diceva l’ambasciatore di Serse agli Spartani nel film 300: “questa è blasfemia,
questa è pazzia”.
Il
gruppo dirigente del Pd porta diverse responsabilità nella frattura che si è
creata a sinistra, quando una parte del tuo partito se ne va, non puoi
trattarla con sufficienza come fossero dei “vecchi rimbambiti”. E non puoi, davanti ad una domanda precisa sugli
scenari dire, più o meno, che Liberi e Uguali equivalgono a Forza Italia.
Come
ho già detto, spettava a Renzi, non a Fassino fare un atto di umiltà, cioè chiedere
un confronto sui temi che stanno a cuore a milioni di persone. Perché non è
vero che la gente ormai pensa solo ai cazzi propri, lo sapete perché ci pensa? Perché
non vede altre soluzioni. E se va a votare, ci va con la rabbia in corpo, il voto
ormai non è più una scelta di speranza ma un segnale di disperazione.
Dalla
parte, quella della sinistra pura, che sceglie di correre da sola, mi pare prevalga
un “cupio dissolvi”, un desiderio di morire che rimanda a un libro pensato in
tutt’altro contesto e intitolato “a cercar la bella morte”.
La
ragione, oggi come allora, non prevale, prevale il sentimento, anzi il
risentimento. Non che la politica sia fatta solo di pura ragione ma i sentimenti
devono essere positivi, solari, non può vincere il rancore, la ripicca, l’astio.
In questo modo possiamo dare soddisfazione a qualche tifoso ma non risolviamo i
problemi. La gente ha bisogno di risposte non di chiacchere. Se, come ha
affermato Renzi in un recente dibattito Tv, chi prende 1400 euro il mese è un povero,
allora questo è un paese di poveri. Dove la ricchezza, che pure cresce, è distribuita
in maniera ineguale, dove non solo la politica ma tante caste, si ingrassano a
spese di tutti.
Il
tema del lavoro è un tema? Il tema della giustizia sociale è un tema? Il tema
dei come ridare forza a un paese dalle mille risorse è un tema? Il tema delle
tasse è un tema?
Allora
cominciamo a ragionarci sopra e smettiamola di dire “ se c’è quello, non ci sto
io”, non siamo qui per innamorarci di Renzi o D’ Alema ma per dare soluzioni al
ragazzo o alla ragazza che non vedono un futuro, al pensionato che non arriva a
fine mese, a quelli in coda per una visita medica.
E
siccome io vivo in provincia di Arezzo e non sulla luna, mi guardo intorno. E
quello che vedo non mi piace. Con questo
clima non solo sono a rischio le elezioni politiche, ma il prossimo anno saranno
in bilico tanti comuni, corriamo il pericolo di premiare la destra in maniera
esagerata e immeritata. Invece di pensare alle carriere personali, come purtroppo
in troppi fanno, sarebbe bene guardare avanti. Qui non si progetta più, parlo
di un progetto politico e di governo, si vive alla giornata, sperando di lucrare
consensi su FB e su twitter. Che tristezza, che pena.
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