Per
questo mi è difficile parlare di certe cose, il rischio di essere frainteso è
grande. Accetto l’azzardo e dico le cose che penso.
Lo
spunto me l’ha dato la vicenda della capotreno che al microfono avrebbe detto: «I
passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perché
avete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perché
avete rotto i c...».
Apriti cielo e spalancati terra, sono partire accuse di razzismo, xenofobia, richiami all’apartheid
e chi più ne ha, più ne metta.
La
capotreno ha sbagliato e quindi non è, come dice qualcuno, meritevole di un
premio. Certe cose, in questo paese, si possono pensare ma non urlare a un
microfono, specie se si è dipendenti di un servizio pubblico.
Nonostante
questo non credo che si tratti di razzismo, è questo lo sbaglio che una parte dell’intellighenzia
(di sinistra) di questo paese continua a fare.
Parliamoci
chiaro, c’è una fetta di Italia che è razzista, che ritiene che i bianchi siano
stati creati per comandare e i neri per servire. Salvo poi, quando arrivano gli
sceicchi pieni di soldi e o i dittatori africani carichi d’oro, mettersi proni
in attesa della mancia, ma così va il mondo.
Il
caso della capotreno è diverso, il suo non è razzismo, è esasperazione.
La
stessa esasperazione che ha portato tante persone, anche nella nostra Toscana,
a votare per la Lega.
Chi
non si accorge di questo fatto vuol dire che non cammina per le strade, non va
ai giardini pubblici, non viaggia in treno o non prende l’autobus.
Lo
sfogo della capotreno è lo sfogo di chi si è rotto le scatole di vedere persone
che viaggiano in treno senza pagare il biglietto e i ferrovieri che rischiano
un pugno in faccia se provano a dire qualcosa.
Lo
sfogo della capotreno è la rabbia dell’anziano o della signora che non possono passeggiare
in un parco perché il minimo che rischiano è di essere molestati.
Lo
sfogo della capotreno è l’ira di chi non ha i soldi per l’affitto, di chi non
ha un lavoro, di chi stenta a mandare il figlio a scuola e non vede un futuro.
È
colpa degli immigrati o degli zingari se questa società è diventata più ingiusta?
Penso di no. In ogni caso, un’immigrazione senza regole, rende più acute le
tensioni sociali, su questo non ci piove.
Riflettiamo
tuttavia anche sopra un altro aspetto: com’è possibile che le famiglie in
difficoltà aumentino ma al tempo stesso l’Italia sia stabilmente nella top-ten
dei Paesi dove i ricchi sono sempre più ricchi? Qualcosa non torna.
Vi
rendete conto che non esiste quasi più un ceto medio, cioè quella classe che
fungeva da motore del mercato e attutiva le tensioni sociali?
Vi
siete accorti che in Italia non c’è quasi più mobilità sociale, che non si
premia il merito, che le migliori intelligenze se ne vanno?
Ecco
allora che lo sfogo della capotreno assume tutto un altro colore, diventa il
grido di dolore di chi non ce la fa più e se la prende con il vicino di banco,
ancor meglio se ha la pelle scura.
Però,
siccome la nostra gente non ha perso del tutto la testa, una cosa mi sento di dirla:
se il nero, lo zingaro, il moldavo si comportassero bene, cioè pagassero il
biglietto, non snervassero con la richiesta di spiccioli e fossero rispettosi
delle regole forse sarebbe più difficile per i mestatori di professione
indicarli come capro espiatorio.
E
adesso dite pure che sono razzista.
Paolo Brandi
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