Qualche giorno fa sono andato a visitare il sacrario del
Grappa. Era un impegno che avevo preso con me stesso mentre stendevo le ultime
righe della mia tesi sul monumento ai caduti di Castiglion Fiorentino.
I morti castiglionesi sono sparsi su tutto l’arco del fronte
ma in particolare nell’altopiano di Asiago, sul Montello e sul massiccio del
Grappa. È partita da lì l’idea di una sorta di pellegrinaggio.
Non sono andato in bicicletta, nonostante molti ardimentosi
si cimentino sui trenta chilometri di salita spietata che portano alla cima,
però anche in auto, quando si arriva, sembra di stare in un altro mondo. Saranno
le suggestioni della storia o l’aria della montagna però ci si ritrova per un
attimo fuori dal tempo.
Mal realtà reclama subito il suo posto mettendoci davanti
agli occhi l’immenso sacrario con le spoglie di 22.910 soldati: 12.615 Italiani
e 10.295 Austroungarici.
Tra le tombe di quelli che allora erano i nemici ce ne è una
che è diventata famosa, non perché contenga i resti di un generale o di un eroe
ma perché il nome che la contrassegna è “Peter Pan”.
Si, avete capito bene, quel soldatino portava il nome del
famoso personaggio letterario creato nel 1902 dalla fantasia dello scrittore
scozzese James Matthew Barrie.
Mi sono incuriosito ed ho scoperto che un giornalista,
Ferdinando Celi, aveva scritto di questo ragazzo dal nome tanto celebrato.
Anche la Croce Nera Austriaca, l’istituzione del governo di
Vienna che si occupa delle sepolture militari, aveva fatto delle ricerche ed è
venuto fuori che Peter Pan non era austriaco ma ungherese. Apparteneva alla 7/a
Compagnia del 30/o Reggimento Fanteria Honvèd ed era morto il 19 settembre del
1918 durante un'azione a Col Caprile una delle cime che fanno da contorno al
Monte Grappa.
Chi era Peter Pan?
Era uno dei tanti soldati di un impero multietnico mandati su
quelle montagne. Sui loculi del settore
Austroungarico troviamo nomi magiari, boemi, moravi, sloveni, croati, tedeschi,
polacchi, bosniaci e anche qualche cognome italiano a testimoniare che l’esercito
di Francesco Giuseppe rispecchiava per intero tutte le nazionalità che
componevano i suoi domini.
Peter aveva 21 anni , era nato il 21 Agosto 1897 nel villaggio
ungherese di Ruszkabanya Krassoszoreny. Un paese che non esiste più. O
meglio che ha cambiato nome perché, dopo le tante piroette della storia
Ruskabanya appartiene oggi alla Romania e si chiama Rusca Montana. Peter era
figlio di una povera ragazza madre,
Maria Pan, non era ricco, forse sapeva a malapena
leggere e scrivere.
Nella sua breve vita aveva conosciuto solo il suo villaggio,
le oche grasse che starnazzavano negli stagni, le palizzate bianche ai bordi
dei cortili e i boschi al confine dei campi. Non aveva mai visto il mare, forse
per questo conservava in tasca, come raccontano i rapporti ufficiali di chi
ricompose il corpo, una conchiglia raccolta in una spiaggia dell’Adriatico.
Fin qui parrebbe una storia come tante altre, contrassegnata
da un nome curioso e nulla più. Ci sono però alcune coincidenze che
arricchiscono la storia del nostro Peter Pan.
Peter uno dei fratelli Llewelyn Davies, che si dice sia
servito da ispirazione per la figura del Peter Pan letterario, era nato nel
1897, lo stesso anno del Peter Pan soldato.
Nella fiaba Peter Pan vive “nell'isola che non c'è” e il
nostro Peter Pan viene da una cittadina che “non c’è più”.
Il Peter Pan della fiaba aveva come amica una capra
e il Peter Pan ungherese è morto, ironia della sorte, sul Col Caprile una cima
che guarda la Valsugana e la Valle delle Capre. Peter Pan è sepolto sul
Grappa e con il termine Grappa si intende quella sbarretta metallica, solitamente
ripiegata agli estremi, che unisce le
pietre da costruzione. Si tratta in buona sostanza di un uncino e il
nemico mortale di Peter Pan si chiama Capitan Uncino.
Tante analogie bizzarre di
cui si è occupato,
come abbiamo detto, il giornalista Ferdinando Celi nel libro "Soldato
Peter Pan".
Come afferma l’autore: “Del soldato si sa quasi tutto ma non si è mai
riusciti a scoprire chi depone sassolini, fiori di campo e conchiglie quando,
d'inverno, in quei luoghi non c'è nessuno. È un mistero anche per i soldati che
controllano e puliscono ogni giorno l'ossario".
Paolo Brandi
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