E’ fuor di dubbio che una parte della Valdichiana
soffra da tempo di una crisi del manifatturiero piuttosto grave. Basta pensare
alle caduta dell’occupazione in alcune grandi imprese (Cantarelli e Sadam tra
tutte), alla contrazione del settore delle piccole e medie imprese, a cui si
aggiungono le difficoltà che incontrano le ditte legate al settore edile. Il
quadro è fosco anche se, dobbiamo dirlo, non tutto il futuro appare incerto.
Per esempio assistiamo, con piacere,
al consolidamento, su mercati emergenti, di imprese storiche ed all'arrivo di
nuovi investitori. Per esempio le notizie che arrivano da Lucignano portano una
ventata di ottimismo. Il nuovo stabilimento della SVI entrerà presto a
regime con circa 75 dipendenti. Per non parlare del
progetto Diakont, sempre a Lucignano,
che prospetta quasi 300 nuove assunzioni.
La stessa dinamicità non la ritroviamo
in altre parti della Valdichiana, complice una congiuntura che ha visto morire
aziende importanti per il nostro territorio.
E’ dunque una cosa buona che la Regione Toscana abbia deciso di individuare
i territori di Cortona e Castiglion Fiorentino
come "aree di crisi non complessa", aree che attendono per essere definitivamente
fissate il decreto del ministero dello sviluppo economico.
L’obbiettivo come dice la legge è abbastanza
chiaro “rilanciare le aree colpite da crisi industriale attraverso la
valorizzazione della vitalità imprenditoriale e delle potenzialità dei singoli
territori”.
Tanto per chiarirsi un po’ le idee è
utile specificare che le “aree di crisi non complessa” sono quei territori dove
la recessione economica e la perdita occupazionale hanno avuto un impatto
significativo sullo sviluppo, sicuramente meno che nelle “aree di crisi
complessa” (per esempio, in Toscana, Piombino e Livorno) ma sicuramente
significativo.
E’ da tempo che andiamo sostenendo che
le difficoltà economiche di una bella fetta della Valdichiana non si risolvono
con appelli generici ma con azioni concrete. Questa sembra essere una di quelle,
evitiamo però la demagogia, i facili trionfalismi e quel vezzo, di una certa
parte della politica nostrale, di creare facili illusioni. Qui non ci sono decorazioni
da appuntarsi al petto ma c’è da lavorare sodo.
Intanto occorre dire che gli 80 milioni
di euro di sostegno di cui si è sentito parlare sono quelli previsti su scala
nazionale, per cui chi dice che arriverà un pioggia d’oro sulla Valdichiana
spara bombe mediatiche e nulla più. Però siccome alla fine può darsi che
qualche finanziamento arrivi è bene chiarire che i destinatori non saranno le
amministrazioni pubbliche ma le singole imprese. E qui che casca l’asino.
Perché le amministrazioni pubbliche,
pur non essendo beneficiarie di finanziamenti, hanno il dovere istituzionale e politico
di prepararsi. Cioè di capire come e in quale direzione sviluppare l’economia
locale.
Non ci stancheremo mai di dire che il
governo del territorio non può essere “appaltato” alle grandi imprese o ai grandi gruppi
economico-finanziari, anche se hanno un milione di certificazioni di buona
condotta e prefigurano chissà quali scenari bucolici.
Il governo del territorio appartiene ai
cittadini attraverso le istituzioni liberamente elette.
Ed è arrivato il momento per i
cittadini e le istituzioni di dire con
chiarezza cosa si vuole per questa Valdichiana. Turismo, agricoltura di qualità
sono settori importanti ma da soli non bastano. L’industria e la piccola e media
impresa sono importanti, anzi decisive per qualunque economia. Ed allora, a
fronte della possibilità di sostegni, occorre che le amministrazioni, le associazioni
e la politica facciano la loro parte.
Il futuro come dice qualcuno è
collegare agricoltura e industria? Benissimo allora si lavori pancia a terra in
questa direzione senza perdere troppo tempo. Per altro giova ricordare che i
finanziamenti per le aree di crisi non complessa sono stati estesi a settori come il turismo e l’energia. E’ possibile
capire una buona volta cosa si intende fare su questi comparti che prefigurano
un nuovo modello economico? Lasciamo tutto alla libera iniziativa o costruiamo
le premesse per una crescita armonica in equilibrio con il territorio e con i
suoi abitanti? Il tempo stringe e siccome l’economia corre c’è il rischio di
rimanere indietro.
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