martedì 6 marzo 2018

PD. DOPO LA TEMPESTA NON BASTA RIPARARE IL TETTO. RICOSTRUIRE LE FONDAMENTA A ROMA E AD AREZZO



In natura esistono i necrofagi cioè animali che si nutrono di carogne, bestie pazienti che aspettano che qualcuno muoia per imbandire il banchetto. In politica questa specie è abbastanza diffusa, posso dire, pur non essendo un cadavere, di avere sperimentato sulla mia pelle i loro morsi. All'indomani delle elezioni, questi animali escono dalle tane e iniziano ad annusare l’aria.
Gli stessi che stendevano tappeti rossi a Matteo Renzi oggi sono pronti a crocefiggerlo.  
L’uomo merita infinite critiche ma forse un bagno di umiltà e un po’ di autocoscienza sarebbero utili a parecchi.
Il risultato elettorale non può essere, infatti, ridotto a un incidente stradale dove il pilota è il solo responsabile. La colpa, se di colpa vogliamo parlare, è anche di chi nei comuni, nelle regioni, nei territori non ha visto avanzare il fronte della tempesta o, se anche l’ha visto, ha fatto finta di niente per non interrompere il sogno di chi stava a Roma.

I numeri sono impietosi e ci dicono che il PD, tranne una sottile linea rossa che divide l’Italia, è ridotto al ruolo di comprimario. Reggiamo solo laddove il patrimonio della sinistra era così grande da non poterlo consumare in una volta sola oppure, come nel caso delle regionali del Lazio, riusciamo a fare alleanze con a capo una persona seria.
Purtroppo o per fortuna la gente non è stupida e la narrazione del tutto va bene ha fatto a pugni con la realtà. Questa è la verità pura e semplice.
La realtà ci dice che la gente comune non percepisce l’aumento del PIL perchè stipendi e salari sono tra i più bassi d’Europa, la gente non avverte l’importanza del mix culturale in un mondo globale perché ha paura dell’ondata migratoria, la gente ha smesso di essere solidale perché i modelli culturali remano in tutt'altra direzione. Di fronte al disastro qualcuno dice che il PD deve recuperare i suoi valori. D’accordissimo, però quali sono oggi i valori del PD? Sono l’eguaglianza? Sono la giustizia sociale? Sono la parità di opportunità? Sono una società aperta? Sono la valorizzazione del merito? Sono la politica come servizio e non mezzo per arricchirsi? Allora dobbiamo essere coerenti non limitarci a enunciarli.

Per questo occorreva premiare la capacità e non la fedeltà, occorreva dire che chi ha di più deve pagare di più, che chi non è onesto è fuori dal gioco, che bisognava investire nella ricerca, nella scuola, in nuovi lavori. Che vitalizi e stipendi, non solo della politica, ma di ogni maledetta casta vanno tagliati.
Ma questo non è accaduto. Con la scusa della rottamazione si è premiata l’inesperienza e talvolta l’incompetenza a scapito dell’intelligenza.
Tutto questo ha portato a una sorta di minimizzazione, quando ci sono problemi era meglio non discuterli  altrimenti sotto la patina d’oro poteva spuntare l’ottone.  
Di fronte alla sconfitta in città e regioni si è voluto ridurre tutto a fatto locale. E invece non erano solo fatti locali. L’incapacità di costruire alleanze, l’arroganza delle certezze, la scarsità di una visione del futuro, la non comprensione dei problemi della gente, l’aver disarticolato il partito, l’allentamento dei legami con il popolo sono tutte cose che nascono dall'alto.
In Toscana abbiamo perso tutto quello che si poteva perdere e ancora non è finita, eppure sembra che nessuno ne porti la responsabilità. Ma siete capaci a far i conti? Su 11 capoluoghi di provincia 5 non sono amministrati dal PD. Alle ultime elezioni comunali siamo stati travolti in roccaforti storiche. E poi ci si meraviglia se su 21 collegi uninominali 11 sono appannaggio della destra?
Ad Arezzo le cose non vanno meglio. Anche qui basta fare due riflessioni.  La sconfitta al comune capoluogo è passata sotto silenzio, nemmeno un accenno di autocritica e di analisi. Si perdono comuni importanti e tutti zitti. Siamo fuori gioco in Valtiberina, perdiamo Montevarchi, e la congiura del silenzio continua.
Risultato?  Il 53% della popolazione aretina ha amministrazioni che non vedono la presenza del PD.
Che fare adesso?
Una cosa è certa non si può fare finta di niente. Nei grandi partiti europei quando un gruppo dirigente fallisce, a livello nazionale e locale, si fa da parte.  Salvo che qualcuno non pensi di fare come quei roditori che si buttano in mare in una sorta di suicidio collettivo. Personalmente non ci tengo a fare la fine dei lemming dell’artico.
In secondo luogo dobbiamo capire da che parte stare. La sinistra deve fare la sinistra. Qualcuno dirà il mondo è cambiato. Ma poi è cambiato così tanto? Sono cambiate le percezioni di quello che abbiamo intorno ma non la sostanza delle cose. Proviamo a ripartire da qui.


Paolo Brandi

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