Ospite a “Che Tempo che Fa”, Matteo
Renzi, parlando delle ragioni del Sì, ha detto: “Se la gente vota NO non
troverebbe un solo politico disposto a ridursi lo stipendio”.
L’equazione ha una sua logica, perchè
è del tutto evidente che, non cambiando nulla, ognuno si sentirebbe legittimato
a mantenere privilegi e franchigie.
E’ però altrettanto certo che il “tutto
deve cambiare perché….tutto resti come prima”, come purtroppo sta avvenendo,
oltre che gattopardesco suona come una presa in giro. Infatti, è pur vero che
tanti suonatori sono stati sostituiti ma lo spartito, quando si parla di
indennità, rimborsi e quant'altro rimane sempre quello.
Però le parole del capo del governo
inducono a una successiva riflessione.
Secondo la sua logica nemmeno se lui personalmente
chiedesse a gran voce una riduzione a misure più accettabili degli stipendi parlamentari,
i suoi uomini sarebbero disposti a seguirlo. In buona sostanza le ragioni del
portafoglio contano più di quelle della politica. E’ davvero una brutta,
bruttissima ammissione d’impotenza.
Noi ci permettiamo di dare un piccolo
suggerimento: una volta passata la bufera del 4 dicembre, giacché deputati e senatori hanno tutti
(quasi) una identità oltre che politica anche geografica, provengono cioè da varie zone d’Italia,
sarebbe opportuno che il PD chiedesse ai propri eletti di organizzare in ogni
territorio delle assemblee pubbliche per spiegare, a quelli che tira avanti con 1300 euro al mese
( ed anche meno), i motivi per cui sono
impossibilitati a tagliarsi lo stipendio.
Oddio, alla fine potrebbe anche venir fuori
che hanno ragione loro, ma almeno ci sarebbe un po’ di chiarezza e soprattutto
la gente potrebbe guardare negli occhi i propri eletti e decidere, per la prossima
volta, cosa fare. Cioè se meritano di tornare in parlamento oppure di rimanere a
casa.
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