Quello che alcuni commentatori, per esempio Ezio Mauro oggi su Repubblica,
sembrano non aver capito (lo dico con tutta la modestia del mondo e con la consapevolezza
di poter essere smentito), è che il concetto di Democrazia, per certi pezzi grossi, è un guscio vuoto, e non potrebbe essere
diversamente.
Il motivo è presto detto: in questo momento è in atto una “rivoluzione”.
Di che tipo? Difficile dirlo, di sicuro
non si confà, a questa fase della vita italiana, la famosa frase di Alexis De Tocqueville
per cui “La rivoluzione in Inghilterra è stata fatta unicamente in vista della
libertà, mentre quella di Francia è stata fatta principalmente in vista
dell'eguaglianza”. Da noi ho la sensazione che sia stata fatta da un lato per
disperazione e dall’altro per convenienza.
Però che ci sia stato un “ sovvertimento” è fuori di dubbio, non si
può chiamare in altro modo un passaggio dove un giovanotto, di 32 anni, con scarsi mezzi e molta fantasia, diventa vicepresidente del Consiglio con deleghe allo
sviluppo economico e al lavoro.
La stessa cosa avvenne, scusate il paradosso storico, nel 1959, quando
un “ragazzo” di 32 anni, passò dallo status di guerrigliero a quello di Ministro
dell'Industria e dell'Economia della Repubblica di Cuba. Si chiamava Ernesto “Che”
Guevara.
E’ chiaro che non intendo fare paragoni blasfemi, però è il segnale di
come, quella in atto, sia de facto una
“rivoluzione”. Che poi si possa
trasformare in qualcosa di diverso da uno sconvolgimento planetario è molto probabile
perché, come diceva Kafka, “ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro solo la
melma di una nuova burocrazia”.
Di certo per giudicare quello che avviene oggi non sono sufficienti le
lenti della storia passata, ci vorrebbero quelli che alcuni definiscono pensieri
lunghi.
A chi quest’arduo compito? A una sinistra impantanata in discussioni
sterili e con un ceto politico ormai indigeribile anche agli stomaci forti
della nostra gente? Lo vedo improbabile.
Occorrerà inventarsi qualcosa di nuovo: imparare per una volta la
mossa del cavallo, quella che arriva a coprire con due o tre mosse buona parte
della scacchiera.
Paolo Brandi
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