Le
cronache riferiscono che la ministra Boschi, durante la trasmissione “Porta a
Porta”, abbia detto che, se per caso, dovesse vincere il No al referendum
sparirebbero i famosi 80 euro in busta paga. Siccome siamo piuttosto refrattari
alle trasmissioni di Bruno Vespa non abbiamo udito con le nostre orecchie
questa dichiarazione, né in quale contesto
sia stata pronunciata. Però, indipendentemente dalla circostanza, la battuta induce
a riflettere sull'immiserimento della politica.
Qui
stiamo ragionando di una riforma costituzionale che, nel bene o nel male, cambierà
in parte i destini del nostro paese e riduciamo tutto a 80 euro? Siamo forse al
mercato rionale dove si contratta sul prezzo delle cipolle e delle mele?
Noi
non siamo tra quelli che a suo tempo sputarono sugli 80 euro mensili che il Governo
Renzi ha trasferito nelle buste paga più deboli (non in tutte in verità). Siccome siamo gente pratica abbiamo fatto due
conti e 80 euro per 12 fa 960 euro. Non una gran cifra, ma una famiglia normale
ci va a fare la spesa o ci paga un paio di bollette. Insomma meglio che niente.
Ma da qui a dire che se vincesse il NO sparirebbero gli 80 euro ce ne corre.
Intanto vorremo capire meglio il nesso causa ed effetto ma, in ogni caso, pensare
che il voto di un italiano si possa in qualche modo legare a una elargizione in
denaro è quantomeno offensivo.
Ben
altro dovrebbero essere le argomentazioni quando si affronta una campagna referendaria
su una legge che modifica la costituzione, cioè il patto che tiene insieme una
nazione. In questi casi sarebbe opportuno lasciare da parte i numeri e concentrarsi
invece su quale idea di Stato si intende proporre, su quale modello di
democrazia si intende praticare. Anche perché, quando si parla di numeri, si
rischiano brutte figure, come quando si dice che i risparmi dell’abolizione
(parziale) del Senato assommeranno a 60 milioni di euro (parecchio meno di quanto
il Real Madrid ha pagato per Bale) e che, tradotto, significa un euro di risparmio
all'anno per ogni italiano. Un po’ poco per rinunciare al “gusto” di scegliere i propri rappresentati in uno dei due rami del
parlamento, visto che i nuovi senatori saranno nominati e non più eletti
Detto
questo crediamo che sia giusto lasciar perdere le battute che abbondano sia nel
fronte del No che in quello del Si per concentrarsi invece sul merito delle
questioni.
Lo
sappiamo che pensare costa fatica ed è più semplice sparare qualche cazzata, però,
di questo passo si rischia di arrivare ai più assurdi (e tragici) paradossi,
come quello di quel dittatore, di cui tacciamo il nome, che ebbe a dire che nel
“terzo Reich tutte le donne troveranno marito”. Ecco ci manca solo questo.
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