“Ex
malo bono” dicevano i latini, noi potremmo parafrasare “da una cazzata può nascere
una riflessione seria”.
La
cazzata è la conflagrazione mediatica scatenata a Castiglioni dalla “guerra
dell’Aglione”, un conflitto che, come tutte le contese che si rispettino, ha un
antefatto e uno svolgimento.
Il
casus belli, a quel che è dato sapere, è un’intervista di un assessore castiglionese
il quale, presentando l’adesione del comune all'Associazione per la tutela dell’Aglione,
pareva che annunciasse l’ingresso del comune nel Consiglio di sicurezza dell’ONU.
A
seguito di ciò il PD aveva ironicamente inviato l’assessore ad aderire, a
titolo personale, all'associazione per la difesa del carciofo.
La
faccenda, invece di finire in una generale risata, era proseguita in consiglio
comunale dove il Sindaco, non si sa bene se per tutelare il buon nome del
carciofo o quello dell’aglione, aveva inviato i consiglieri del PD a dissociarsi
da questo modo di fare politica, come se una battuta al sapore di ortaggi
avesse chissà quale riflesso negativo sull'etica, la morale e il buon nome del
comune.
Anche
in questo caso si pensava che la vicenda fosse conclusa. Invece no, da parte
del comune è partita la controffensiva orticola con l’invio, in busta intesta di
un bel pacchetto contenente aglione (ma non carciofi), all'indirizzo della segretaria
del PD.
Fin
qui la cazzata.
I
Democratici, però, non sembra abbiano troppa voglia di sorridere, perché come
scrivono in un loro comunicato “le Istituzioni sono una cosa seria, e invece a
Castiglioni gli attuali amministratori le stanno trasformando in un ritrovo di
buontemponi. Per esempio avremmo accettato lo scherzo se a portare il
capodaglio alla nostra Segretaria, fosse stato il Sindaco o un suo Assessore.
Invece no, hanno spedito un dipendente fino a Castroncello, in orario di
lavoro, con la macchina del comune. Vi pare una cosa da ridere? Quel dipendente
è pagato con i soldi dei cittadini, la macchina consuma benzina del comune e il
tempo perso in questa stupidaggine poteva essere utilizzato in altro modo. (…) la
cosa in se può sembrare di poco conto e forse lo è, ma non lo sono i principi:
non si ordina a un dipendente del comune di andare a fare uno scherzo all'opposizione a spese dei cittadini. Per questo motivo abbiamo già presentato
un esposto ai carabinieri. Siamo stanchi di questi mattacchioni che invece di
pensare ai problemi del paese si divertono a fare scherzetti come i bambini
dell’asilo”.
Se
i fatti fossero questi e non abbiamo motivo di dubitarlo, si entra nella sfera
delle cose serie. Non per la materia del contendere, ma perché l’episodio è
sintomatico di un modo di intendere la cosa pubblica che non va bene.
Non
si può utilizzare un dipendente per fare i cazzi propri, come fosse un garzone
di bottega, se poi questo configuri una violazione di legge non sta a noi stabilirlo.
Questo
modo di fare rende palese quello che ormai da qualche tempo sospettavamo: la
perdita di misura di chi, per ruolo e funzione, dovrebbe invece mostrare
sobrietà e misura.
Quel
63% di consensi a qualcuno ha fatto lo stesso effetto dell’ubriacatura di
assenzio, quella che Alfred Delvau descriveva così: «L’ubriachezza da assenzio non
è l'ubriacatura pesante della birra, né quella feroce dell' acquavite e neppure
la gioviale ubriachezza del vino... No, l' assenzio vi fa girare la testa alla
prima fermata, vale a dire al primo bicchiere, vi salda sulle spalle un paio di
ali di grande portata e si parte …».
Si
parte per dove? Non è dato saperlo.
Nessun commento:
Posta un commento