Non
sono un patito di statuti e regolamenti, spesso sono, infatti, pensati più per ingarbugliare
che per risolvere i problemi.
Però mi piace il rispetto dei principi e uno dei
valori fondanti del Pd era (ed è) quello della partecipazione di elettori e iscritti
alle decisioni più importanti.
Un
principio in verità poco applicato in concreto, tranne forse che nella valutazione
delle candidature ai vari livelli.
Le
primarie sono una caratteristica del PD che, per quanto talvolta foriere di disastri,
basta pensare a quello che è accaduto in Liguria per le regionali e a Napoli
per le comunali, rappresentano comunque uno strumento di scelta.
Orbene
ci avviciniamo a grandi passi all’appuntamento elettorale, fissato per i primi
di marzo e almeno dalle nostre parti di selezione di candidature non se ne
parla proprio.
Anzi pare che di selezione delle candidature non
se ne voglia discutere. Sembra che entro gennaio il quadro degli aspiranti deputati
e senatori debba essere completato con buona pace della partecipazione.
Comprendo
la fretta, capisco la necessità di far presto, però a questo punto qualcuno
dovrebbe spiegare con quali criteri, almeno quelli, s’intendono scegliere i
futuri, possibili parlamentari.
Qualcosa
nei territori deve e può essere fatto. Non c’è tempo per organizzare le
primarie?
Forse
ma allora si individuino altri strumenti per coinvolgere elettori ed iscritti del
Pd.
Se
così non fosse verrebbe da pensare che si predica bene e si razzola male. Dove a
finire, come dice lo statuto, la rappresentatività sociale, quella
territoriale, dove va a finire il principio di merito? La sensazione è che si vogliano strozzare i
tempi per asfissiare il dibattito e questo non è un bene per un partito che si
chiama Democratico.
Tanto più è importante mantenere un rapporto stretto con la gente perchè i collegi elettorali sono un vero manicomio. Per cui, per esempio, un cittadino della Valdichiana voterà una volta con Siena nel collegio uninominale, un altra con Siena, Grosseto e Arezzo nel listino proporzionale, la terza con Arezzo e Siena per il senato uninominale, la quarta con Arezzo, Pisa, Siena e Livorno ancora per il senato.
Una babele che allontana gli eletti dal territorio con tutto quello che ne consegue.
Paolo
Brandi
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