venerdì 23 dicembre 2016

IL TIR ASSASSINO E LA MALEDETTA BUROCRAZIA

Qualche volta sarebbe necessario che chi ha il potere di decidere si mangiasse a colazione e a pranzo una fetta di vergogna per quello che succede intorno a noi. I morti di Berlino, dobbiamo gridarlo forte, sono purtroppo il frutto di provvedimenti sbagliati e chi ha il potere di cambiare le cose deve farlo senza indugi.
E’ sufficiente leggersi la storia del tunisino che pare fosse alla guida del TIR  assassino  per rendersene conto. Quest’Anais, o come diavolo si chiama, visto che ha ben sei identità diverse, era stato imprigionato in Italia per quasi quattro anni. Finito il soggiorno nelle patrie galere è stato trasferito al centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta. Nel frattempo gli organi di polizia si erano accorti che il tipo si era, come si dice, radicalizzato e trasformato in un possibile combattente della Jihad .  
Però che succede? Succede che l’espulsione nei sessanta giorni previsti dalla legge non avviene, ne consegue che il signor Anais viene messo fuori dai cancelli  con un foglio rilasciato dalla  questura che gli intima di lasciare autonomamente il territorio italiano entro sette giorni. Secondo voi se ne sarà andato?  
Col piffero!

Lascia l’Italia e raggiunge la Germania dove, come raccontano le cronache, “chiede asilo politico. Scommettendo sulla sua arte di dissimulazione. Sui suoi tanti nomi. Sulla farraginosità di burocrazie che non comunicano in tempo reale e che, dunque, impiegheranno del tempo per scoprire la sua storia.”
Quello che succede in seguito lo sappiamo.

Ecco allora che la nostra burocrazia, nata in periodi di normalità, quando cioè il terrorismo non si era internazionalizzato, i profughi erano poche centinaia e il mondo era meno complicato di oggi,  mostra la corda. Non si può applicare la stessa procedura a un povero cristo arrivato in Italia per fame e a un soggetto  che la polizia già sapeva essere un elemento pericoloso.
Solo nel mondo dei sogni si può pensare che un estremista se ne vada volontariamente  dall'Europa per tornarsene a casa. Non può funzionare. Parliamoci chiaro ogni organismo di fronte ad un pericolo produce degli anticorpi e allora questa gente se nei sessanta giorni previsti non è espulsa, perché manca casomai qualche documento del consolato, va messa in condizione di non nuocere, trattenendola in carcere oppure accompagnandola senza tante storie alla frontiera in maniera coatta E’ inumano? No è normale.
Se non si comincia a sfoltire la selva di leggi, leggine, appelli, contrappelli, cavilli, pretesti, sofismi, sottigliezze, più o meno umanitarie, non solo si mettono in circolazione dei mostri  capaci con un TIR di spiaccicare gente, ma si fa un danno enorme  ai tanti migranti che invece vengono  in Europa per cercare un futuro migliore e si integrano nelle nostre città.
Non potremo allora lamentarci se aumenta la xenofobia, la diffidenza, il rancore per tutti coloro che per colore della pelle, abbigliamento , religione sono leggermente diversi da noi.

Ci vuole buonsenso e capire che le emergenze non si governano con leggi pensate per periodi ordinari, chi ha delle responsabilità pubbliche questo buonsenso inizi ad applicarlo, altrimenti, a furia di bollire alla fine la pentola scoppierà.  

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