Da parte di qualche faccia di bronzo, si continua a sostenere che
la svendita del patrimonio del Serristori sia stata un affarone per l’Ente e
per i castiglionesi. Noi continuiamo a sostenere che il business l’ha fatto chi
ha comprato.
Invece di sparare stupidaggini il presidente del Serristori
dovrebbe chiarire se dentro le vendite erano ricompresi o meno i volumi delle
vecchie case, in questo caso l’affare per l’acquirente sarebbe doppio.
Una voce diffusa ad arte racconta che il compratore, con
quest’acquisto, avrebbe
fatto un favore alla nostra comunità. Noi non abbiamo mai visto un imprenditore
che butta i soldi dalla finestra ed infatti le notizie che abbiamo raccolto
dicono esattamente il contrario.
Guarda caso una delle nuove tendenze dell’economia è di
capitalizzare in boschi e foreste. Molti investitori stanno collocando i propri
denari in fondi che comprano e gestiscono aree boschive che, nel medio periodo,
si dimostrano un’ottima forma di guadagno.
Se questa è la situazione chi è che ha auto l’occhio lungo?
Il presidente dell’Ente che liquida a prezzo di realizzo un
patrimonio o l’imprenditore intelligente che guarda avanti e coglie al volo
l’affare?
A futura memoria ricordiamo che 211 ettari di bosco e pascolo (in
sostanza tutto il patrimonio boschivo dell’Ente) sono stati venduti a 192.000
euro. La Commissione provinciale dell’Agenzia delle entrate ha stabilito che i
boschi nelle colline di Arezzo valgono 4000 euro a ettaro e i pascoli 2100. Una
differenza macroscopica e scandalosa. Anche facendo la tara appare davvero
basso il prezzo di 1000 euro a ettaro per il bosco e di 800 per il pascolo
praticato dal Serristori.
Peraltro ci sarebbero da chiarire altre cose.
Chi è quel signore che ha fatto un’offerta fuori tempo massimo
consento così di dire che la gara aveva visto più di un partecipante?
Ma soprattutto è vero che da parte di un confinante era stato
esercitato il diritto di prelazione e poi s’è ritirato? Perché ha fatto marcia
indietro? A quali condizioni?
In nome della tanto declamata trasparenza amministrativa qualcuno
dovrebbe dire qualcosa, altrimenti può sorgere il ragionevole dubbio che i beni
pubblici siano trattati come beni privati.
L’unica cosa certa è che a rimetterci sono stati i castiglionesi,
che hanno visto smerciare un patrimonio che gli apparteneva da centinaia di
anni. Viene da domandarsi a cosa diavolo pensasse il Sindaco che per legge
dovrebbe vigilare. Ma ancora una volta Agnelli aveva la testa tra le nuvole,
troppo impegnato a mostre il suo profilo migliore alle telecamere.
PARTITO DEMOCRATICO
DI CASTIGLION FIORENTINO
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