martedì 11 luglio 2017

LEGGI CONTRO LA PROPAGANDA FASCISTA? PANNICELLI CALDI PER NASCONDERE UNA CRISI POLITICA A ROMA E NEL NOSTRO PICCOLO A CASTIGLIONI

Si torna a parlare di proposte di legge contro la propaganda nazifascista, e se ne torna a parlare dopo settantadue anni dalla fine della seconda guerra mondiale.
Evidentemente c’è un motivo. Il motivo è semplice: da qualche anno (e non da ora) si assiste a un profluvio di propaganda “nazi” sui social, a curve degli stadi imbottite di svastiche e rune, a slogan e braccia tese nel saluto romano in occasione di ricorrenze storiche.  Oltre, ovviamente, alla solita oggettistica accendini col fascio, busti del Duce e manganelli con l’immancabile scritta “me ne frego”.
Questa recrudescenza, amplificata a dismisura da internet, ha indotto alcuni parlamentari a presentare  un disegno di legge intitolato “ Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”.
Diciamo subito che il provvedimento ci sconcerta. Perché quando c’è necessità di una legge per rispondere a un fenomeno politico vuol dire che si è impotenti su altri fronti.
A noi non piacciono le leggi che mettono sotto torchio le idee, per quanto quelle idee possano essere aberranti e politicamente oscene. Non ci piacciono perché sono il segnale di un fallimento. Il fallimento è quello che dopo settanta anni si è costretti a intervenire con provvedimenti coercitivi per combattere la diffusione della propaganda nazi-fascista nel nostro paese.

La stessa cosa non avviene in Germania che pure è stata la culla dell’hitlerismo, la stessa cosa non avviene in Spagna con il franchismo, la stessa cosa non avviene in Portogallo con il Salazarismo. Qual è il motivo di questa differenza di approccio ai fascismi?
Nessuno si pone questa domanda, perché è una domanda importuna. La verità è che da noi non si è mai fatto i conti con il fascismo. Non si è voluto riconoscere che faceva parte della nostra storia e che la sua natura era connaturata a larga parte del popolo italiano. Se oggi un Mussolini redivivo (quello vero non qualche suo pallido imitatore) si presentasse alle elezioni raccoglierebbe percentuali a due cifre.
Da dove nasce l’amore per l’uomo forte?  

Nasce dalle nostre paure che governano questi tempi incerti: la crisi economica, l’invasione degli immigrati, il terrorismo islamico. Nessuno a sinistra sembra voler tener conto dei sentimenti di grande frustrazione e rabbia che attraversano l’opinione pubblica. Nessuno sembra voler pesare la rabbia che è comune in Europa come in America, nei confronti di una classe dirigente che si percepisce come corrotta.
E’ dunque inutile processare le idee se dietro non c’è una battaglia culturale e politica, battaglia che la sinistra ha rinunciato a fare e la destra, quella che a parole si richiama ai valori liberali, non ha mai fatto perché ha sempre strizzato l’occhio all'estremismo neofascista.
Nel nostro piccolo, parlo di Castiglion Fiorentino, abbiamo assistito a fenomeni simili a quelli che le leggi proibirebbero e che invece sono passati come acqua fresca sotto gli occhi della gente: scritte contro gli ebrei, svastiche proiettate con effetti stroboscopici, graffiti neonazisti. A questo corrisponde la presenza in Consiglio Comunale di consiglieri dichiaratamente fascisti. Presenza legittima sia chiaro, visto che hanno ottenuto molti voti personali, ma che la dice lunga sull'aria che si respira e sulla impotenza di una sinistra locale molto preoccupata a sbranarsi ma poco interessata a quello che gli succede attorno.
E in questo gran marasma ha buon gioco chi semplifica, chi rimesta nella merda della crisi per attizzare i peggiori istinti.  Che poi alcuni cavalli di battaglia della destra non siano tutti ronzini è altrettanto vero: penso alla lotta contro la mondializzazione che schiaccia le culture nazionali, per cui si smetterà presto di insegnare storia e geografia.  Alla necessità di porre un freno all'immigrazione incontrollata, non per razzismo ma perchè non siamo in grado di sostenerla. All'idea che i diritti non possono sopravanzare i doveri. Continuiamo pure a negare la crisi con numeri farlocchi che parlano di ripresa, continuiamo a pensare che il buonismo risolva i problemi, continuiamo ad affermare che l’economia globalizzata è positiva perché crea posti di lavoro in Bangladesh e li distrugge a Torino. Però poi non meravigliamoci se la destra e la demagogia conquistano spazi e zone che fino ad oggi appartenevano alla sinistra. Andate a vedere il voto nei quartieri popolari delle grandi città e dopo ne riparliamo.  Ecco perché le leggi servono a poco.


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