Mi
scuso in anticipo per la mediocrità delle mie riflessioni, però, per quanto siano
banali, in pochi hanno il coraggio di sputarle fuori.
Il
rifiorito centrodestra si presenta in maniera unitaria difronte agli elettori,
nonostante le notevoli differenze nei progetti e nella prospettiva politica, dando
così l’idea di un fronte compatto.
Il
centrosinistra invece si appresta ad appendersi come Giuda all’albero delle
proprie contraddizioni.
Quello
che più colpisce in tutta questa vicenda è l’insensibilità di tanti
protagonisti, alle sorti della sinistra italiana. Con queste elezioni, qualcuno
forse non l’ha capito (o l’ha capito fin troppo bene e ci gode), si rischia di
affondare una storia più che centenaria ma non di costruirne un’altra.
Ho
la sensazione che per parecchi, valga il detto “fammi strada che poi ti precedo”.
Si
sale nel treno della politica solo per se stessi e nulla più. Nelle giuste dosi
l’ambizione è una bella cosa ma diventa tossica quando si eccede.
Ognuno,
a sinistra, coltiva il proprio orticello sperando in chissà quale raccolto,
senza pensare che se arriverà la tempesta e i segnali son quelli, quest’ultima
travolgerà tutti senza guardare in faccia a nessuno.
La
cosa più brutta è che non si fa nemmeno uno sforzo per porre rimedio.
La
mediazione di Fassino era patetica. Ci voleva uno scatto di orgoglio e di
umiltà da parte del segretario del PD: perché chi è più grande ha più
responsabilità.
Doveva
essere lui a convocare le anime della sinistra e chiedere conto di quello che
stava accadendo. Mettere ognuno (lui compreso) di fronte alle proprie responsabilità.
E pensare che alcune proposte che vengono dal PD e da Liberi e Uguali meritano
interesse, mi riferisco alla diminuzione del cuneo fiscale, al rimettere al
centro la scuola, al tema del precariato.
Non credo che sia impossibile trovare dei punti di contatto che ridiano
fiato a una proposta politica.
Però
sarebbe opportuno mettere il silenziatore a qualche evirato cantore: ma si crede
davvero che la priorità, in questo benedetto paese, sia l’abolizione del canone
RAI?
Ben
altre sono le questioni: il lavoro, la sanità, l’immigrazione, l’ambiente, le disuguaglianze.
Perché potrà pure aumentare la ricchezza nazionale, ma se ne godono in pochi aumentano
i problemi. Queste sono le cose che la sinistra deve affrontare, altrimenti che
ci stiamo a fare?
Questo
è il momento di aprirsi non di chiudersi.
Anche
ad Arezzo, nel nostro piccolo mondo antico, tutto tace. Di primarie non si
parla, di consultazione degli iscritti nemmeno, sembra che le candidature, da
quello che scrivono i giornali, siano già state decise.
Bene,
ma da chi? E alla luce di quanto accade a livello nazionale come s’intendono
affrontare le questioni locali? Dobbiamo
arrivare all’ultimo tuffo per discutere di amministrative e ritrovarsi alla
fine con un pugno di mosche?
Forse
chiedere lumi è troppo e me ne scuso. Per
qualcuno la cosa importante è non disturbare il pilota, anche se poi l’aereo va
a schiantarsi contro una montagna chi se ne frega.
Perché
sia chiaro, la colpa del disastro non è del pilota ma della montagna che non
doveva trovarsi lì.
Paolo
Brandi
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