Stamattina abbiamo evitato di leggere
i giornali, così che i nostri giudizi, per quanto miseri nella forma e nel
contenuto, risulteranno scevri da qualunque influenza esterna.
Il fatto del giorno è la sconfitta,
netta e inequivocabile, delle riforme costituzionali proposte dal governo
Renzi. Alcune brevissime e schematiche considerazioni.
1) La
minoranza del PD potrà anche dirsi contenta del risultato, se fossimo in loro
la saremmo molto meno, non solo perché i numeri elettorali aprono prospettive
incerte per il PD , e la barca è la stessa per tutti, ma perché hanno fatto una
figura pessima sul piano umano e politico. Non si può, infatti, approvare una
legge in parlamento e poi dire di votare contro quella stessa legge al referendum.
Sarebbe stato più coerente esprimersi in maniera contraria in parlamento e poi
sostenere le ragioni del NO. E non vengano a tirare fuori la storia del
combinato con la legge elettorale, la legge elettorale c’era anche prima.
2) Non
sopportiamo chi parla di festa della democrazia, questi termini abusati
andrebbero messi in un cassetto. Questo non è stato un referendum come tutti
gli altri ma un’ordalia, cioè un giudizio popolare su Renzi e il suo operato. E
il governo ne è uscito a pezzi. Non a caso il capo del Governo ha annunciato
che si dimetterà. Il che non significa che non sia un atto democratico ma non è
una festa.
3) Perché
c’è stato questo voto?
Qui la considerazione è complessa, dentro quel 60% c’è
di tutto, per cui metterci sopra un cappello politico è operazione complicata.
Il buon Salvini non penserà mica che tutta quella gente domani sia disponibile
a sostenere le sue fantasticherie? Noi crediamo
che ci stia soprattutto la disperazione di un paese che non vede all'orizzonte
un futuro e soffre molto più di altri in Europa l’effetto della crisi e l’emergenza
dei migranti. E’ inutile che Renzi, nel suo discorso di commiato, continui a
sciorinare numeri sull'economia che non corrispondono alla realtà della vita
quotidiana delle persone. L’abbiamo già detto, sarebbe utile che ministri e parlamentari
si facessero quotidianamente un giro sui tram e sui treni dei pendolari per
fare tesoro dei discorsi della gente. Pensare che tutto si risolva ascoltando la Confindustria o la Coldiretti non basta. Già da oggi, questi signori andranno a cercarsi un altro sponsor e buonanotte al secchio. Inoltre, lo diciamo con grande affetto per Renzi, al quale riconosciamo una buona dose di coraggio, non si può dare calci nel culo a mezzo mondo della sinistra e poi pensare che qualcuno non tenti di restituirgli una pedata. La logica in questo caso è spietata. La rottamazione, termine osceno se applicato alle persone, non può essere a senso unico, cioè funzionale a mettere in un angolo la sinistra. La rottamazione è giusta se tiene conto di alcuni fatti oggettivi: il primo è che il PD senza sinistra non va da nessuna parte, il secondo è che gli uomini nuovi e le donne nuove devono possedere capacità, competenze, umanità e umiltà. Non ci si può circondare di fedelissimi e basta, per altro con un grado di cultura di governo piuttosto limitata, ma ci vogliono persone che siano, all'occorrenza, capaci di dire di NO. Con gente capace di dire qualche NO forse Renzi avrebbe evitato più di un errore.
4) Le
riforme erano in gran parte condivisibili, ma deboli, troppo deboli. Ma perché, se si vuole eliminare il bicameralismo
perfetto, non si è eliminato del tutto il Senato? Questo sarebbe stato comprensibile,
più che non il guazzabuglio di sindaci e consiglieri regionali, eletti non si
sa bene come, che se ne vanno una volta
al mese a Roma . Perché non riconoscere che anticipando di fatto l’eliminazione
delle provincie si è fatta una grossa stupidaggine, tant'è che oggi che le provincie
sono rimaste e non si sa dove battere il capo? Perché nella modifica del titolo
V si è voluto discriminare tra regioni e regioni per cui un siciliano o un friulano,
nella riforma costituzionale, avevano il fiocco rosso rispetto a un toscano o a
un campano? Insomma parecchie cose non tornavano e oggi e qualcuno dovrebbe recitare
il mea culpa.
5) Il
fallimento non è di Renzi o almeno non solo di Renzi. Quando si prendono certe
scoppole è tutta la nave che fa acqua. Ma possibile che nessuno si ponga il
problema che la classe politica del PD, anche ai livelli intermedi, è piuttosto
modesta? Lo dimostra, nel nostro piccolo, quello che è accaduto alle elezioni amministrative
e, un po’ più in grande, quello che succede in Italia. L’ineffabile
Serracchiani che dispensa giudizi come fosse la Sibilla Cumana sarebbe meglio
che tornasse in Friuli a fare il suo mestiere di Governatore visto quello che
accade nel voto amministrativo nella sua regione. L’ultima perla, in ordine di tempo, è stata Monfalcone, un
tempo cittadella rossa oggi passata alla Lega. Se tra qualche tempo perderà la
Regione darà la colpa a D’Alema? Lo
stesso dicasi per personaggi come Orfini che a Roma ha fatto più danni di Carlo
in Francia è continua, come se niente
fosse, a svolgere il ruolo di Presidente del partito. L’elenco potrebbe continuare
ma non sappiamo quanto serva buttare sale sulla ferita. Però Renzi questo problema
alla fine dovrà porselo se ci tiene alla salute del PD.
6) Per
come la vediamo noi Renzi deve restare e ricostruire le ragioni di un partito
di centro sinistra ma non partendo da Marchionne o dal signor Farinetti,
dispensatore di cibi all'Italiana, ma dai bisogni di quei disgraziati (lo diciamo
in senso buono) che la mattina si svegliano alle sei per andare al lavoro e da coloro che il lavoro proprio non ce l’hanno. Governare lo stato non è come governare un
comunello. Non è distribuendo mancette che si ottengono consensi ma indicando
delle priorità, misurandosi sulla prospettiva. Questa è la scelta da fare rischiando
di perdere alcuni inviti a cena ma recuperando l’affetto e la fiducia della
gente. Renzi per restare dovrà però accettare
la sfida di nuove primarie. Primarie che però non possono essere una farsa. Il segretario
di un partito devono votarlo gli iscritti, perché così vuole la logica. A nessuno
di noi, per quanto bello, bravo e onesto, sarebbe concesso di eleggere il presidente
di una bocciofila senza avere la tessera del sodalizio. Non si capisce perchè
un cittadino (magari di destra) debba scegliere il segretario di un partito al
quale non appartiene. Renzi deve restare
facendo tesoro di quello che è accaduto, in caso contrariò assisteremo a una
lenta decadenza ed alla fine qualcuno dovrà riprendere in mano la bandiera della
sinistra, bandiera che non può rimanere agganciata al destino di un uomo solo.
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