Rossana Rossanda in un’intervista ha detto: "Colpa nostra se
vince Salvini, la sinistra ha deluso le speranze" ed ha aggiunto “milioni
di persone votavano a sinistra perché nel suo DNA c’era la difesa dei più
deboli. Questo non lo pensa più nessuno”.
Già m’immagino qualche commento: “roba antica, da una signora di 94
anni, con tutto il rispetto, non ci si può aspettare che nostalgie e vecchi
ricordi. Oggi quello che conta non è quello che fai, ma quello che dici e
soprattutto come lo dici.” Forse non è
proprio così se Beto O’Rourke, considerato l’astro nascente dei democratici
americani, ha affermato, riguardo al suo avversario repubblicano “Cruz è ricco,
pensa ai soldi. Si preoccupa di difendere chi ha i soldi come lui. Io invece mi
occupo di tutti, anche di chi è in difficoltà. Questa è la principale
differenza tra me e lui”.
Due punti di vista lontani? Non mi pare. Eppure quella signora è nata nel
1924 e Beto nel 1972. Tra loro c’è quasi
mezzo secolo di differenza. Eppure sostengono più o meno la stessa cosa a
dimostrazione che i valori non invecchiano.
Il problema è che la sinistra italiana lacerata tra un’identità incerta,
quella del PD, e un estremismo a tratti autolesionista, non è più in grado di
esprimere valori. Ha perso la capacità di elaborare quelli che Berlinguer
chiamava “pensieri lungi”, in grado di guardare oltre l’orizzonte per indicare la
strada. Al loro posto il vuoto mascherato da un diluvio di parole, un’alluvione
di banalità che alla fine ha rotto gli argini travolgendo tutto dall'alto al basso, imprigionando
in una palude di piccole rivalse, personalismi e ripicche anche la politica locale.
Veniamo alle nostre questioni locali. Anche qui come in larga parte
della Toscana abbiamo perso parecchio, bruciando, senza vergogna, un patrimonio
di voti, pensieri e passioni. Le prossime elezioni amministrative saranno come
la linea del Piave. Se reggiamo, possiamo sperare di andare vanti, se l’avversario
sfonda, rischia di dilagare. Tuttavia non si regge all'offensiva facendo
appello ai buoni sentimenti, al “volemose bene”. I fanti italiani ressero alle
armate austroungariche perché, oltre al sentimento patriottico, possedevano cannoni
e mitraglie.
I nostri cannoni non sono d’acciaio, stanno tutti dentro la nostra
testa e si chiamano idee. Per esempio è ora di farla finita di piangere sul
fatto che i comuni non possono fare niente, stretti tra le richieste dei
cittadini e la scarsità delle risorse. E’
nelle difficoltà che si misura il talento di un amministratore. Ci vogliono programmi
e insieme a questi ultimi sono necessari uomini e donne credibili.
Ripartiamo da quello che la vecchia Rossana e il giovane Beto dicono. “dalla
difesa dei più deboli”. Non è difficile, basta volerlo fare. Sociale, ambiente, sicurezza, lavoro sono
tutte questioni che riguardano i meno garantiti perché i ricchi non ne hanno
bisogno.
C’è poi la questione della credibilità, qui mi dispiace dirlo ma già pronunciare
il nome del PD fa calare i consensi. Non dico che sia giusto ma è così. Il PD dovrebbe
imparare la lezione delle piene del Nilo nell'antico Egitto. Deve imparare a ritirarsi, recuperando la sua
funzione originale, quella, come dice la costituzione di “concorrere a
determinare la politica”. Concorrere è
una bella parola perché lascia aperte tante opportunità di collaborazione e
cooperazione con altri soggetti che non siano necessariamente i partiti. La politica, specialmente nei nostri comuni, ha
necessità di rigenerarsi, un pò come avviene a una batteria che ha esaurito l’energia,
deve mettersi sotto carica.
Quando il Nilo ritornava nel suo alveo lasciava
dietro di se distese di terreno fertile, allo stesso modo i partiti, tornando alla loro
funzione originale, possono contribuire a far crescere una messe di nuove
idee.
Paolo Brandi
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