giovedì 21 giugno 2018

PAROLE CHIARE SU IMMIGRAZIONE E DISUGUAGLIANZA


E’ certo che le “politiche” del ministro Salvini su migranti e rom raccolgano un largo consenso. Le ragioni sono diverse: esiste in una parte della nostra gente, una disposizione al razzismo. Una disposizione alimenta da pregiudizi ma anche da comportamenti irrispettosi che alcuni migranti hanno nei confronti del vivere civile. C’è poi un tabù antico verso gli “zingari”, un preconcetto che nasce dalla diffidenza degli stanziali nei confronti dei nomadi ma che trova spiegazione in atteggiamenti come l’accattonaggio, i borseggi, i furti.
Sia chiaro, non dico di esser d’accordo, dico che questo spirito da apartheid nella testa della gente esiste ed è duro da estirpare, per fortuna riguarda una minoranza.
C’è poi la paura dettata dall'insicurezza.  Pur non essendo vero che tutti i migranti sono delinquenti, è altrettanto vero che i numeri sono impietosi.
 
Al 1 gennaio 2016 le persone nate all’estero ma residenti in Italia rappresentavano l’8,3% del totale della popolazione, mentre sfioravano il 27% nella popolazione carceraria. Le ragioni sono tante ma anche spiegandole, difficilmente, riusciremo a convincere le persone spaventate perché la notte non possono passeggiare tranquillamente, oppure le donne che subiscono molestie se attraversano un parco cittadino.
C’è poi un terzo elemento, a mio avviso il più forte di tutti, che porta acqua al mulino dell’intolleranza.  
Si chiama disagio economico e allora per combattere il populismo non bisogna diventare populisti ma aggredire le cause che lo generano.  
In questo paese la gente soffre di una crescente diseguaglianza. 
Da una parte lavori precari, contratti bloccati, stipendi bassi, scarsa mobilità sociale, fisco esoso, burocrazia alle stelle, dall’altra un pezzo di società che si arricchisce sempre di più, infischiandosene di tutto e di tutti.
In questa situazione è logico che gli animi si esasperino. Chi non può pagare l’asilo nido si arrabbia col figlio del migrante, chi non ha casa s’infuria se si vede scavalcato nella graduatoria delle case popolari da uno straniero, chi non ha un lavoro e vive di precariato  diventa idrofobo  se vede spendere miliardi per l’accoglienza. E di esempi se ne potrebbe fare molti altri. A fronte di questa situazione la sinistra ha perso la bussola, lasciando in mano ai demagoghi il tema della lotta alla disuguaglianza e ai privilegi. 
E’ dura recuperare lo svantaggio ma non impossibile.  In primo luogo occorre spogliarsi di una veste troppo stretta che ci siamo cuciti addosso. Ci vuole più umiltà, più capacità di ascolto, ci vuole più popolo e meno élite. Bisogna scegliere da che parte stare: con i grandi gruppi industriali e finanziari o con la gente comune?
Proviamo a dare una risposta e forse daremo una svolta al nostro futuro.  

Paolo Brandi

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