I tre operai morti sul lavoro a Milano
sono purtroppo l’ultima tappa di una tragica corsa che pare inarrestabile. Nel
2017 appena concluso l'Inail dice che in Italia sono aumentate le denunce d’infortuni
con esito mortale, nei primi 10 mesi erano oltre 800.
I morti sul lavoro non fanno però
notizia, così come non fa più notizia il lavoro, quello che c’è e quello che
manca.
Mi prende lo sconforto quando leggo che
per accalappiare (il termine non è detto a caso) voti si promette di tutto: sospendere
le tasse per sei anni, aumentare le pensioni, introdurre il reddito di cittadinanza,
il salario minimo, eleminare il bollo auto, l’università gratuita e chi più ne
ha più ne metta.
Sia chiaro, sono tutte cose
importanti, peccato che confliggano tra loro: l’economia è fatta di vasi
comunicanti, se aumenti da una parte devi per forza diminuire dall’altra. Quindi
se non si indicano delle priorità alla fine si tratta solo di grida da
imbonitori di piazza.
Priorità, ecco un’altra parola che è
scomparsa dal vocabolario della politica.
Una priorità per il PD deve essere il
lavoro, la sua dignità, l’identità sociale che esso determina.
E il tema della sicurezza del lavoro e
sul lavoro non è argomento da sottovalutare, perché la mancanza di sicurezza è
la cartina di tornasole di una situazione più grande dove vince il precariato,
le violazioni della legge, i rischi dovuti all’esasperato contenimento dei
costi.
Il lavoro non è soltanto uno stipendio
dignitoso, cosa fondamentale, perché quando la gente non arriva a fine mese si
incazza, il lavoro è anche altro, è socialità, identità, dignità.
Se non torniamo a toccare con mano
questi problemi è inutile meravigliarci che la gente si disamori della politica
o tenti fughe disperate verso i nuovi e vecchi populismi. Per altro questa
parola populismo non è nemmeno una bestemmia.
Il populismo nella storia politica è
quell’atteggiamento che esalta il ruolo e i valori delle classi popolari, altra
cosa è la demagogia. In questo senso io affermo che vorrei un PD populista.
Cioè che ascoltasse quello che ha da dire la gente semplice, quella gente che
non frequenta ristoranti di lusso e convive con i problemi di ogni giorno, la
stessa gente che non sopporta di vedere i furti impuniti, i privilegi assurdi,
le disparità e che vive immersa, a torto o a ragione, nella paura dell’immigrazione.
Si, cari amici, voglio un PD più
populista.
Paolo Brandi
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