mercoledì 21 febbraio 2018

LA SCUOLA E’ UN CAMPO DI BATTAGLIA, DOVE CHI SPACCA IL MUSO A UN PROFESSORE TROVA MILLE GIUSTIFICAZIONI E CHI BOCCIA UN SOMARO DIVENTA UN AGUZZINO.



La scuola sembra diventata un campo di battaglia. 
Un campo di battaglia a senso unico, dove sempre più spesso maestri e professori sono vittime di violenze verbali e fisiche da parte di alunni e genitori.
E’ una delle tante vergognose peculiarità che contraddistinguono il nostro bel paese. Qualcuno, in vena di paragoni, dirà che in America gli studenti sparano col fucile mitragliatore, ma il fatto che negli Stati Uniti vi sia un livello endemico di violenza non giustifica le nostre cazzate.
La verità è che l’Italia riverbera nella scuola la sua anima più brutta: decadenza dei valori, svilimento dell’educazione, caduta del principio di autorità.
Tutto è possibile quando non vi sono più regole e ogni aberrazione è consentita.  
La patria potestà, l’iper-protezione diventano giustificazioni sufficienti per spaccare il muso a un professore, magari riprendendo col telefonino per ritrasmetterlo sui social.
Tutto è possibile quando personaggi dall’ignoranza abissale e talvolta dalla dubbia moralità, si permettono di valutare curriculum scolastici, pagelle, giudizi e quant’altro concorre a formare l’educazione di un ragazzo. Sarebbe come se qualcuno in sala operatoria, senza avere nessuna nozione di medicina, dicesse al chirurgo cosa fare e come comportarsi.
Lo accettereste?

Lo ripeto, è un’infamia che i nostri maestri e professori siano sottopagati, con un livello di retribuzione tra i più bassi d’Europa. Che il loro ruolo sociale sia in sostanza ridotto a zero e che tutto quello che ruota intorno alla scuola sia considerato un inutile orpello.

E se qualcuno mi viene a dire che hanno tre mesi di ferie e non fanno un cazzo stavolta gli sputo in un occhio.  Non per quello che dice, bensì per quello che non sa.
Perché non sa che i programmi scolastici sono cambiati, che le ferie non sono più tre mesi, che gli insegnati sono compressi in orari che spesso occupano l’intera giornata. 
Ma soprattutto gli sputo in un occhio perché non ha capito che la scuola è alla base  della cresciuta economia e civile  di una nazione.
Non a caso i paesi che vanno meglio sono quelli che investono di più in educazione e formazione.
La Cina o l’India non sono solo salari bassi e sono anche università e scuole che funzionano, e lo stesso vale per gli USA e la Germania. Però, in quei paesi, nessun genitore si sognerebbe di oltraggiare un professore e di prenderlo a calci.
Per questo credo che uno dei temi della campagna elettorale avrebbe dovuto essere la scuola e la cultura. E invece sembra che questi temi arrivino sempre tra il decimo e il dodicesimo posto tra le priorità dei programmi dei partiti.
Io non sono per la scuola autoritaria, dove il maestro dava bacchettate gli scolari, ma non sono nemmeno per quest’arca di Noè, in cui convivono bestie di tutti i tipi e dove chi ruggisce più forte, diventa il padrone.
Voglio una scuola che funzioni perché, senza educazione, un popolo è destinato all'estinzione.

Paolo Brandi

Nessun commento:

Posta un commento