Finché Orfini parla, abbiamo diritto
di commentare e siccome ogni giorno ne dice una è giocoforza ragionarci sopra
perché da Presidente del PD dovrebbe, con le sue esternazioni, essere garante
di autenticità.
L’ultima è di una limpidezza
cristallina. Infatti, dopo aver avviato un percorso di modifica della legge
elettorale con due forze politiche note per la loro affidabilità: Lega e
Movimento 5 stelle, pare sia nato subito un problema. E cioè che Grillo e o
suoi non vogliono i capilista bloccati.
Cosa risponde il Presidente del PD?
“Beppe Grillo non vuole i capilista bloccati?
Allora fa finta, non è vero che vuole andare a votare subito”.
Quindi, almeno per una parte del PD la
questione dei capilista scelti dal partito diventa decisiva per l’approvazione
di una legge elettorale. Pazzesco. Siamo difronte a una situazione dove il
mondo cambia, l’economia non decolla, la disoccupazione giovanile aumenta, l’insicurezza
cresce e ci si preoccupa di 100 capilista bloccati?
Che piccolezza, che meschinità. I
capilista bloccati sarebbero davvero il “pons asinorum”, cioè un ostacolo
insormontabile?
Per fortuna Orfini & C. erano nati
per combattere le vecchie canaglie appiccicate col vinavil alle poltrone. Non prendiamoci in giro, è evidente che la
scelta dei capilista da parte del partito significa un chiaro marchio di
fabbrica della maggioranza sulle nomine. Legittimo, sia chiaro. Lo diventa un
po’ meno dopo che la sconfitta alle amministrative e al referendum
richiederebbe una pur minima riflessione politica per capire per davvero se
l’attuale maggioranza ha ancora il diritto di vita o di morte sulla quasi totalità della maggioranza del
futuro gruppo parlamentare PD.
Però come sempre avviene ogni medaglia
ha il suo rovescio. Siccome si racconta che Orfini e tanti altri capi e capetti
faranno parte della cordata dei garantiti, il metodo per smentire questa
malignità esiste. Ammesso che questa faccenda delle candidature bloccate sia
davvero dirimente per i destini della democrazia italiana, cosa che non crediamo,
la nostra proposta è che quei cento posti vadano non ai tanti “yesmen” che abbondano
nel PD ma a personalità di spiccata capacità, cultura, intelligenza,
sensibilità. Persone che si sono distinte nei campi del volontariato, della
scienza, dell’economia, delle lettere. Insomma tutta quella gente che Renzi
evoca quando dice che bisogna ricostruire un rapporto tra cultura e politica.
Perché sembra aver capito che senza un’idea di fondo non si va da nessuna
parte.
E per gli altri? Per gli altri ci sono
le primarie che stabiliranno chi deve andare in lista e poi il vaglio delle
preferenze, così vedremo finalmente tanta gente “guadagnarsi il pane col sudore
della fronte”.
Vedremo finalmente i deputati tornare
nei territori, i presidenti di regione fare i presidenti di regione, i sindaci
fare i sindaci, ripristinando quel minimo di rapporti istituzionali e politici che
in questa grande confusione sembrano spariti, sovrapposti, incancreniti.
Questa sarebbe un bel segnale. Ma non
sperateci troppo, i capilista saranno scelti non con i criteri che si applicavano
nell'antica Cina dei Ming, dove anche il più povero poteva aspirare, per
capacità e studio, di arrivare in cima alla piramide. Qui più si è “ciucci” più
si fa carriera.
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