Qualche volta sarebbe necessario che chi ha il potere di decidere si mangiasse
a colazione e a pranzo una fetta di vergogna per quello che succede intorno a
noi. I morti di Berlino, dobbiamo gridarlo forte, sono purtroppo il frutto di
provvedimenti sbagliati e chi ha il potere di cambiare le cose deve farlo senza
indugi.
E’ sufficiente leggersi la storia del tunisino che pare fosse alla
guida del TIR assassino per rendersene conto. Quest’Anais, o come diavolo si chiama, visto
che ha ben sei identità diverse, era stato imprigionato in Italia per quasi
quattro anni. Finito il soggiorno nelle patrie galere è stato trasferito al
centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta. Nel frattempo gli
organi di polizia si erano accorti che il tipo si era, come si dice,
radicalizzato e trasformato in un possibile combattente della Jihad .
Però che succede? Succede che l’espulsione nei sessanta giorni
previsti dalla legge non avviene, ne consegue che il signor Anais viene messo
fuori dai cancelli con un foglio rilasciato
dalla questura che gli intima di lasciare autonomamente il
territorio italiano entro sette giorni. Secondo voi se ne sarà andato?
Col piffero!
Lascia l’Italia e raggiunge la Germania dove, come raccontano le
cronache, “chiede asilo politico. Scommettendo sulla sua arte di
dissimulazione. Sui suoi tanti nomi. Sulla farraginosità di burocrazie che non
comunicano in tempo reale e che, dunque, impiegheranno del tempo per scoprire
la sua storia.”
Quello che succede in seguito lo sappiamo.
Ecco allora che la nostra burocrazia, nata in periodi di normalità,
quando cioè il terrorismo non si era internazionalizzato, i profughi erano
poche centinaia e il mondo era meno complicato di oggi, mostra la corda. Non si può applicare la
stessa procedura a un povero cristo arrivato in Italia per fame e a un soggetto
che la polizia già sapeva essere un elemento
pericoloso.
Solo nel mondo dei sogni si può pensare che un estremista se ne vada
volontariamente dall'Europa per
tornarsene a casa. Non può funzionare. Parliamoci chiaro ogni organismo di
fronte ad un pericolo produce degli anticorpi e allora questa gente se nei sessanta
giorni previsti non è espulsa, perché manca casomai qualche documento del
consolato, va messa in condizione di non nuocere, trattenendola in carcere
oppure accompagnandola senza tante storie alla frontiera in maniera coatta E’ inumano?
No è normale.
Se non si comincia a sfoltire la selva di leggi, leggine, appelli,
contrappelli, cavilli, pretesti, sofismi, sottigliezze, più o meno umanitarie, non
solo si mettono in circolazione dei mostri capaci con un TIR di spiaccicare gente, ma si
fa un danno enorme ai tanti migranti che
invece vengono in Europa per cercare un
futuro migliore e si integrano nelle nostre città.
Non potremo allora lamentarci se aumenta la xenofobia, la diffidenza, il
rancore per tutti coloro che per colore della pelle, abbigliamento , religione
sono leggermente diversi da noi.
Ci vuole buonsenso e capire che le emergenze non si governano con
leggi pensate per periodi ordinari, chi ha delle responsabilità pubbliche
questo buonsenso inizi ad applicarlo, altrimenti, a furia di bollire alla fine
la pentola scoppierà.
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