La contesa #referendaria sta assumendo
sempre più i contorni di una disputa tra guelfi e ghibellini, dove non conta il
merito delle ragioni (ce ne sono di buone da una parte e dall'altra) ma vale
solo l’appartenenza, il tifo, la ricerca di smontare le argomentazioni
dell’avversario forzando la mano di una propaganda becera e senza costrutto.
Così come non è accettabile, da parte
del fronte del NO, utilizzare lo strumento referendario per disarcionare #Renzi è
altrettanto disdicevole che il SI faccia gorgogliare la pancia degli elettori
con una campagna demagogica.
Non ha senso, per esempio, agitare lo
spettro di una #recessione qualora dovessero prevalere i contrari alla riforma. Purtroppo
la crisi economica divora ricchezza e posti di lavoro da parecchi anni e, stante
la globalizzazione, crediamo proprio che ai cinesi, agli indiani o ai nord
americani della riforma costituzionale italiana non gliene freghi proprio niente.
I tanto evocati mercati guardano a ben altre cose: all'indice di produttività,
alla scarsa propensione all'innovazione, alla fuga dei cervelli, alla lentezza
della giustizia amministrativa, non certo alla trasformazione del #senato in
camera delle autonomie oppure alla scomparsa del CNEL con annessi e connessi.
Ma quello che ferisce di più nella
propaganda del Si è l’utilizzo, senza cautele, dell’antipolitica. E’ come
sciogliere un mastino idrofobo per poi accorgersi che morde la mano del
padrone.
Quando appaiono manifesti con su
scritto “Cara Italia, vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un SI”,
siamo quasi a un punto di non ritorno.
Altro era dire volete diminuire le
spese della politica?
Quantomeno il messaggio avrebbe avuto
un senso compiuto. E anche su questo ci sarebbe parecchio da discutere. Per esempio
nessuno dice che trasformando il senato (non abolendolo) rimangono pressoché
invariate le spese di funzionamento, le spese di un personale super pagato, le
spese per i servizi. Anche quelle fanno parte dei costi della politica oppure
no?
Ma che vuol dire diminuire il numero
dei politici e chi sono questi maledetti politici da azzerare?
Noi crediamo che il desiderio
principale della gente sia avere dei rappresentanti politici capaci e onesti.
Si può anche diminuire, com’è stato fatto, il numero dei consiglieri comunali,
togliere di mezzo i consigli provinciali, ridurre i consigli regionali,
sostituire i Senatori con i rappresentati di comuni e regioni. Ma se poi quelli
che rimangono non capiscono niente o peggio ancora continuano a utilizzare le
proprie cariche per vantaggi personali credete proprio che si sia risolto il
problema? Non prendiamoci in giro.
Il messaggio di quell’orrendo
manifesto è brutto perché fa indirettamente capire che forse della politica se
ne può fare anche a meno. E allora ritorna alla memoria, per chi ha ancora un
po’ di conoscenza della storia, il regio decreto n°1910 del 3 settembre 1926 con
il quale gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni
svolte in precedenza dal sindaco, dalla giunta comunale e dal consiglio
comunale furono trasferite al podestà, che era nominato dal governo. Anche in
quel caso ci fu una bella riduzione del numero dei politici ma non certo a
vantaggio della democrazia.
La strada non è solo quella di ridurre
il numero delle rappresentanze o delle poltrone nei vari enti, la diminuzione
delle spese si poteva raggiungere in maniera molto più semplice diminuendo le
indennità. I numeri sono impietosi. Rapportando l’indennità dei deputati con la
ricchezza di ogni nazione viene fuori un quadretto dove i nostri parlamentari
percepiscono 5,5 volte il reddito pro-capite nazionale, gli spagnoli l’1,96 i
tedeschi il 2,89. Come mai non s’è deciso di dare una bella sforbiciata da
quelle parti?
E’ di questo che la gente s’è rotta le
scatole e hanno dunque buon gioco i ciarlatani a trasformare la politica in un
mostro ingordo e senza fondo. Di fronte a questo non serve, come sembra fare il
fronte del SI, inoculare dosi ancora più massicce di populismo. Il rischio è di
avvitarsi in una spirale senza fine perché la demagogia, come insegna la storia,
è una droga pericolosa, che richiede roba sempre più forte e crea assuefazione
alle peggiori cazzate che possono venire alla bocca di un uomo.
Ci dispiace che quei manifesti, così palesemente
sbagliati, rechino in calce la firma del PD, un partito che era nato per
cambiare in meglio l’Italia non per imbonirla.
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