martedì 18 settembre 2018

PER RISOLLEVARE IL PD CI VOGLIONO CACCIARI, SAVIANO e BARCA



Quando osservo le vicende del PD mi pare di sfogliare il “Libro della Giungla”. È una selva dove s’inseguono lupi, scimmie, serpenti e pavoni. 
Che ci crediate o no, ho il cuore a pezzi, nel veder disperdere, in mille rivoli, un’eredità gloriosa costruita, con tanti sacrifici, dalle generazioni passate. Sacrifici veri, mica chiacchere, perchè ci sono state persone finite in galera per quelle idee, costrette all'esilio, discriminate sui posti di lavoro. È retorica? No, è storia, e la storia, come si sa, va avanti per corsi e ricorsi, non è un processo lineare, tocca punte altissime e poi precipita. Oggi siamo a un punto molto basso.
Prendete per esempio la polemica sulle cene. Calenda invita Gentiloni, Renzi e Minniti e Zingaretti se ne va in trattoria con uno studente, un piccolo imprenditore e un operaio.  
Ma è possibile, mi domando io, ridurre la politica a queste scempiaggini?
Ormai ci ridono tutti dietro: c’è chi parla di “Ultima cena”, chi della “Cena delle beffe”, qualcuno, più carogna, rammenta il film “La cena dei cretini” e via dicendo.
Invece delle cene ci vorrebbe un bel digiuno, quell'astinenza dal cibo che induceva Pietro Crisologo a dire “Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare“.
Il problema è tutto lì, questi sono ormai disconnessi dalla realtà, e sembrano non capire che forse sarebbe meglio andare a un fast food, non per farsi un panino, ma per domandare ai ragazzi che lavorano lì, con poco stipendio e meno diritti, per chi hanno votato.  

Ma ormai siamo arrivati alla scissione dalla logica oltre che dalla realtà.
Quando il Presidente di un partito, leggi Orfini, che per funzione dovrebbe garantire le regole, propone di stracciare lo statuto del PD e andare a costruire un altro soggetto politico, vuol dire che siamo alla frutta.
Attenzione, l’idea non è strampalata, che ci sia necessità di un fronte ampio, in grado andare oltre il Pd e interpretare a livello europeo i sentimenti di libertà, tolleranza, uguaglianza, solidarietà è necessario, ma non può farsi carico di quest’idea chi ha contribuito allo sfascio.
Forse c’è bisogno di un cambio e siccome le idee viaggiano sulle gambe degli uomini, c’è bisogno che qualcuno, con umiltà, ceda il passo. Che non si sia capita questa necessità è dimostrato dalle vicende del PD toscano, dove si va, in un clima di sconforto, a un congresso che dovrebbe essere cruciale, visto che incombono  le amministrative del 2019 e le regionali del 2020.
Lo sconforto di costatare che un gruppo dirigente, che ha perso tutto quello che c’era da perdere, pretenda di guidare ancora il PD Toscano riparandosi dietro una persona capace come Simona Bonafè. L’alternativa? Il candidato della “sinistra” in verità c’entra poco con le politiche fallimentari, ma non si risolvono i dilemmi dei democratici toscani con i dejà vu.
Ma dove vogliamo andare in queste condizioni?  C’è chi litiga e accetta compromessi su poltrone, seggiole e strapuntini che, tra due anni, forse non ci saranno più. La cosa migliore è evitare di intraprendere un viaggio in questo deserto d’idee. Andate a leggere le linee programmatiche dei due candidati e capirete a cosa mi riferisco.  
Qualcuno potrà dire: tu parli bene ma la ricetta ce l’hai? Non sono un cuoco e non ho ricette, mi è rimasto solo un po’ di buon senso e anche quello va scemando. Volete per forza una soluzione? Mettiamo alla testa di un fronte ampio, di cui farà parte anche il PD, tre persone: Massimo  Cacciari, Roberto Saviano e Fabrizio Barca. Come a dire intelligenza, rigore morale e il sentimento di una sinistra solidale e poi vediamo come va a finire.

Paolo Brandi


Nessun commento:

Posta un commento