Nessuno potrà mai sospettarci di
simpatie politiche nei confronti dell’attuale sindaca di Roma Virginia Raggi,
però quello che sta accadendo sui giornali, più o meno di ogni tendenza,
escluso il “Fatto Quotidiano” (che per altri versi pecca di eccessiva
partigianeria sul lato opposto) non ci piace.
Vediamo colare dalle righe di stampa
non inchiostro ma una materia che puzza, che ammorba, che intossica. C’è un
intimo godimento nel vedere le difficoltà in cui si dibattono i cinque stelle a
Roma senza pensare che quelle difficoltà si riflettono pesantemente sulla vita
di milioni di persone e sulla rappresentazione di una città che proietta
l’immagine dell’Italia nel mondo.
Parliamoci chiaro uno sputtanamento
planetario della città eterna, non giova a nessuno. E non si poteva pretendere,
a fronte dei problemi che attanagliano Roma da qualche lustro, che la Raggi
risolvesse tutto in due mesi. Le montagne dell’Himalaya non si scalano in un giorno
e le ferite aperte di una metropoli non si sanano con un po’ di penicillina.
Detto questo crediamo che quello che
sta accadendo a Roma rappresenti un salutare bagno di umiltà per i 5 stelle.
Checché ne dicano alcuni loro
rappresentati i pentastellati non sono uomini normali, gente del popolo
proiettata nell'arena politica, loro si sentono diversi, investiti di una
missione salvifica, profetica, rigeneratrice. Il medesimo spirito che animava i
sanculotti francesi e i calvinisti.
Oggi, che ci battono il muso, si
rendono finalmente conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ed esiste
una distanza abissale tra i proclami di piazza (che non costano niente anzi ,più
sono gridati, più arrivano alla pancia della gente) e le cose che
effettivamente si possono fare.
Il balletto degli Assessorati non è
edificante, così come non è molto elegante chiudersi a riccio e gridare al
complotto. Però, in questo gran casino la Raggi, una scelta sembra averla fatta,
diciamo sembra perché domani potrebbe anche non esse così, quella di rinunciare
alla candidatura di Roma alle Olimpiadi.
Una decisione che si sentiamo di
condividere, anche alla luce do quello che è successo in altre città che hanno deciso
di organizzare questa kermesse. Disagi
per anni e passivi da ricoprire. La Raggi ha fatto bene a dire No a un affare
di pochi, perchè ormai questi sono i grandi eventi sportivi, che portano scarsi
vantaggi per la gente normale.
Città indebitate, con una ricaduta su
servizi ben più importanti, cantieri aperti per anni, strutture faraoniche spesso
inutili. In questo conteso, dove i Comuni lesinino anche sulla carta per le
scuole, ci fanno ridere coloro che spargono lacrime sullo spirito olimpico, sulla fratellanza tra
i popoli, sullo sport che accomuna e non divide. Così come ci fanno sorridere coloro che
invece, un po’ più prosaicamente, ragionano di ricadute economiche e incremento
esponenziale del turismo a seguito dei grandi eventi.
Ma di cosa parlano? Visto che ormai
tutto è business è lecito fare due conti. Pare che il CIO (comitato Olimpico
Internazionale) metterebbe a disposizione per la città organizzatrice dei
giochi circa 1,8 miliardi di euro.
Personaggi ben più esperti do noi calcolano il costo minimo di
un’Olimpiade ben sopra i 10 miliardi di euro. Il resto chi lo mette? Sponsor privati (una parte), diritti
televisivi, merchandising
ma il grosso sarebbe a carico delle casse pubbliche.
Roma non ha bisogno delle Olimpiadi, ma
ha invece bisogno di un grande progetto di rinascita. Dalle manutenzioni, ai rifiuti
dal sistema dei trasporti alle politiche per la casa, passando per la lotta
alla criminalità e al degrado sociale. In questa direzione vanno impiegate le risorse
e non per costruire cittadelle dello sport monumentali, precluse ai comuni
mortali.
Da troppo tempo ormai assistiamo a uno
strano fenomeno per cui da una parte le Amministrazioni Comunali piangono
miseria e dall'altro investono risorse su eventi slegati dalle reali esigenze
del territorio. Se in tempi di vacche grasse questo poteva essere un peccato
veniale oggi, questa pratica, diventa un peccato mortale.
Ne abbiamo esempi concreti anche dalle
nostre parti: manifestazioni piovere di progetti, sprovviste di una strategia,
senza né capo né coda. Roba buona per conquistare per un giorno le pagine dei quotidiani
e poi il nulla.
Quando da qualche parte leggiamo che
il turismo in Valdichiana s’è incrementato grazie all'Expo di Milano, dove i
comuni della Valdichiana hanno organizzato una serie di eventi, rimaniamo
basiti.
Se va bene gli effetti benefici di quella
presenza si vedranno tra un anno non in sei mesi. Ma ormai il mondo va in
questa direzione, vince chi la spara più grossa.
Per questo ha fatto bene la Raggi a
dire NO, sempre che non la facciano tornare indietro, a quel circo Barnum che sono
diventate le Olimpiadi. Lo stesso dovrebbero cominciare a fare i tanti sindaci
che buttano soldi (pochi o tanti non importa, sempre denari sono) per iniziative
che, come certe farfalle, campano appena un giorno e poi muoiono.
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