Anch’io,
come credo un bel pò d’italiani, sono curioso di capire cosa combinerà il nuovo
governo giallo-verde.
Sarà
davvero il “governo del cambiamento”?
Oppure
rappresenterà il covile di nuovi gattopardi?
Vedremo.
Non
sono abituato a dare giudizi, scusate il gioco di parole, dettati dal pregiudizio,
per me contano i fatti.
Di
una cosa però son sicuro, è sbagliato etichettare questo governo come un “governo
di destra”.
Parlare
di un governo di destra avrebbe senso solo se dall’altra parte esistesse una sinistra.
Quindi
la domanda è: “Esiste una sinistra in questo paese?”
E
con questo non intendo un vago sentimento di giustizia sociale, di redistribuzione
della ricchezza, di universalità dei diritti, di rispetto per l’ambiente.
Intendo
una forza politica organizzata in grado di prospettare un’idea di futuro.
No,
in questo momento non c’è.
Però
la sinistra o il centro sinistra se preferite, nonostante la loro disarticolazione
hanno, in questo momento, una grande occasione, una occasione che nasce dal
ruolo di unica opposizione, perché Forza Italia farà una resistenza blanda e
priva di nerbo.
Bere
l’amaro calice può essere una cura per liberarsi dalle molte tossine che si
sono accumulate in questi anni e consentire, in primo luogo al PD, di decontaminarsi
dal potere e dai suoi inganni ed essere così in grado di attaccare le radici
del populismo.
Radici
profonde che parlano anche al cuore della gente di sinistra.
Perché
attaccare i privilegi, l’ingiustizia sociale, garantire la sicurezza,
pretendere il rispetto dei valori della nostra civiltà, diminuire la
burocrazia, lottare contro la corruzione, dare un futuro ai giovani non è
demagogia è rispondere ai bisogni.
Per
questo sostengo che a sinistra c’è poco da essere garruli, non è con le battute
che si risolvono i problemi. Ma stare all’opposizione non vuol dire aspettare
gli errori altrui, significa ricominciare a studiare e lavorare con passione e
diligenza.
Vuol
dire sporcarsi fino ai gomiti con i problemi, fare un’analisi seria di cosa è diventata
questa nostra Italia, con i suoli molti limiti e le sue grandi potenzialità. Non
si può, tanto per intendersi, essere neutrali tra lavoro e finanza, tra speculazione
e ambiente, tra pubblico e privato. Peggio ancora non si può guardare la realtà
con i nostri occhiali e non con quelli della gente comune, non possiamo illuderci
che sia la gente a non aver capito.
Pericle
diceva: “Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è
detto democrazia. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando
attende la proprie faccende private. Ma in nessun caso si avvale delle
pubbliche cariche per risolvere le questioni private.”
Siamo
sicuri di aver sempre applicato questo principio?
Paolo Brandi
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