"Grande è la confusione sotto il
cielo, perciò la situazione è favorevole" diceva Mao, dunque la confusione
che si è creata dopo la rinuncia di Conte a costruire un governo dovrebbe
essere la più favorevole del mondo, ma per chi?
Risposta scontata, per chi ha
interesse a destabilizzare.
E qui ci viene in soccorso Sun Tzu, un
tipino che di strategia se ne intendeva, il quale sosteneva che “con ordine,
affronta il disordine; con calma, l’irruenza”.
Affrontiamo quindi le cose con la
giusta dose di autocontrollo.
In molti, alcuni convintamente, altri
perché sono dei pappagalli, gridano al Golpe perché il Presidente Mattarella ha
deciso di esercitare fino in fondo le prerogative costituzionali rifiutando il
nome di un ministro.
Andiamoci piano con le parole, è pur
vero che i Golpe non sono solo quelli con i carrarmati nelle piazze. Ci sono
anche i Golpe “bianchi” che avvengono senza tintinnio di sciabole. Ma non è
questo il caso, l’articolo 92 della Costituzione è chiaro “Il Presidente della
Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di
questo, i Ministri”: nomina non prende atto.
Altra cosa è dire se il Presidente ha
fatto bene a rifiutare la nomina di un ministro dando il via a una campagna
elettorale dai toni veementi per non dire violenti.
Non credo che abbia fatto bene, anche
se c’è qualcosa che non torna.
Se quello giallo-verde doveva essere
il governo del cambiamento io dico che non si è mai visto un governo
“rivoluzionario” che si impicca sul nome di un ministro: il bene comune viene
prima dei nomi. Quindi vien da pensare che qualcuno ha fatto il furbo.
Però in democrazia, per quanto la cosa
possa far storcere il naso, contano i numeri ed è fuor di dubbio che l’inedita alleanza
giallo-verde i numeri li aveva conquistati sul campo. Conquistati per demerito
di chi c’era prima non per merito proprio ma così è, ed è inutile piangere sul
latte versato.
E’ possibile però che la nomina di un
ministro, la cui idea fissa è l’uscita dall’euro, avrebbe sottoposto il paese
ad una tensione economica insopportabile, con il rischio far saltare non solo i
conti dello stato ma anche di dimezzare i risparmi, diminuire stipendi e
pensioni, bloccare i conti bancari, ridurre al minimo i prelievi dai bancomat.
Scenario fantascientifico? Sono cose accadute in un paese europeo di
grande storia (antica) come la Grecia.
In ogni caso, aggiungo io, il popolo è
sovrano, non è un bambino che ha bisogno del girello per camminare.
Il ministro e con lui il governo
andavano nominati per giocare finalmente a carte scoperte e andare a vedere se
si trattava di un bluff.
Salvini e Di Maio erano andati, come
si dice nel poker, in all-in giocando tutte le proprie fiches. Una giocata di
questo tipo si può fare o perchè si pensa che le proprie carte siano vincenti o
per tentare di spiazzare gli avversari. Per questo era giusto andare a vedere.
Delle due una: o tutti e dico tutti,
compresi quelli che oggi sbraitano nei bar contro il Presidente, si sarebbero
resi conto che qualcuno li aveva presi in giro, oppure davvero l’inedita coppia
giallo verde sarebbe riuscita a fare quello che nessuno è mai riuscito a fare:
incremento degli investimenti, diminuzione delle tasse, diminuzione dell’età
pensionabile, reddito di cittadinanza, servizi efficienti.
Non che queste cose non siano giuste,
solo che è molto complicato realizzarle insieme.
Perché, parliamoci chiaro, mica tutto
quello che è scritto nel famoso contratto è una sciocchezza. Insomma è
sacrosanto che la gente non ne possa più di tasse al massimo, di servizi
scarsi, di privilegi insopportabili, di diseguaglianze macroscopiche, di una
Europa che molla i paesi più esposti, come nelle politiche per l’immigrazione.
In tutto questo suona come una nota stonata
l’assenza del PD. Qui c’è bisogno di un partito riformista vero e non di
chiacchere ma di fronte al caos l’unica voce che si sente è il garrulo grido di
Orfini che non trova di meglio che criticare Minniti, uno dei pochi ad aver
fatto qualcosa di serio per regolare l’immigrazione.
Un’ultima domanda e se il PD invece di
chiudere la porta in faccia al movimento 5 stelle fosse andato al tavolo, oggi
ci troveremmo in questa situazione?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Paolo Brandi
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