martedì 13 febbraio 2018

L’ITALIA NON E’ ANTIFASCISTA PER CONVINZIONE MA PER CONVENIENZA



Man mano che si avvicinano elezioni ci si riscopre antifascisti. Cioè non tutti, una parte.
Perché gli altri, pur non dichiarandosi, strizzano l’occhio ai fascisti.
Ma non a quelli col fez in testa e l’aquila sul berretto, che oggi farebbero ridere.
Strizzano l’occhio all’anima nera che in questo paese non è mai trasmigrata come si dice accada alle anime dei morti.
E quando dico “anima nera”, non intendo un’anima lorda di peccati, mi riferisco solo al colore politico. 
Più passa il tempo e più mi convinco che l’Italia è, ed è stata, nella sua stragrande maggioranza antifascista per convenienza ma non per intima convinzione.
Non parlo ovviamente del fascismo storico, nessuno con un po’ di sale nella zucca, potrebbe pensare oggi a una riedizione delle parate sui fori imperiali o alla battaglia del grano.
Il fascismo con il quale ci troviamo a fare i conti, pur nutrendosi ancora di saluti romani e del gusto ubriacante della nostalgia è un’altra cosa.
Molto più semplicemente è un distillato di sentimenti diffusi tra la nostra gente.
Perché non è vero che l’Italia non è un paese razzista, lo siamo tutti, più meno.
Perché non è vero che l’Italia è una pese accogliente, lo è per chi ha soldi ma non per i poveracci.
Perché non è vero che la violenza è disdegnata, tutt’altro.
Perché non è vero che l’Italia è un paese che cresce.
Gli indicatori economici sono bugiardi.
Ricordate Trilussa?
“da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch’è c'è un antro che ne magna due”.

Ed io aggiungo ci sarà anche più PIL ma gli stipendi rimangono bassi, le tasse alte, la sanità si paga, scarse le prospettive per i giovani , le periferie degradate e le case popolari non ci sono.
In tutto questo la sinistra sembra aver smarrito la sua ragion d’essere.
 
E dopo non ci si può lamentare se hanno successo quelli di Casa Pound, quelli almeno un occhio sui problemi quotidiani lo mettono. Saranno pure demagoghi, non dico di no, però portano alimenti alle famiglie, aiutano i terremotati e ripuliscono giardini e monumenti. E’ colpa loro?
No è colpa nostra, intendo della sinistra che queste cose ha smesso di farle da un pezzo.
A tutto questo si aggiunge un’ignoranza cosmica.
Una maestra scrive:  
“Insegno in una scuola primaria, stiamo allestendo uno spettacolo sulla Costituzione, ripercorrendo la storia d’Italia. Alcune famiglie hanno contestato la presenza di “Bella Ciao”, sostenendo che è un canto “rosso” e che, per par condicio, avremmo dovuto inserire anche “Faccetta nera”.
Sono solo quattro coglioni?
Non lo credo.
La verità è che abbiamo perso una battaglia culturale. E l’abbiamo persa forse per troppo amore.
Perché con la mitizzazione della resistenza abbiamo creato il suo contrario, perché non abbiamo mai voluto dire che la guerra di liberazione è stata anche una guerra civile e chi muore per un ideale per quanto sbagliato, merita rispetto.
E infine perché l’Italia per tutta una serie di motivi non ha mai fatto i conti col proprio passato. A scuola la storia si fermava alla prima guerra mondiale. Con una rimozione collettiva che ha ingenerato dei mostri.
Ecco perché occorrerebbe una impegno culturale vero e azioni esemplari.
Ma questa sinistra appare sfiancata come un cavallo da tiro in salita.
La memoria, in specie in una certa sinistra, è considerata una malattia sensile e la giustizia sociale un ammennicolo da attaccarsi alle orecchie come facevano i cavernicoli.
Nonostante tutto rimango ottimista, perché alla fine toccato il fondo non si può che risalire.  

P.S. Su fascismo e razzismo tornerò a parlare, perché sono stanco di buone parole. Qualche volta occorre frugare nello strame per trovare la verità. Ed è una verità che puzza.

Paolo Brandi



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