Questa storia dei curriculum dei
ministri mi fa un po’ sorridere, conosco gente con la terza media che ha più
sensibilità, intelligenza e responsabilità di parecchi laureati.
Questo però non significa trasformare
tutta nella sagra di Santa Ignoranza, una specie di carnevale dove chi meno sa
è più degno di rispetto e merita una rapida ascesa nell’olimpo della politica.
Governare una nazione, una regione,
una metropoli, un comune non è un esercizio facile perché si decide del destino
di tante persone. Perciò, chi governa, non può vantarsi di “non sapere”.
Detto in altre parole se uno sceglie
un medico o un commercialista non va a cercare quelli messi peggio ma quelli
che per competenza, esperienza ed affidabilità garantiscono il miglior
risultato.
Lo stesso dovrebbe avvenire per chi fa
politica con una dote in più: la propensione a guardare più al bene del prossimo
che al proprio.
Giovanni Marcora (chi è? Dirà
qualcuno) è stato uno dei più grandi ministri dell’agricoltura di questo paese,
però non era laureato e non era nemmeno un perito agrario, era un geometra.
Gianfranco Bartolini (chi era?) è
stato presidente della Regione Toscana, iniziò a lavorare giovanissimo nella
bottega di fabbro del padre e poi fece l’operaio.
Eppure nei libri è ricordato come un valente
amministratore.
Per cui, se mi è consentito, se è
stupido dire che uno non può fare il ministro se non è laureato, è altrettanto
stupido dire che uno può far bene il ministro del turismo perchè possiede una
agenzia di viaggi.
L’esperienza mi ha insegnato che le persone
si misurano sui fatti non coi titoli.
Paolo Brandi
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