Man
mano che si avvicinano elezioni ci si riscopre antifascisti. Cioè non tutti,
una parte.
Perché
gli altri, pur non dichiarandosi, strizzano l’occhio ai fascisti.
Ma
non a quelli col fez in testa e l’aquila sul berretto, che oggi farebbero ridere.
Strizzano
l’occhio all’anima nera che in questo paese non è mai trasmigrata come si dice
accada alle anime dei morti.
E
quando dico “anima nera”, non intendo un’anima lorda di peccati, mi riferisco solo
al colore politico.
Più
passa il tempo e più mi convinco che l’Italia è, ed è stata, nella sua
stragrande maggioranza antifascista per convenienza ma non per intima
convinzione.
Non
parlo ovviamente del fascismo storico, nessuno con un po’ di sale nella zucca,
potrebbe pensare oggi a una riedizione delle parate sui fori imperiali o alla
battaglia del grano.
Il
fascismo con il quale ci troviamo a fare i conti, pur nutrendosi ancora di
saluti romani e del gusto ubriacante della nostalgia è un’altra cosa.
Molto
più semplicemente è un distillato di sentimenti diffusi tra la nostra gente.
Perché
non è vero che l’Italia non è un paese razzista, lo siamo tutti, più meno.
Perché
non è vero che l’Italia è una pese accogliente, lo è per chi ha soldi ma non
per i poveracci.
Perché
non è vero che la violenza è disdegnata, tutt’altro.
Perché
non è vero che l’Italia è un paese che cresce.
Gli
indicatori economici sono bugiardi.
Ricordate
Trilussa?
“da
li conti che se fanno
seconno
le statistiche d'adesso
risurta
che te tocca un pollo all'anno:
e,
se nun entra nelle spese tue,
t'entra
ne la statistica lo stesso
perch’è
c'è un antro che ne magna due”.
Ed
io aggiungo ci sarà anche più PIL ma gli stipendi rimangono bassi, le tasse
alte, la sanità si paga, scarse le prospettive per i giovani , le periferie degradate
e le case popolari non ci sono.
In
tutto questo la sinistra sembra aver smarrito la sua ragion d’essere.
E
dopo non ci si può lamentare se hanno successo quelli di Casa Pound, quelli almeno
un occhio sui problemi quotidiani lo mettono. Saranno pure demagoghi, non dico
di no, però portano alimenti alle famiglie, aiutano i terremotati e ripuliscono
giardini e monumenti. E’ colpa loro?
No
è colpa nostra, intendo della sinistra che queste cose ha smesso di farle da un
pezzo.
A
tutto questo si aggiunge un’ignoranza cosmica.
Una
maestra scrive:
“Insegno
in una scuola primaria, stiamo allestendo uno spettacolo sulla Costituzione,
ripercorrendo la storia d’Italia. Alcune famiglie hanno contestato la presenza
di “Bella Ciao”, sostenendo che è un canto “rosso” e che, per par condicio,
avremmo dovuto inserire anche “Faccetta nera”.
Sono
solo quattro coglioni?
Non
lo credo.
La
verità è che abbiamo perso una battaglia culturale. E l’abbiamo persa forse per
troppo amore.
Perché
con la mitizzazione della resistenza abbiamo creato il suo contrario, perché non
abbiamo mai voluto dire che la guerra di liberazione è stata anche una guerra
civile e chi muore per un ideale per quanto sbagliato, merita rispetto.
E
infine perché l’Italia per tutta una serie di motivi non ha mai fatto i conti
col proprio passato. A scuola la storia si fermava alla prima guerra mondiale. Con
una rimozione collettiva che ha ingenerato dei mostri.
Ecco
perché occorrerebbe una impegno culturale vero e azioni esemplari.
Ma
questa sinistra appare sfiancata come un cavallo da tiro in salita.
La
memoria, in specie in una certa sinistra, è considerata una malattia sensile e
la giustizia sociale un ammennicolo da attaccarsi alle orecchie come facevano i
cavernicoli.
Nonostante
tutto rimango ottimista, perché alla fine toccato il fondo non si può che
risalire.
P.S.
Su fascismo e razzismo tornerò a parlare, perché sono stanco di buone parole.
Qualche volta occorre frugare nello strame per trovare la verità. Ed è una
verità che puzza.
Paolo Brandi
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