Oggi introduciamo alcuni argomenti
scomodi: evasione fiscale, povertà e disoccupazione giovanile.
Tre temi uniti da una sottile “linea
rossa” che ci parla dei mali, più o meno cronici, di questo paese.
Una premessa doverosa: Noi siamo
d’accordo con quello che dichiarò l’allora sottosegretario Fassina (uno che non
è proprio un liberista) e cioè che "in
Italia c'è una evasione di sopravvivenza (…) ci sono ragioni profonde e
strutturali che spingono tanti soggetti economici a comportamenti di cui farebbero
volentieri a meno".
In effetti, ci sono persone e imprese che, se dovessero pagare tutto
quello che il fisco richiede, chiuderebbero bottega dall'oggi al domani.
Così come ci sono situazioni paradossali per cui mettere in piedi
un’impresa, specie per i giovani, è materialmente impossibile perché in questo benedetto
paese, al netto delle facilitazioni che i vari governi hanno introdotto, prima
si pagano le tasse e poi si comincia a lavorare.
Un paradosso che nessuno sembra voler mettere in discussione. Così come,
nonostante i tanti proclami, rimane aperta la spinosa questione del credito,
dove si premiano le garanzie rispetto alle buone idee (in senso imprenditoriale).
Perciò, semplificando, se sei un poveraccio e non hai qualcuno che ti mette
la firma, i tuoi progetti, per quanto innovativi, espansivi, in grado di
produrre reddito non troveranno mai un finanziatore. Se la stessa cosa avvenisse
negli USA gente come Jobs o Gate, tanto per citare due nomi conosciuti da tutti,
sarebbero andati a raccattare cotone in Alabama invece di creare degli imperi
economici.
Però c’è anche un’altra faccia della medaglia, è cioè l’indecente differenza
che esiste in Italia tra i ricchi e i poveri. Una differenza così marcata non
si era mai vista nemmeno nei tempi andati del capitalismo più rampante. E
quella ricchezza non sempre è frutto dell’ingegno, delle capacità
imprenditoriali, della dedizione al lavoro. Spesso è frutto di furberie,
malversazioni ed evasione fiscale. Qualcuno ha detto che l’Italia è un paese
davvero buffo, dove da un lato i ricchi fanno quello che gli pare e dall'altro
l’eccesso di garanzie, da noi s’imparano i diritti dimenticandosi dei doveri, è
diventato una vera palla al piede.
I dati sull'evasione in questo senso sono scandalosi, vediamo un po’:
In Italia il livello
d’evasione dell’Iva sui consumi è pari al 27% rispetto al 10% di Germania e
Inghilterra, il 14 della Francia e l’1,2%della Svezia. Secondo i dati della
Commissione europea, nel 2014 il mancato gettito Iva nel nostro paese, ha
sfiorato i 37 miliardi. Con un’evasione come quella della Germania lo stato
disporrebbe ogni anno di 20 miliardi in più. A questo si aggiungono l’evasione
dell’Irpef, solo il 5% dichiara redditi sopra i 40 mila euro, le pensioni
d’oro, i vitalizi di platino.
20 miliardi l’anno non sono
noccioline. Specialmente quando impediscono una redistribuzione del reddito più
equa e più giusta, (cosa che il centrosinistra sembra aver dimenticato).
Anche qui parlano i dati: il
63% delle pensioni non supera i 750 euro e due milioni non raggiungono i 500
euro. Da pochi giorni è possibile, per una famiglia in cui vi siano figli
minori, o persone disabili, o una donna incinta e che abbia un Reddito Isee
fino a 3000 euro chiedere un sostegno economico (80 euro mensili per ogni membro
della famiglia).
Un Isee di 3000 euro,
per una famiglia di 5 persone, che non abbia risparmi o abitazione di
proprietà, equivale a circa 10.500 euro di reddito Irpef l’anno, cioè 875 euro
mensili, che al netto fanno 175 euro a testa. Si tenga conto che la soglia di povertà
assoluta per una famiglia con due adulti e tre figli minori che vive in un
grande Comune del Nord è stimata a 1874 euro mensile. Ecco dove si annida la
povertà!
Anche in questo caso i dati
aiutano a capire: Sui 4 milioni e 102.000 di persone in povertà assoluta un
milione e 45.000 sono minori, 590.000 sono anziani. Gli altri sono adulti in
età da lavoro, spesso con responsabilità di mantenimento di minori.
Ma i 20 miliardi di
evasione (solo dell’IVA) incidono anche sulla possibilità di creare posti di lavoro
attraverso il sostegno alla nuova imprenditoria e alle imprese.
Quando leggiamo che in
Provincia di Arezzo (e non siamo i più sfortunati in Italia) Il
tasso di occupazione giovanile è al 39,2% c’è parecchio da preoccuparsi. In
parole molto semplici ci stiamo bruciando il futuro ma, su questi argomenti
nessuno sembra possedere una ricetta valida. Anche perché, ormai, le questioni
dei vincoli di bilancio sopravanzano grandemente le ragioni della gente comune.
Noi crediamo che coloro che idealmente, politicamente, organizzativamente, si
richiamano al centro sinistra (cioè il PD) hanno l’obbligo di dire qualcosa,
pur rischiando di sostenere concetti scomodi.
Anche perché, e in questo senso le
recenti elezioni amministrative dovrebbero essere un campanello di allarme,
alla fine la rabbia, la delusione, lo scoramento rischiano di produrre tanti di
quei danni politici da divenire irreversibili.
Nessun commento:
Posta un commento