venerdì 16 novembre 2018

IL CENTRO STORICO DI CASTIGLIONI COME MODELLO PER CREARE LAVORO E SVILUPPO


La parola che mi viene in mente, quando penso al nostro centro storico, è “riabilitare” nel significato di “renderlo di nuovo capace di svolgere determinate funzioni”. Non si tratta di tornare indietro nel tempo, quando il centro storico era il “centro” non solo geografico ma anche amministrativo, economico e politico della comunità. Si tratta di inventarsi qualcosa di nuovo, per non perdere definitivamente la memoria dei luoghi e la ricchezza di cultura, storia e tradizione che i centri storici, in particolare quello di Castiglion Fiorentino, si portano dietro.
Ci sono zone della “città murata” che presentano un degrado incipiente nonostante i residenti s’impegnino per  mantenere il decoro e l’ordine. Il problema nasce in gran parte dallo spopolamento, dalla perdita di attività economica e dobbiamo dirlo, con un certo rammarico, dal disinteresse e dallo scarso senso civico. Troppe volte si leggono dichiarazioni rassegnate di politici o di amministratori, sull'impossibilità materiale di fare qualcosa. Una resa inaccettabile perché molto può essere fatto, purché si abbia in testa un progetto. Talvolta occorre andare per tentativi, attraverso quelle che si chiamano congetture e confutazioni. Ci siamo accorti per esempio che aiutare economicamente le attività serve a poco, se non c’è un programma per riportare la gente dentro le mura. Così come ci siamo accorti che le politiche degli eventi per quanto rappresentino un’iniezione di fiducia non sono la soluzione. Un giorno puoi avere migliaia di persone ma per i restanti 364 giorni non hai nessuno. E c’è una differenza fondamentale tra avere le “luci delle case accese e il divertimentificio senza controllo”.

In questo senso occorrono riflessioni ragionate. Per esempio su quel che potrebbero fare le università, comprese quelle straniere, con le loro attività di ricerca. Oppure le imprese: quanti servizi non strettamente legati alla produzione possono tornare o essere collocati dentro le mura? Penso alle strutture di comunicazione, agli studi professionali, alle attività di servizio a tutto quello che viene prima e dopo la produzione.  
Non possiamo però pretendere di avere tutto e subito, occorre andare per gradi: la prima cosa è recuperare il decoro urbano, non esiste che intere zone siano abbandonate a se stesse. Penso alla Badiola, a piazza S. Agostino, ai vicoli che fanno da contorno alla parte alta del Corso Italia. La seconda operazione è lavorare su incentivi mirati per il recupero funzionale dei fondi commerciali e artigianali che oggi hanno le serrande abbassate. Un altro aspetto è la rivisitazione delle aree a parcheggio e del transito dei veicoli. In ultimo bisogna pesare a favorire la residenza anche con iniziative di edilizia pubblica in specie per le giovani coppie e anziani. Dopo si può passare a un'altra fase: per esempio il recupero della funzione scolastica, ci sono spazi inutilizzati come l’ex ospedale che potrebbero essere riacquisti a questo scopo . E’ un’ottima cosa l’idea di utilizzare la chiesa di S. Agostino per usi convegnistici ma non basta avere un grande spazio se poi mancano le strutture di supporto che fanno da contorno all'aula principale. Un'altra idea, mutuata da altre esperienze, è recuperare la vocazione artistica e artigianale del paese. Si potrebbe pensare alla via S. Michele come una strada dedicata a questo scopo. Agevolando con incentivi l’uso degli spazi commerciali e offrendoli gratuitamente, almeno per qualche mese a chi vuole mettere in piedi un laboratorio, una mostra, una piccola attività artigianale. In ultimo è necessario rafforzare la rete museale. Castiglion Fiorentino aveva una vera e propria rete costituita dal Museo archeologico, dalla Pinacoteca, dagli scavi sotterranei, dal museo della Pieve, dalla Torre del Cassero, dalla Porta Etrusca. Oggi questo tessuto si è arricchito di nuove collezioni sarebbe bello che il cuore del paese ricominciasse a pulsare al ritmo della grande ricchezza culturale ereditata dai secoli passati.
Tutto questo non significa abbandonare le periferie, anzi vuol dire il contrario, perché un centro stico vitale è volano per tutto il territorio. Castiglion Fiorentino ha enormi possibilità occorre trovare la chiave giusta per aprire la porta di un nuovo sviluppo.
Paolo Brandi


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