Non
sono un patito di statuti e regolamenti, spesso sono, infatti, pensati più per ingarbugliare
che per risolvere i problemi.
Però mi piace il rispetto dei principi e uno dei
valori fondanti del Pd era (ed è) quello della partecipazione di elettori e iscritti
alle decisioni più importanti.
Un
principio in verità poco applicato in concreto, tranne forse che nella valutazione
delle candidature ai vari livelli.
Le
primarie sono una caratteristica del PD che, per quanto talvolta foriere di disastri,
basta pensare a quello che è accaduto in Liguria per le regionali e a Napoli
per le comunali, rappresentano comunque uno strumento di scelta.
Orbene
ci avviciniamo a grandi passi all’appuntamento elettorale, fissato per i primi
di marzo e almeno dalle nostre parti di selezione di candidature non se ne
parla proprio.
Anzi pare che di selezione delle candidature non
se ne voglia discutere. Sembra che entro gennaio il quadro degli aspiranti deputati
e senatori debba essere completato con buona pace della partecipazione.
Comprendo
la fretta, capisco la necessità di far presto, però a questo punto qualcuno
dovrebbe spiegare con quali criteri, almeno quelli, s’intendono scegliere i
futuri, possibili parlamentari.