Un nostro lettore, piuttosto crucciato,
ci ha inviato le foto che pubblichiamo e che testimoniano la presenza di alcuni
striscioni del Blocco Studentesco sulla scalinata che porta all'istituto ex
Vasari di Castiglion Fiorentino, proprio davanti all'ingresso del Liceo di via
Roma.
Non ci interessa esaminare il contenuto
degli striscioni. La discussione sui rifugiati meriterebbe ben altro
approfondimento. Anche perché un conto sono i rifugiati, un conto sono gli immigrati
più o meno clandestini. Ma il problema non è questo.
Il problema è capire perché certi
fenomeni di appartenenza politica si sviluppano e crescono. Noi non siamo tra
quelli che demonizzano la destra, anche quella estrema, non siamo per
intendersi tra coloro che si inalberano perchè in quel di Pavia Casa Pound,
Forza Nuova e altre formazioni organizzano
un corteo in ricordo di Emanuele Zilli, un giovane di destra morto in circostanze poco chiare nel lontano
1973.
In questi casi o ci si oppone davvero,
ma non è più il tempo, oppure è meglio cercare di comprendere perché oggi la
destra estrema si può presentare con una patente di affidabilità.
La soluzione non è urlare il proprio
sdegno in piazza, ma rispondere dal punto di vista politico, sempre che questa parola
abbia ancora un senso.
Un esempio semplicissimo, così almeno
capiscono tutti: perché il PD ma più in generale la sinistra non si è ancora
posta il problema del perché in un comune come Castiglion Fiorentino esista e
prosperi un circolo legato a Casa Pound la cui influenza si sta estendendo alla
Valdichiana e di come circoli di questo tipo siano di supporto alle liste più o
meno civiche che la destra istituzionale presenta in giro?
Questo non significa criminalizzare
nessuno, non chiederemo mai di chiudere circoli di cui non condividiamo
l’ideologia, significa tentare di dare una risposta. Il problema per cui non se
ne discute è che potrebbero venir fuori questioni destinate a far nascere molti
dubbi. Il primo è che da troppi anni la sinistra o se preferite il
centrosinistra giocano in difesa perché
non ci sono più parole “d’ordine
convincenti da opporre agli slogan del populismo, dei nuovi razzismi e delle
derive xenofobe”.
Inutile girarci intorno, questa destra
è figlia non del passato ma del presente.
Figlia della delocalizzazione del
lavoro che ha distrutto molte delle nostre imprese e molti posti di lavoro, delle
bolle speculative che hanno azzerato i risparmi, figlia di un mondo globalizzato
dove crescono gli esclusi e in parallelo aumentano ricchezze di pochi. E’
allora diventa facile, per certi personaggi, gridare che la colpa è del
rifugiato, del “negro”, è facile perché è il soggetto più debole, quello più a
portata di mano. A chi verrebbe mai in mente
di spaccare il muso a un banchiere di Wall Street o allo speculatore della
borsa di Milano? Meglio il ragazzo di colore seduto sulla panchina dei
giardini.
Cosa dice nel merito la sinistra o il centrosinistra?
Al di là di qualche frase trita e ritrita molto poco, perché si è arresa a una
logica che parla più al mercato (globale) che al cuore della gente, nell'errata
convinzione che il mercato da solo posso rispondere a tutti i bisogni. Invece,
come dimostra il perdurare della crisi, non è così.
Perché la sinistra non riesce a
parlare dei seicentoventotto piccoli imprenditori il 2012 e il 2015 nel
nord-est del paese e di tutti gli altri che si sono uccisi in Italia perché la
loro azienda era fallita? Perché non riesce a parlare della disperazione di chi
ha perso il lavoro? Perché non riesce più a parlare dei giovani che languano
nel limbo di occupazioni precarie e sottopagate?
Ecco perché alla fine questo tipo di
destra attecchisce. Perché si sono perse le parole e non ci sono più risposte.
Vogliamo essere provocatori fino in fondo?
Che cosa ha da raccontare a un suo
coetaneo un Giovane Democratico? Quali armi ha per opporsi al suo concorrente
del Blocco Studentesco che sarà pure un fascista ma ha qualcosa riesce ad argomentare? Bisogna entrare nella carne dei problemi,
ricordandosi che la sinistra è nata per combattere le ingiustizie, per cambiare
il mondo non per accettarlo così com'è, perchè “tanto non si può fare niente”.
Se non si può “far niente” è meglio starsene a casa coltivare l’orto. Senza passione,
spirito di solidarietà, comunità d’idee non si va da nessuna parte. Per questo
è inutile indignarsi per due striscioni del blocco studentesco. Almeno quelli
hanno trovato il tempo e la voglia di scriverli, invece di stare al bar a sparlare
di qualcuno.
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