martedì 6 dicembre 2016

DOPO IL REFERENDUM SULLE PROVINCE E' IL CAOS

Tra le tante cose che la bocciatura delle riforme costituzionali lascia in eredità c’è la questione delle province.
Il perché è presto detto, la riforma Delrio, quella che un po’ pomposamente era stata definita come la legge che aboliva le province, abolizione per modo di dire visto che le trasformava in enti di secondo grado, anticipava di fatto gli effetti della riforma costituzionale. Poiché la riforma costituzionale non c’è più  si apre un bel problema.
Purtroppo gli effetti della riforma non sono stati cancellati: blocco delle assunzioni, trasferimento di circa 20 mila dipendenti verso altre amministrazioni, centinaia di lavoratori abbandonati nell’incertezza, servizi come  il lavoro che non si sa che fine faranno, diminuzione drastica dei trasferimenti, con rischi reali di mandare gli enti di secondo grado a gambe ritte. Tutto «in attesa» di una riforma costituzionale mai entrata in vigore.

Adesso che succederà? C’è la possibilità, concreta, che tutta la norma venga  dichiarata incostituzionale il che dimostra che non si può vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. La fretta è cattiva consigliera, si è voluto sacrificare le province, un ente che almeno in Toscana funzionava, sull’altare del populismo e dell’antipolitica ed ecco i risultati: caos normativo, dipendenti sbandati, diminuzione di risorse sul territorio, cittadini che vedono peggiorare i servizi. Davvero un bel capolavoro. 

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