lunedì 19 dicembre 2016

IL DILEMMA DEL PD DA ROMA FINO AD AREZZO

Il Pd è dentro una morsa, una morsa ben più stretta di quella di un fabbro ferraio, ma la cosa grave è che invece di allentarla c’è chi si adopera a stringerla e quella che ne esce stritolatala è la logica politica.  
La politica, infatti, al pari dell’economia non è una scienza esatta, trattandosi di una invenzione umana è fallibile però ha delle regole.
La prima regola è che dopo aver perso una competizione  si fa una riflessione sulle cause della sconfitta, secondo si tenta di ricostruire una strategia per superare gli errori, terzo si va al giudizio degli elettori dopo essersi emendati.

Qui invece s’invertono i fattori: si pretende di andare al voto, saltando la fase della riflessione che, anche i Padri della Chiesa, giudicavano essenziale prima di qualunque decisione. Non ci stancheremo mai di ripeterlo non basta ammettere che si è perso bisogna capire il perché. 
Per questo non ci spaventa se dentro il PD nascono correnti organizzate, in grado di rendere vivo il dibattito, di portare una ventata di cultura, di rappresentare la complessità in tutte le sue sfaccettature.

ll popolo di centrosinistra vuol sapere in quale direzione si vuol  andare: un partito liquido o meglio  liquefatto, oppure un partito in grado di costruire una sua idea di società?
Saranno concetti vecchi ma noi non ne conosciamo altri, se esistono alternative qualcuno per favore ce le dica.  Ma quel che è peggio è che dentro questo gran disordine tutto il mondo è paese.  
Basta vedere quello che è successo ad Arezzo e provincia. Si sono presi schiaffoni a mano aperta un po’ da tutti: destra, liste civiche, banche, sanità e tutti zitti come le mosche, che poi tanto zitte non stanno giacché ronzano. 
Il centrosinistra aretino nemmeno ronza, e non ronza perché non ha il coraggio di dire le cose fono in fondo, perché ci sono equilibri da salvaguardare, perché la politica è ridotta a conventicola personale.

Ed allora non ci meraviglia,  in questa  situazione, che uno come Giachetti, doppiato dalla Raggi alle comunali di Roma e che solo per questo dovrebbe starsene per un po’ in meditazione, dare del “faccia da culo” a chi non  la pensa come lui. Un nostro vecchio amico si è posto la domanda è meglio avere la faccia a culo o essere dei lecca culo? Scelta ardua che depurata dai termini da trivio, mostra nella sua drammaticità il dilemma in cui si dibatte il PD. 

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