lunedì 12 settembre 2016

IL NO ALLE OLIMPIADI E' UN NO SALUTARE. CI SAREBBE DA IMPARARE


Nessuno potrà mai sospettarci di simpatie politiche nei confronti dell’attuale sindaca di Roma Virginia Raggi, però quello che sta accadendo sui giornali, più o meno di ogni tendenza, escluso il “Fatto Quotidiano” (che per altri versi pecca di eccessiva partigianeria sul lato opposto) non ci piace.
Vediamo colare dalle righe di stampa non inchiostro ma una materia che puzza, che ammorba, che intossica. C’è un intimo godimento nel vedere le difficoltà in cui si dibattono i cinque stelle a Roma senza pensare che quelle difficoltà si riflettono pesantemente sulla vita di milioni di persone e sulla rappresentazione di una città che proietta l’immagine dell’Italia nel mondo.

Parliamoci chiaro uno sputtanamento planetario della città eterna, non giova a nessuno. E non si poteva pretendere, a fronte dei problemi che attanagliano Roma da qualche lustro, che la Raggi risolvesse tutto in due mesi. Le montagne dell’Himalaya non si scalano in un giorno e le ferite aperte di una metropoli non si sanano con un po’ di penicillina.
Detto questo crediamo che quello che sta accadendo a Roma rappresenti un salutare bagno di umiltà  per i 5 stelle.
Checché ne dicano alcuni loro rappresentati i pentastellati non sono uomini normali, gente del popolo proiettata nell'arena politica, loro si sentono diversi, investiti di una missione salvifica, profetica, rigeneratrice. Il medesimo spirito che animava i sanculotti francesi e i calvinisti.
Oggi, che ci battono il muso, si rendono finalmente conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ed esiste una distanza abissale tra i proclami di piazza (che non costano niente anzi ,più sono gridati, più arrivano alla pancia della gente) e le cose che effettivamente si possono fare.
Il balletto degli Assessorati non è edificante, così come non è molto elegante chiudersi a riccio e gridare al complotto. Però, in questo gran casino la Raggi, una scelta sembra averla fatta, diciamo sembra perché domani potrebbe anche non esse così, quella di rinunciare alla candidatura di Roma alle Olimpiadi.
Una decisione che si sentiamo di condividere, anche alla luce do quello che è successo in altre città che hanno deciso di organizzare questa kermesse.  Disagi per anni e passivi da ricoprire. La Raggi ha fatto bene a dire No a un affare di pochi, perchè ormai questi sono i grandi eventi sportivi, che portano scarsi vantaggi per la gente normale.
Città indebitate, con una ricaduta su servizi ben più importanti, cantieri aperti per anni, strutture faraoniche spesso inutili. In questo conteso, dove i Comuni lesinino anche sulla carta per le scuole, ci fanno ridere coloro che spargono lacrime  sullo spirito olimpico, sulla fratellanza tra i popoli, sullo sport che accomuna e non divide.  Così come ci fanno sorridere coloro che invece, un po’ più prosaicamente, ragionano di ricadute economiche e incremento esponenziale del turismo a seguito dei grandi eventi.
Ma di cosa parlano? Visto che ormai tutto è business è lecito fare due conti. Pare che il CIO (comitato Olimpico Internazionale) metterebbe a disposizione per la città organizzatrice dei giochi circa 1,8 miliardi di euro.  Personaggi ben più esperti do noi calcolano il costo minimo di un’Olimpiade ben sopra i 10 miliardi di euro. Il resto chi lo mette?  Sponsor privati (una parte), diritti televisivi, merchandising ma il grosso sarebbe a carico delle casse pubbliche.
Roma non ha bisogno delle Olimpiadi, ma ha invece bisogno di un grande progetto di rinascita. Dalle manutenzioni, ai rifiuti dal sistema dei trasporti alle politiche per la casa, passando per la lotta alla criminalità e al degrado sociale.  In questa direzione vanno impiegate le risorse e non per costruire cittadelle dello sport monumentali, precluse ai comuni mortali.
Da troppo tempo ormai assistiamo a uno strano fenomeno per cui da una parte le Amministrazioni Comunali piangono miseria e dall'altro investono risorse su eventi slegati dalle reali esigenze del territorio. Se in tempi di vacche grasse questo poteva essere un peccato veniale oggi, questa pratica, diventa un peccato mortale.
Ne abbiamo esempi concreti anche dalle nostre parti: manifestazioni piovere di progetti, sprovviste di una strategia, senza né capo né coda. Roba buona per conquistare per un giorno le pagine dei quotidiani e poi il nulla.
Quando da qualche parte leggiamo che il turismo in Valdichiana s’è incrementato grazie all'Expo di Milano, dove i comuni della Valdichiana hanno organizzato una serie di eventi, rimaniamo basiti.
Se va bene gli effetti benefici di quella presenza si vedranno tra un anno non in sei mesi. Ma ormai il mondo va in questa direzione, vince chi la spara più grossa.

Per questo ha fatto bene la Raggi a dire NO, sempre che non la facciano tornare indietro, a quel circo Barnum che sono diventate le Olimpiadi. Lo stesso dovrebbero cominciare a fare i tanti sindaci che buttano soldi (pochi o tanti non importa, sempre denari sono) per iniziative che, come certe farfalle, campano appena un giorno e poi muoiono.  

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