venerdì 22 dicembre 2017

MARIA ELENA BOSCHI CANDIDATA AD AREZZO? PERCHÉ' NO?

E’ bello poter tornare a scrivere senza pesi sulla testa, con la leggerezza di chi può dire quello che vuole perché libero da condizionamenti.  
Stavolta mi va di parlare di una storia che più passa il tempo più assume contorni grotteschi. Mi riferisco alla vicenda di Maria Elena Boschi e di Banca Etruria.
Una doverosa premessa: io sono tra chi sostiene che la politica è fatta di competenza, spirito etico e una dose inevitabile di furbizia e spregiudicatezza. Per questo, in tempi non sospetti, ho sostenuto che, all’indomani del risultato del referendum costituzionale quando già v’erano segnali preoccupanti sul sistema bancario locale, la ministra Boschi avrebbe dovuto ritirarsi in buon ordine. Non per andare sotto un ponte a dormire sui cartoni ma per liberare se stessa e il PD dalla tempesta perfetta che si stava preparando.
Questo non perché avesse responsabilità precise, ma perchè nella vita pubblica la “moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”.

Ma detto ciò io oggi sto con la Boschi perché è ignobile quello che sta accadendo. E’ ignobile che gente che fino all'altro giorno la venerava come la Madonna di Fatima oggi prenda le distanze come se avesse la peste, è ignobile che il PD non sia stato in grado di dettare una linea di condotta che non sia il blaterare scempio di chi, in altri tempi, al massimo avrebbe fatto il segretario di sezione.

Etica della responsabilità ci vuole e meno chiacchere, necessita coraggio e non battute.
Per questo danno da pensare i comportamenti su di una vicenda affrontata male fin dall’inizio, anche dalle nostre parti.  
Sparisce una banca locale che ha contribuito allo sviluppo della provincia e tutto sembra ridursi a un cambio d’insegna. E il rapporto con le imprese? Il settore orafo? I legami con l’economia aretina, che fine fanno?
Ma c’è di peggio, la banca dei notabili si è trasformata, nell’immaginario collettivo, nella banca del PD, roba da matti!
Una banca dove la sinistra non ha mai messo piede, dove le decisioni erano prese al di fuori dei partiti oggi è diventata l’esempio di una banca politicizzata.
Di chi è la colpa? Non dei giornalisti che fanno il loro mestiere, non dei mestatori di professione che campano di queste cose, non della destra che fa la verginella nel postribolo.
La responsabilità pesa in buona parte sulla coscienza di chi non ha valutato bene l’inopportunità che il padre di un ministro/ a faccia il vicepresidente di una banca sull’orlo del fallimento.  
Però, al tempo stesso, nessuno si è posto il tema di chi ha proposto Pierluigi Boschi a quella carica. E’ stato il PD? Non pare che sia così.  
Però il PD su quest’argomento tace e si prende la colpa, quasi che avesse da espiare chissà quali peccati. A chi fa comodo questo silenzio?
Domande legittime e allora io credo che Maria Elena Boschi non solo debba candidarsi ma debba farlo proprio ad Arezzo, perché questo fatto aiuterebbe a fare chiarezza. Finalmente i nodi verrebbero al pettine alla faccia di tutti i Soloni che pontificano.
Niente collegi blindati: qui bisogna rischiare in proprio, metterci la faccia, tornare a parlare con la gente a costo di prendere qualche insulto. Un atto di audacia politica è oltremodo necessario.
Lo stesso atto di coraggio che mi verrebbe da chiedere a quelli che dopo aver approvato una legge elettorale suicida vanno a caccia di posti sicuri. Si presentino laddove il dente duole, per esempio Rosato nella sua Trieste,  oppure Orfini in qualche borgata romana oggi infeudata da Casa Pound.
Allora si che tornerebbe il gusto del fare politica.
Paolo Brandi


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