venerdì 21 ottobre 2016

QUATTRO COSE QUATTRO DA CHIEDERE AI NOSTRI AMMINISTRATORI

“Trasparenza” è stato il grido di battaglia con cui tanti nuovi sindaci hanno vinto le ultime elezioni amministrative. La loro furia moralizzatrice era così grande, così convinta, così urlata da far sembrare  che i comuni, del nostro bel paese, fossero tutti piombati in un medioevo gotico, piene di nebbie e trabocchetti.  Però, una volta insediati, quasi tutti hanno mandato affanculo la trasparenza, limitandosi a quello che la legge prevede. Per esempio la pubblicazione degli atti on-line.  Un brodino caldo a confronto di quello che succede in certi comuni.

Inoltre gli atti sono scritti in maniera tale che la gente normale fa fatica a raccapezzarsi e qualche volta  sono così fuorvianti che, per cercare qualcosa, ci vuole il cane da tartufo. 
Eppure tre o quattro cose si potrebbero fare da subito, ma la maggior parte dei nostri bravi amministratori  si guarda bene dal farle, dimenticandosi  degli impegni che si erano presi con i cittadini in campagna elettorale. Ma si sa le campagne elettorali sono ormai una commedia dell’arte dove prevalgono i buffoni, gli arlecchini, i pulcinella con tutto il codazzo di leccaculo e ruffiani.
Comunque anche dalle opposizioni (destra e sinistra pari son) non ci pare che arrivino grandi spinte in questo senso. Eppure le cose da chiedere non sono così complicate.
Vediamo un po’ cosa si potrebbe domandare a un sindaco, a un assessore o un presidente di una partecipata per aumentare il livello di trasparenza.


1)    Presentare un curriculum. Detto così sembra una cazzata, eppure per essere assunti in qualsiasi posto di lavoro si presenta il curriculum vitae. Un documento sintetico (non più di due pagine) che indichi la formazione, le principali esperienze lavorative e gli eventuali incarichi pubblici ricoperti perchè i cittadini hanno il diritto di conoscere competenze, storia e incarichi di chi li governa.

2)    Dichiarare se ci sono potenziali conflitti d’interesse. Averne non è di per sé un reato o un disonore. L’importante è essere trasparenti e ammettere che in alcune circostanze gli interessi personali o dei propri familiari potrebbero entrare in conflitto con quelli pubblici. Ogni cittadino dovrebbe poter sapere se c’è il rischio che interessi privati possano minacciare l’indipendenza dei propri amministratori.

3)    Rendere pubblico il proprio status giudiziario per adempiere a quello che dice l’articolo 54 della Costituzione  per il quale “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Per questo motivo è giusto che si conosca per filo e per segno  i rapporti con la giustizia, penale e amministrativa di chi governa. Carichi pendenti, avvisi di garanzia, eventuali condanne. E non basta esibire la prova del casellario giudiziario, perché esiste l’istituto della “non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale”. Tutto questo non per mettere sulla graticola qualcuno ma per consolidare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.

4)    Rendere pubblico il proprio stato patrimoniale prima e dopo lo svolgimento del mandato amministrativo per capire, ad esempio, se il fatto di aver ricoperto una carica pubblica abbia portato ad un cambiamento significativo della ricchezza del singolo amministratore.  Il che non significa che debba per forza aver rubato o preso tangenti. Significa che un nullafacente, che fino al giorno prima attestava un reddito da fame,  e il giorno dopo dichiara un reddito dignitoso significa che ha fatto della politica la sua professione. Niente di male, ma almeno sapremo con chi abbiamo a che fare, non con dei professionisti o imprenditori, come dice qualcuno, imprestati alla politica ma politici a tutto tondo. Così come chi svolge una libera professione è indubbiamente avvantaggiato, per tanti motivi,  dall'essere un amministratore pubblico, è interessante capire quanto questo incida sul reddito.

Se queste notizie venissero divulgate la fiducia dei cittadini ne uscirebbe sicuramente rafforzata, non solo, crediamo pure che ci sarebbero delle belle sorprese. Personaggi  che si presentano come custodi della morale pubblica, ne uscirebbero parecchio ridimensionati.



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