lunedì 3 ottobre 2016

CI VOGLIONO CERVELLONI ANCHE IN POLITICA

La notizia è di quelle che fanno leccare i baffi perché segna un cambio d’inversione, parliamo del progetto del governo, che sarà inserito nella prossima legge di Bilancio, per individuare 500 ragazzi da seguire negli studi universitari.
Tradotto in soldoni, vuol dire che 500 studenti “plus-dotati”, al quarto e quinto anno delle scuole medie superiori, saranno sostenuti, o per meglio dire adottati dallo Stato: “finanziati con un assegno mensile e seguiti da un tutor fino al compimento degli studi, scuole di specializzazione e master all'estero compresi”.

E’ una bella scommessa sul futuro del nostro paese. Finalmente si decide di investire sull'intelligenza, sulle idee, sul capitale umano, sulla possibilità che gente con il cervello possa dare un contributo al proprio paese invece di andare a spendere i propri talenti all'estero.
Senza essere polemici sarebbe bello che lo stesso criterio fosse adottato anche nell'agone politico dove, a parte qualche lodevole eccezione, pare (il dubbio in questi casi è d’obbligo) che vengano premiati non i più intelligenti, i più bravi, quelli con un po’ di sale nella zucca ma quelli più capaci a dire di “si”.

I partiti, tutti senza eccezione, dovrebbero investire moto di più in formazione e non attraverso scuole di politica che di scuola, purtroppo, hanno solo il nome. Molto meglio un sano tirocinio, un po’ come si faceva un tempo con gli apprendisti artigiani apprendendo all'inizio i rudimenti del mestiere e poi, man mano, arrivare al prodotto finito.
E per rudimenti non intendiamo solo l’arte della politica, la conoscenza delle leggi, dei commi e dei codicilli o di come si forma una delibera. Quelle sono cose che s’imparano abbastanza alla svelta quello che più conta è il rapporto umano, l’approccio con la gente, la comprensione dei bisogni. E soprattutto una cosa che ormai sembra essersi pesa nel “mare magnum” dell’indifferenza e della faciloneria e cioè lo spirito di squadra, la solidarietà tra chi rema nella stessa barca. Insomma c’è bisogno di investire sul futuro anche in politica, preparando uomini e donne in grado di capire quali siano le priorità, le scelte da fare non in relazione al proprio tornaconto ma guardando all'interesse generale. E’ un mestiere difficile che richiede tempo e voglia, ma soprattutto, come la pesca, presuppone pazienza e non la voglia di agganciare subito all'amo il pesce più grosso.




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