lunedì 28 maggio 2018

IL PRESIDENTE POTEVA ANDARE A VEDERE SE SI TRATTAVA DI UN BLUFF.


"Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole" diceva Mao, dunque la confusione che si è creata dopo la rinuncia di Conte a costruire un governo dovrebbe essere la più favorevole del mondo, ma per chi?
Risposta scontata, per chi ha interesse a destabilizzare.  
E qui ci viene in soccorso Sun Tzu, un tipino che di strategia se ne intendeva, il quale sosteneva che “con ordine, affronta il disordine; con calma, l’irruenza”.
Affrontiamo quindi le cose con la giusta dose di autocontrollo.
In molti, alcuni convintamente, altri perché sono dei pappagalli, gridano al Golpe perché il Presidente Mattarella ha deciso di esercitare fino in fondo le prerogative costituzionali rifiutando il nome di un ministro.
Andiamoci piano con le parole, è pur vero che i Golpe non sono solo quelli con i carrarmati nelle piazze. Ci sono anche i Golpe “bianchi” che avvengono senza tintinnio di sciabole. Ma non è questo il caso, l’articolo 92 della Costituzione è chiaro “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”: nomina non prende atto.
Altra cosa è dire se il Presidente ha fatto bene a rifiutare la nomina di un ministro dando il via a una campagna elettorale dai toni veementi per non dire violenti.
Non credo che abbia fatto bene, anche se c’è qualcosa che non torna.
Se quello giallo-verde doveva essere il governo del cambiamento io dico che non si è mai visto un governo “rivoluzionario” che si impicca sul nome di un ministro: il bene comune viene prima dei nomi. Quindi vien da pensare che qualcuno ha fatto il furbo.
 
Però in democrazia, per quanto la cosa possa far storcere il naso, contano i numeri ed è fuor di dubbio che l’inedita alleanza giallo-verde i numeri li aveva conquistati sul campo. Conquistati per demerito di chi c’era prima non per merito proprio ma così è, ed è inutile piangere sul latte versato.

giovedì 17 maggio 2018

Discussioni da Bar: I PIFFERAI MAGICI E LE COLPE DEL PD


“Se non si comportano bene mandiamo a casa anche questi…” è stato il lapidario commento di una signora al bar mentre un uomo ben vestito leggeva ad alta voce i punti del contratto tra 5 stelle e Lega, ricavati dalla prima pagina di un giornale.
In quell’affermazione c’è un condensato di tutto quello che è accaduto negli ultimi anni di vita politica in Italia: la delusione palpabile per quelli che c’erano prima. La mobilità dell’elettorato, una persona che parla così in passato ha votato Berlusconi e poi il Pd e l’ultima volta forse i 5 stelle. Sempre con l’idea di cambiare in meglio.
Ma cos'è il meglio? Per quella signora il meglio, ne sono convinto, è fatto di cose semplici: sentirsi più sicura quando cammina per strada, non assistere alle ruberie, avere uno stipendio o una pensione dignitosi, una sanità che funziona, un posto di lavoro per il figlio. Cose normali in un paese normale.
E qui sta la colpa, l’immensa responsabilità di chi fino ad oggi ha governato: aver costretto quella signora e con lei milioni di altre persone, a seguire, più per disperazione che convinzione, i pifferai magici che promettono tutto e il contrario di tutto.

Perché lo capisce anche un bambino che non è possibile ridurre le tasse e dare il reddito di cittadinanza, chiedere alla BCE di rinunciare al debito con l’Italia e nel frattempo sostenere l’uscita dall’Euro.
A questo punto giacché, come io credo, tante promesse saranno mancate, toccherà a qualcun altro dare risposte ai bisogni di quella donna.

lunedì 14 maggio 2018

RENZI DEVE DIRE COSA VUOLE


Per come la vedo il governo 5 stelle e Lega si farà, nonostante il giallo verde non sia un grande accostamento cromatico, pur avendo dei precedenti illustri nel mondo dei pali: è giallo verde la Nobile Contrada del Bruco a Siena e Borgo S. Lazzaro ad Asti.
Nel mondo del calcio invece il binomio giallo-verde, senza voler togliere nulla a nessuno non ha progenitori nobili. Le ricerche ci dicono che si fregiano di quest’abbinamento ben poche squadre, due fra tutte lo Şanlıurfa Spor Kulübü che gioca in seconda divisione Turca e il Melfi che milita in eccellenza. Altra cosa sarebbe stata un governo rosso-nero, bianco-nero, neroazzurro, biancorosso ma gli elettori hanno scelto diversamente.
Così il giallo verde è arrivato alla seria A della politica e c’è arrivato sulla scorta di un sentimento diffuso che mette insieme disperazione e speranza, voglia di cambiamento e conservazione, lotta ai privilegi e difesa delle piccole patrie.  

Ma nonostante le molte contraddizioni, il cambiamento c’è stato. Ha ragione Di Maio quando dice “qui si fa la storia”. Oddio poteva utilizzare una frase diversa, visto che è la stessa del colonnello Amon Goeth nel film Schindler's List quando parla dello sterminio degli ebrei di Cracovia, ma nella sostanza è corretta.
Con questo governo, se nascerà, si riscriverà un pezzo di storia. E’ la prima volta che partiti o movimenti che non appartengono alle grandi famiglie politiche europee: liberali, conservatori, socialisti, nazionalisti, si presentano uniti alla prova del governo.

mercoledì 9 maggio 2018

Aldo e Peppino


Il 9 maggio 1978 è una data maledetta: a Roma il ritrovamento del corpo di Aldo Moro assassinato dalle BR, a Cinisi l’uccisione di Peppino Impastato per mano della mafia.
Nomi lontani, che a qualcuno oggi dicono ben poco, perché la storia in questo paese si dimentica in fretta ma soprattutto non si insegna.
Aldo Moro e Peppino Impastato sono due personaggi molto diversi per cultura, per età, per appartenenza politica.  


Sono lontani ma non discordi perchè una cosa  li accomunava:  la voglia di impegnarsi per una società migliore e  non è retorica visto che entrambi ci hanno rimesso la vita.
Per questo, anche se può sembrare irrituale, mi piace ricordarli insieme.
Specialmente ora, in un momento come questo, dove la politica, non tutta è vero, non è giusto fare di ogni erba un fascio, sembra trasformata in uno spettacolo di burattini, dove qualcuno tira le fila e le marionette ballano.
Specialmente ora che la politica non ha più la P maiuscola e appare lontana anni luce dai bisogni della gente.  Aldo e Peppino ognuno a modo loro sono due esempi ed io sarò pure un ingenuo ma continuo a credere che i buoni esempi servano sempre.
Paolo Brandi


sabato 5 maggio 2018

LA POLITICA RIDOTTA A GIOCO DELL’OCA: roba da star male.



Quando leggo le cronache politiche mi viene un dubbio, anzi più di uno, ma uno in particolare: manca da parte di tutti il senso di realtà. 
Cioè quella qualità che chi si occupa della cosa pubblica dovrebbe possedere al massimo grado. 
In altre parole i problemi della gente passano in secondo piano rispetto a una serie di veti, controveti, subordinate, condizioni, cavilli. Come se invece di formare un governo per affrontare i problemi si giocasse al “gioco dell’Oca”: Fai due passi avanti, torna al via, resta fermo un giro. 

Eppure le cose son più semplici di quanto si voglia far credere, c’è per esempio la volontà da parte di qualcuno di affrontare un tema come quella delle disuguaglianze in questo paese? C’è la volontà di giocare da protagonisti e non da comprimari le partite internazionali? C’è la volontà di dire che l'italia non riparte fin quando il costo del lavoro è uno dei più alti al mondo e gli stipendi tra i più bassi d’Europa. C’è la volontà di dire che la tassazione nazionale e locale è spesso ingiusta? 
Se ci sono queste condizioni non è difficile trovarsi d’accordo. In caso contrario continuino pure il teatrino, consapevoli che qualcuno, prima o poi vincerà nei numeri, anche se , come accaduto recentemente in Friuli, il 50% degli elettori sta a casa. E quando metà dell’elettorato non va a votare non è mai un buon segno.
Paolo Brandi

giovedì 3 maggio 2018

CI VUOLE UN REFERENDUM NEL PD. MENO CHIACCHIERE E PIÙ’ FATTI


Un partito che ha paura di se stesso è destinato a finire come l’uroboro, per chi non s’intende di simboli l’uroboro è una specie di serpente che si morde la coda e si divora. Nella mitologia si mangia per poi rinascere nel caso del PD si mangia e basta.
Io però non sono pessimista. Dal punto di vista elettorale abbiamo toccato il fondo, il che non significa che si deve risalire per forza. Spesso il fondo nasconde delle insidie e si può rimanere prigionieri del fango.  Per tornare a respirare occorre un vigoroso colpo di reni.
Ma che colpo di reni può mai dare una direzione nazionale, come quella del PD, che non rappresenta più la realtà e vive di una luce riflessa che non c’è più?
La soluzione? Semplice tornare al partito o almeno a quello che resta.  Cioè a quelle persone che ancora s’impegnano per tenere in piedi un’ipotesi di centro sinistra in questo paese.

Non serve perdersi in diatribe dentro la direzione, non serve il sottobosco di accordi, accordicchi, inciuci e caminetti, quello che ci vuole è un pronunciamento degli iscritti.
Perché se è vera l’ipotesi che circola di un governo di centro destra con l’appoggio del Pd è giusto e necessario sottoporre quest’ ipotesi al voto di chi ancora fa parte del partito, così come sarebbe stato giusto sottoporre al voto l’idea di un accordo con i 5stelle. Spiegando le ragioni e i vantaggi per l’Italia, per la gente, per le imprese, per coloro che ogni giorno salgono su un treno o montano in macchina per andare a lavorare. Sembra che questa gente sia diventata invisibile, tutti ne parlano ma nessuno fa niente.
Ma c’è anche di più, e per questo la vicenda diventa avvincente come un libro giallo: se qualcuno, come pare, crede che il PD e il centro sinistra e le ragioni della sinistra siano superate e non abbiano più ragione di esistere deve dirlo con chiarezza. Basta sotterfugi, basta messaggi lanciati a mezza voce nei social e alla TV.