martedì 4 ottobre 2016

VALDICHIANA E AREE DI CRISI NON COMPLESSA. E' UNA OPPORTUNITÀ' DA COGLIERE

E’ fuor di dubbio che una parte della Valdichiana soffra da tempo di una crisi del manifatturiero piuttosto grave. Basta pensare alle caduta dell’occupazione in alcune grandi imprese (Cantarelli e Sadam tra tutte), alla contrazione del settore delle piccole e medie imprese, a cui si aggiungono le difficoltà che incontrano le ditte legate al settore edile. Il quadro è fosco anche se, dobbiamo dirlo, non tutto il futuro appare incerto.  
Per esempio assistiamo, con piacere, al consolidamento, su mercati emergenti, di imprese storiche ed all'arrivo di nuovi investitori. Per esempio le notizie che arrivano da Lucignano portano una ventata di ottimismo. Il nuovo stabilimento della SVI entrerà presto a regime con circa 75 dipendenti. Per non parlare del progetto Diakont, sempre a Lucignano, che prospetta quasi 300 nuove assunzioni.

La stessa dinamicità non la ritroviamo in altre parti della Valdichiana, complice una congiuntura che ha visto morire aziende importanti per il nostro territorio.
E’ dunque una cosa buona  che la Regione Toscana abbia deciso di individuare i territori di  Cortona e Castiglion Fiorentino come "aree di crisi non complessa", aree che attendono per essere definitivamente fissate il decreto del ministero dello sviluppo economico.
L’obbiettivo come dice la legge è abbastanza chiaro “rilanciare le aree colpite da crisi industriale attraverso la valorizzazione della vitalità imprenditoriale e delle potenzialità dei singoli territori”.

Tanto per chiarirsi un po’ le idee è utile specificare che le “aree di crisi non complessa” sono quei territori dove la recessione economica e la perdita occupazionale hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo, sicuramente meno che nelle “aree di crisi complessa” (per esempio, in Toscana, Piombino e Livorno) ma sicuramente significativo.
E’ da tempo che andiamo sostenendo che le difficoltà economiche di una bella fetta della Valdichiana non si risolvono con appelli generici ma con azioni concrete. Questa sembra essere una di quelle, evitiamo però la demagogia, i facili trionfalismi e quel vezzo, di una certa parte della politica nostrale, di creare facili illusioni. Qui non ci sono decorazioni da appuntarsi al petto ma c’è da lavorare sodo.
Intanto occorre dire che gli 80 milioni di euro di sostegno di cui si è sentito parlare sono quelli previsti su scala nazionale, per cui chi dice che arriverà un pioggia d’oro sulla Valdichiana spara bombe mediatiche e nulla più. Però siccome alla fine può darsi che qualche finanziamento arrivi è bene chiarire che i destinatori non saranno le amministrazioni pubbliche ma le singole imprese.  E qui che casca l’asino.
Perché le amministrazioni pubbliche, pur non essendo beneficiarie di finanziamenti, hanno il dovere istituzionale e politico di prepararsi. Cioè di capire come e in quale direzione sviluppare l’economia locale.
Non ci stancheremo mai di dire che il governo del territorio non può essere “appaltato”  alle grandi imprese o ai grandi gruppi economico-finanziari, anche se hanno un milione di certificazioni di buona condotta e prefigurano chissà quali scenari bucolici.
Il governo del territorio appartiene ai cittadini attraverso le istituzioni liberamente elette.
Ed è arrivato il momento per i cittadini e le istituzioni  di dire con chiarezza cosa si vuole per questa Valdichiana. Turismo, agricoltura di qualità sono settori importanti ma da soli non bastano. L’industria e la piccola e media impresa sono importanti, anzi decisive per qualunque economia. Ed allora, a fronte della possibilità di sostegni, occorre che le amministrazioni, le associazioni e la politica facciano la loro parte. 
Il futuro come dice qualcuno è collegare agricoltura e industria? Benissimo allora si lavori pancia a terra in questa direzione senza perdere troppo tempo. Per altro giova ricordare che i finanziamenti per le aree di crisi non complessa sono stati estesi a settori  come il turismo e l’energia. E’ possibile capire una buona volta cosa si intende fare su questi comparti che prefigurano un nuovo modello economico? Lasciamo tutto alla libera iniziativa o costruiamo le premesse per una crescita armonica in equilibrio con il territorio e con i suoi abitanti? Il tempo stringe e siccome l’economia corre c’è il rischio di rimanere indietro.



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