lunedì 3 ottobre 2016

IL TURISMO E' UNA INDUSTRIA E NON UNA MEDAGLIA

Per l'Italia, e aggiungiamo noi per la Toscana, il turismo è sempre stato fonte di ricchezza. Recentemente sono stati registrati risultati molto positivi per quanto riguarda la stagione estiva. Questo incremento di presenze, come dicono esperti del settore, è dovuto in gran parte  a fattori esterni che  hanno portato molti italiani a fare le vacanze dentro i confini nazionali e hanno dirottato nel nostro paese turisti stranieri, sottraendoli ad altre destinazioni ritenute pericolose.

Per questo appaiono fuori scala gli strombazzamenti sull'aumento del turismo in sede locale. Incremento dovuto, secondo alcuni cointeressati cantori, a politiche di promozione territoriale di cui, in verità, non s’è accorto nessuno.
Discorso ben più serio è come consolidare questo flusso positivo quando domani le coste del Mediterraneo torneranno a essere appetibili e gli italiani decideranno di riaffollare le spiagge della Spagna, della Grecia o della Croazia.

“Carpe diem” dicevano i latini, cogli l’attimo, ma per fare cosa?
In primo luogo utilizzare al meglio il nostro patrimonio che, a confronto di altre nazioni, è immenso, bellissimo e pieno di fascino. Le stime nazionali ci dicono che una valorizzazione piena delle ricchezze storiche, artistiche, ambientali significherebbe incrementare il Pil di circa 30 miliardi e l'occupazione di 500 mila nuovi posti di lavoro. Fatte le debite proporzioni, anche la ricaduta in sede locale sarebbe notevole da tutti i punti di vista.
Invece dalle nostre parti si ciancica soltanto di arrivi (fattore importante ma non decisivo) e non su quanto i turisti spendano nel territorio e quale sia il loro grado di soddisfazione. Siamo nella completa assenza di una “politica industriale” legata a questo settore. Arrivando a dire che consentire l’accesso gratuito ai musei (per tutti) è una scelta di promozione, senza spiegare quanto la gratuità smuova d’indotto nell'economia locale. Soltanto un ritorno di questo tipo giustificherebbe per l’Ente Pubblico il pagamento degli addetti, le spese fisse, il costo dei servizi senza incassare un euro.
Anche perché la crescita è destinata a essere un fuoco di paglia se nel frattempo non vi è un rafforzamento dell’analisi sui fabbisogni e sul modo di soddisfarli. Ma da noi si preferisce la vecchia arte di arrangiarsi per cui si danno i musei in mano a un soggetto debolissimo dal punto di vista delle competenze con il solo obiettivo di tenere aperta la porta.  Salvo che non vi sia un’idea diversa per la prospettiva che a oggi non è dato conoscere.  Un’idea che però non può prescindere da politiche di area che sembrano latitare.
Anche nel nostro piccolo, ci riferiamo a Castiglioni, alcune cose potrebbero essere fatte per non perdere il prossimo treno: ad esempio c’è un’idea di come sviluppare in la rete dei musei? C’è un programma di come tenere insieme quell’unicum architettonico e culturale che è dato dall’area fortificata medioevale (torre, mura del cassero) con l’area archeologica?  C’è un disegno di come collegare turismo e tecnologia? C’è un progetto di valorizzazione di alcune fortunate specificità, come ad esempio la presenza di opere uniche che vanno dalla Croce santa, al Grande crocefisso dipinto per finire alle opere di Bartolomeo della Gatta?
“Secondo Google, ogni viaggiatore visita mediamente 22 siti web prima di prenotare una vacanza e la percentuale di coloro che utilizzano le tecnologie mobili per registrarsi in aereo o in hotel sta avvicinandosi al 70%. Gli stessi cambiamenti che stanno modificando altri settori dell'economia e della società hanno iniziato a influenzare profondamente i comportamenti dei turisti e richiedono un'evoluzione delle strutture e delle capacità dell'offerta”. Sono questi i mutamenti che dobbiamo cogliere, superando una visione miope, per cui quest’anno è andata bene e l’anno prossimo si vedrà.

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