martedì 18 ottobre 2016

DAGLI USA ALLE "CHIANE" RICETTE A CONFRONTO

Il presidente degli USA indica come risposta ai populismi una politica economica che «riduca le diseguaglianze, aumenti i salari, investa nell'istruzione».
Ecco una buona base di partenza per una seria, e sottolineamo seria, piattaforma politica del  centrosinistra. Purtroppo in questa direzione vediamo solo segnali di fumo. La riduzione delle disuguaglianze presuppone infatti una redistribuzione del reddito (che non è solo legato alle retribuzioni ma anche a servizi efficienti, a un fisco giusto e a quant'altro serve per smussare le ripide scale dell’economia di mercato). Redistribuzione che oggi appare una chimera.
Il punto vero però , tornando alle strategie degli Stati Uniti, è che in quel paese si sono fatte delle scelte precise.

Con  una forte manovra di investimenti pubblici hanno stimolato l’economia, salvato interi comparti industriali, stabilizzato le banche, creato nuove infrastrutture, sostenuto le piccole imprese, aiutato le famiglie. I risultati confermano la bontà di queste decisioni. “Le imprese americane hanno creato oltre 15 milioni di nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è stato dimezzato. I lavoratori hanno visto aumentare le retribuzioni e i tassi di povertà sono diminuiti”.
Insomma sembra che, per certi aspetti, gli USA siano più “socialisti” della vecchia Europa, prigioniera dei rigidi paletti imposti da una pletora di tecnocrati senz'anima.
Fa bene Renzi a porre il problema del superamento di una inflessibilità assurda che penalizza tutti e non consente all'economia di svilupparsi. Ma noi crediamo che la macroeconomia da sola non basti, occorre uno sforzo eccezionale da parte di ogni singola articolazione dello stato. A cominciare dalle Regioni che, a nostro modesto avviso, potrebbero fare molto di più in termini di redistribuzione del reddito, pensiamo per esempio al miglioramento delle prestazioni sanitarie ed allo stimolo per le imprese, in particolare quelle giovanili.
Ma anche i comuni non possono chiamarsi fuori . Sappiamo tutti che gli Enti Locali versano in uno stato di grande difficoltà, ma il problema non sta sole nelle assurde limitazioni dei patti di stabilità.
Il problema di moti comuni è che peccano di eccessivo attendismo. Stare sull’albero a cantare è troppo semplice. Il compito di un’amministrazione è quello di indicare delle prospettive, costruire progetti. E’ quello di prefigurare un futuro per la propria comunità. Occorre investire di più in idee, selezionare le è priorità muoversi in una logica strategica che non si limiti ai confini amministrativi. Oggi non è così. Ci si riduce a gestire l’esistente, inventandosi ogni tanto qualche colpo di testa per fornire materiale ai giornali. In questa Valdichiana per esempio ci sarebbero le condizioni per creare un domani diverso per i giovani e per le imprese. Un programma ambizioso che dovrebbe coinvolgere ogni singola amministrazione, coniugando tradizione e innovazione, mettendo insieme il patrimonio artistico e storico dentro una seria politica di marketing, aumentando il livello di attrattiva del territorio. Si fa qualcosa? Ben poco, le idee languono e con loro le nostre comunità. Allora non ci si può lamentare se anche da noi cresce l’insofferenza, la frustrazione e la rabbia. No, non possiamo lamentarci se alla fine rischia di vincere chi soffia sul fuoco della intolleranza.


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