mercoledì 17 gennaio 2018

VOGLIO UN PD POPULISTA


I tre operai morti sul lavoro a Milano sono purtroppo l’ultima tappa di una tragica corsa che pare inarrestabile. Nel 2017 appena concluso l'Inail dice che in Italia sono aumentate le denunce d’infortuni con esito mortale, nei primi 10 mesi erano oltre 800.
I morti sul lavoro non fanno però notizia, così come non fa più notizia il lavoro, quello che c’è e quello che manca.
Mi prende lo sconforto quando leggo che per accalappiare (il termine non è detto a caso) voti si promette di tutto: sospendere le tasse per sei anni, aumentare le pensioni, introdurre il reddito di cittadinanza, il salario minimo, eleminare il bollo auto, l’università gratuita e chi più ne ha più ne metta.

Sia chiaro, sono tutte cose importanti, peccato che confliggano tra loro: l’economia è fatta di vasi comunicanti, se aumenti da una parte devi per forza diminuire dall’altra. Quindi se non si indicano delle priorità alla fine si tratta solo di grida da imbonitori di piazza.
Priorità, ecco un’altra parola che è scomparsa dal vocabolario della politica.

Una priorità per il PD deve essere il lavoro, la sua dignità, l’identità sociale che esso determina.
E il tema della sicurezza del lavoro e sul lavoro non è argomento da sottovalutare, perché la mancanza di sicurezza è la cartina di tornasole di una situazione più grande dove vince il precariato, le violazioni della legge, i rischi dovuti all’esasperato contenimento dei costi.
Il lavoro non è soltanto uno stipendio dignitoso, cosa fondamentale, perché quando la gente non arriva a fine mese si incazza, il lavoro è anche altro, è socialità, identità, dignità.
Se non torniamo a toccare con mano questi problemi è inutile meravigliarci che la gente si disamori della politica o tenti fughe disperate verso i nuovi e vecchi populismi. Per altro questa parola populismo non è nemmeno una bestemmia.
Il populismo nella storia politica è quell’atteggiamento che esalta il ruolo e i valori delle classi popolari, altra cosa è la demagogia. In questo senso io affermo che vorrei un PD populista. Cioè che ascoltasse quello che ha da dire la gente semplice, quella gente che non frequenta ristoranti di lusso e convive con i problemi di ogni giorno, la stessa gente che non sopporta di vedere i furti impuniti, i privilegi assurdi, le disparità e che vive immersa, a torto o a ragione, nella paura dell’immigrazione.  Si, cari amici, voglio un PD più populista.

Paolo Brandi


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