mercoledì 5 dicembre 2018

IN ITALIA E’ IN ATTO UNA RIVOLUZIONE?



Quello che alcuni commentatori, per esempio Ezio Mauro oggi su Repubblica, sembrano non aver capito (lo dico con tutta la modestia del mondo e con la consapevolezza di poter essere smentito), è che il concetto di  Democrazia, per certi pezzi grossi,  è un guscio vuoto, e non potrebbe essere diversamente. 
Il motivo è presto detto: in questo momento è in atto una “rivoluzione”.  Di che tipo? Difficile dirlo, di sicuro non si confà, a questa fase della vita italiana, la famosa frase di Alexis De Tocqueville per cui “La rivoluzione in Inghilterra è stata fatta unicamente in vista della libertà, mentre quella di Francia è stata fatta principalmente in vista dell'eguaglianza”. Da noi ho la sensazione che sia stata fatta da un lato per disperazione e dall’altro per convenienza.  
Però che ci sia stato un “ sovvertimento” è fuori di dubbio, non si può chiamare in altro modo un passaggio dove un giovanotto, di 32 anni,  con scarsi mezzi e molta fantasia, diventa  vicepresidente del Consiglio con deleghe allo sviluppo economico e al lavoro.
La stessa cosa avvenne, scusate il paradosso storico, nel 1959, quando un “ragazzo” di 32 anni, passò dallo status di guerrigliero a quello di Ministro dell'Industria e dell'Economia della Repubblica di Cuba. Si chiamava Ernesto “Che” Guevara. 

E’ chiaro che non intendo fare paragoni blasfemi, però è il segnale di come, quella in atto, sia de facto una “rivoluzione”. Che poi si possa trasformare in qualcosa di diverso da uno sconvolgimento planetario è molto probabile perché, come diceva Kafka, “ogni rivoluzione evapora, lasciando dietro solo la melma di una nuova burocrazia”.
Di certo per giudicare quello che avviene oggi non sono sufficienti le lenti della storia passata, ci vorrebbero quelli che alcuni definiscono pensieri lunghi.  
A chi quest’arduo compito? A una sinistra impantanata in discussioni sterili e con un ceto politico ormai indigeribile anche agli stomaci forti della nostra gente? Lo vedo improbabile.
Occorrerà inventarsi qualcosa di nuovo: imparare per una volta la mossa del cavallo, quella che arriva a coprire con due o tre mosse buona parte della scacchiera.
Paolo Brandi

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