lunedì 24 ottobre 2016

LA VITA VERA NON SI FERMA E QUALCOSA SI PUÒ' ANCORA FARE

Il referendum somiglia a uno di quei giganteschi carri armati che spianano tutto quello che trovavano davanti, allo stesso modo il dibattito sul quesito referendario schiaccia ogni altra notizia.
Non è un bene che sia così. Perché la vita delle persone (la vita vera) non si ferma e non riparte grazie alla riforma della Costituzione.
Alla gente normale interessa la tranquillità, il lavoro, la qualità del tempo libero, la possibilità di essere curati, il futuro dei propri figli. Purtroppo ognuno di questi aspetti sembra oggi congelato, in attesa della fatidica data del 4 dicembre. Invece non è così, in particolare l’economia è un animale strano, che si muove, anche quando sembra fermo, e nel suo agitarsi mostra numeri preoccupanti.

Diminuiscono le assunzioni, in particolare quelle a tempo indeterminato, e aumentano i licenziamenti. E non lo dice un sindacalista malevolo ma i dati dell’INPS. I licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato sono passati, infatti, dai 290.656 del 2015 a 304.437, con un aumento del 4,7 per cento.
Nei primi 8 mesi del 2016 le assunzioni a tempo indeterminato sono state 805.168, con un calo del 32,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. E si conferma il massiccio utilizzo dei voucher, quelli da 10 euro, venduti fino ad agosto arrivano a 96,6 milioni, con un aumento del 35,9% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Insomma l’occupazione stabile è in crisi e aumentano le forme di precariato.

L’ultima finanziaria, in questo senso, contiene delle buone indicazioni che potrebbero segnare un’inversione di tendenza, ma non può bastare se non s’incide in profondità su uno degli aspetti più evidenti che frenano la ripresa: il peso insopportabile della pressione fiscale che colpisce imprese e dipendenti.
Questo è il nodo da affrontare e per quale non si vedono lumi. Purtroppo non se ne vedono nemmeno in ambito locale dove i tributi sono ormai ai massimi livelli. In verità, qui, qualcosa si potrebbe iniziare a fare, per esempio diminuendo le spese non strettamente necessarie e utilizzando meglio le professionalità interne evitando di dare incarichi esterni senza criterio. I buoni amministratori, di qualunque colore, dovrebbero fare un discorso di grande onestà ai cittadini, indicando con chiarezza quali sono le priorità. Noi ne suggeriamo alcune: scuola, tutela del territorio, servizi sociali, manutenzioni.  Tutte opzioni che guardano al futuro. Ma per far questo ci vuole coraggio e onesta intellettuale, tutte cose che sono diventate più rare di una perla nera.



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