martedì 20 dicembre 2016

GLI ASSESSORI NOMADI: UNA SPERANZA PER TANTI EX AMMINISTRATORI

A Roma è stato finalmente nominato/a  il nuovo assessore/a all'ambiente, si tratta di Pinuccia Montanari,  una professionista con un curriculum di tutto rispetto: laureata in filosofia e giurisprudenza, esperta di sostenibilità ambientale, presidente dell’Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, coordinatrice del Forum per la democrazia ecologica dell’Icef (International court of the environment foundation). E’ stata inoltre componente dell’Osservatorio nazionale rifiuti nominata dal Governo Prodi, è componente del Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer Stiftung ed  ha collaborato con Alex Langer, quando era presidente della Commissione Albania, Romania e Bulgaria del Parlamento Europeo. Sicuramente un percorso professionale  di tutto rilievo, in cui si contemperano capacità scientifiche e capacità manageriali con una spruzzatina di entratura politica che non fa male.

Ma la cosa più singolare è che la neo-assessora “grillina” prima di approdare nella città eterna è stata assessora all'Ambiente e Città sostenibile a Reggio Emilia (2004-2009) e successivamente assessora ai Parchi storici e Decrescita del Comune di Genova (2009-2012), tutte e due le volte per conto del PD.  Una cosa davvero singolare per più motivi.
Il primo è che i grillini, di cui apprezziamo quantomeno il grado di novità, hanno sempre proclamato ai quattro venti di non voler spartire nemmeno un’unghia con chi aveva fatto politica prima del loro anno zero. Evidentemente hanno cambiato opinione, a meno che non si consideri l’incarico di assessore in un comune alla stregua di un incarico professionale, cosa che non è.

Il secondo è che una volta gli assessori, oltre che per competenza si sceglievano sulla base di un’appartenenza politica. Sarebbe stato complicato, un tempo, vedere un assessore del MSI in una giunta targata PCI. Tempi passati direbbe qualcuno, tempi dove predominava l’ideologia, oggi che destra e sinistra sono intercambiabili, anche i posti riservati alla politica diventano convertibili.  Se le cose stanno così è bene dirlo prima delle elezioni, così, prima di votare ci informeremo sulle  competenze professionali dei candidati. A questo punto ritorna d’attualità  la nostra richiesta che gli  amministratori locali presentino alla gente il proprio curriculum vitae.  

Sarebbe una cosa parecchio interessante perché, almeno dalle nostre parti, ne vedremmo delle belle. Pochi professori universitari e molti  nullafacenti che hanno trovato un modo per sbarcare il lunario.
Terzo, nei tempi in cui le cose andavano secondo una logica,  gli assessori  si sceglievano anche in base al luogo. Difficile pensare che uno di Palermo prendesse l’aereo per fare l’assessore a Milano. Oggi invece si prendono dove capita, come se il legame con il territorio, con la storia, con la gente non contasse un fico secco. Dopo i pastori erranti, di leopardiana memoria, ci inventeremo gli assessori erranti o se preferite nomadi che vanno dove c’è erba da brucare.
A questo punto si aprono prospettive inedite: visto che anche i pentastellati  hanno rotto un tabù, si potrà proporre un registro degli ex amministratori così che i neo sindaci, spesso a corto di idee oltre che di personale capace, potranno attingere a piene mani da questo albo, mandando  a quel paese  l’appartenenza  politica, la storia personale, la residenza. Quello che conta è far girare la giostra,  se poi i giostrai arrivano da lontano vuol dire che dormiranno nel carrozzone.



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